Hype ↓
12:22 venerdì 31 ottobre 2025
Il colpo più duro all’ex principe Andrea non è stata la revoca del titolo, ma il linguaggio usato nel comunicato ufficiale Gli esperti sono rimasti scioccati dal linguaggio “brutale” utilizzato da Buckingham Palace per annunciare che Andrea non sarà più principe.
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson sta per lanciare la sua carriera da cantante  L’attore di Batman e Mickey 17 ha registrato sette canzoni da solista, realizzando un’ambizione che coltiva sin dai tempi di Twilight. 
67, l’intercalare preferito della Generazione Alfa, è stata scelta come parola dell’anno anche se non significa niente Dictionary l’ha scelta come parola simbolo del 2025: è la prima volta che un termine senza un significato specifico ottiene questo titolo. 
Luigi Mangione in carcere ha iniziato ad ascoltare Taylor Swift e Charli XCX Lo ha scritto in una lettera in cui dice di «voler capire l’hype che c’è per Taylor Swift e Charli XCX» e di aver inserito "Cardigan" nella sua playlist.
Dopo Barbie, Warner Bros. ha annunciato che farà anche il film di Hello Kitty La pellicola animata non sarà solo per bambini e arriverà nelle sale a giugno 2028, ma non è chiaro se la protagonista parlerà oppure no.
La regista della quinta stagione del progetto Crossroads di Giorgio Armani sarà Celine Song Cinque artiste in altrettanti video per parlare di cosa voglia dire trovarsi di fronte a un bivio (e poi scegliere). Nel primo episodio la protagonista è Tecla Insolia.

Pasolini, Roma / Pt. 1

Il rapporto tra lo scrittore (e poeta, regista, pittore) e la Capitale, raccontato con testimonianze, oggetti, scritti, video in una mostra. Il racconto di un personaggio unico al netto delle ideologie.

17 Aprile 2014

Si chiama semplicemente Pasolini Roma la mostra appena aperta al Palazzo delle Esposizioni capitolino molto didascalica e affollatissima e forse già classica e fondamentale; e racconterebbe il rapporto del Poeta (e critico e romanziere e regista e poi a sorpresa anche pittore) friulano con la città, ma poi vien fuori soprattutto tutto un mondo e un personaggio abbastanza unico, al netto delle iconologie e ideologie del quarantennio successivo alla morte (1975). Un mondo di intelligenze dolenti (ma anche no) arrivato alla stazione Termini nel 1950 dopo una fuga dai dissapori e dalle discriminazioni friulane a seguito di camporelle rustiche, con partiti comunisti molto omofobi rispetto a vizi pluto-capitalistici, e strappo della tessera PCI numero 1480079, firmata Palmiro Togliatti, qui esposta.

La mostra suddivide in quattro periodi l’epoca di Pasolini a Roma, con cartine tipografiche e mappe fisiche e politiche nelle varie zone e quadranti in cui PPP costruiva la sua icona dentro il Gra a bordo della Alfa Romeo GT Veloce targata Roma K69996 presa coi primi benesseri. Molto prima, la prima fase dal 1950 al 1954, con l’installarsi umile in ghetti veri e metaforici (il Ghetto ebraico, con una prima residenza nel palazzo Costaguti di piazza Costaguti 14, grazie a uno zio benestante, e l’ammirazione per la fontana delle Tartarughe di piazza Mattei, con estetica twink, e prima dei culti per una irrilevante fontana di Trevi non ancora immortalata nella Dolce Vita). E il ghetto della Tiburtina non ancora dei treni Italo, e qui intervista televisiva in francese in cui spiega che lui nelle periferie ci ha abitato davvero, con uno stipendio di “vent-sept-mille lires”, da insegnante in una scuola di Ciampino, altro che turista delle periferie come da mitologia postuma a cui tutti si è un po’ abboccato (e la mamma finita a far la serva, e il papà militare Carlo Alberto malmostoso e malato, che gli spia i diari: la Condizione dell’Orrore, e anche orgogli comitali offesi, in fondo son sempre i conti Pasolini, anche se decaduti, lo scriveva Enzo Siciliano nella Vita di Pasolini ma non bisognava dirlo, forse).

A Roma, come tanti, rinasce, però. Piace pensare che prendesse, per andare a scuola, il mirabolante trenino wesandersoniano Roma-Ciampino ancor oggi in funzione, con interni in fòrmiche azzurrine e cromature e paesaggi molto meglio di Grand Budapest Hotel, e viste di acquedotti romani  identici a certi dipinti da Grand Tour; e mentre i pischelli oggi vanno tutti in massa a vedere Wes Anderson, con record ai botteghini e fine di nicchie, PPP appena in città corre al cinema – al Nuovo di Testaccio, qui riprodotto in maquette – a vedere il neorealismo appena cominciato.

Senza nessuna preparazione, anche il cinema gli riuscirà poi benissimo, come tutto, come un James Franco anche più bello e senza Twitter.

Se si fosse affacciato dalla littorina avrebbe visto proprio tutto il Pigneto non ancora pasoliniano sfilare dopo Termini, e la chiesa di Sant’Elena sulla circonvallazione Casilina dove don Pietro-Aldo Fabrizi cattolico adulto farcisce messali di lire o dollari per sostenere la causa partigiana proprio in Roma città aperta che Roberto Rossellini ha appena finito di girare e che lui vede e rivede ossessivamente al cinema. PPP ha deciso che farà anche il regista (ha già scritto Ragazzi di vita nella stamberga sulla Tiburtina, ha scritto i poemetti delle Ceneri di Gramsci, ha dipinto quadri con uno stile sicuro, autoritratti che sembrano dei Bacon). Senza nessuna preparazione, anche il cinema gli riuscirà poi benissimo, come tutto, come un James Franco anche più bello e senza Twitter. Col neorealismo, cortocircuiti gustosi – scazzo d’epoca qui registrato in audio, con la Magnani sul set di Mamma Roma. Lui le dice che è poco spontanea, lei gli dice «non posso essere spontanea come i tuoi ragazzi presi dalla strada, che tu tratti come robot. Io sono un’attrice», e poi, con grazia e incazzatura sotto pressione, «chiamami vecchia volpe, chiamami come vuoi, ma io so solo fingere», e insomma: il neorealismo, dallo ar gatto.

(I-continua)

Nell’immagine, Pasolini nel 1975. Keystone/Getty Images

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.