Hype ↓
16:17 mercoledì 3 settembre 2025
Alla grande parata militare di Xi Jinping in Cina hanno partecipato anche dei soldati-lupi-robot Hanno sostituito i loro predecessori, i cani-robot, che evidentemente non hanno soddisfatto i generali cinesi.
Shein ha usato un modello AI uguale a Luigi Mangione in una pubblicità ma è stata subito costretta a rimuoverla È durata poco, molto poco, la prima volta di Luigi Mangione come testimonial di una multinazionale (a sua insaputa).
Sulla Global Sumud Flotilla c’è anche la scrittrice Naoise Dolan «Qualunque cosa accada sulla barca non potrà causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla», ha detto.
Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.
Il Ceo di Nestlé è stato licenziato per aver nascosto una relazione con una sua dipendente Una «undisclosed romantic relationship» costata carissimo a Laurent Freixe, che lavorava per l'azienda da 40 anni.
La turistificazione in Albania è stata così veloce che farci le vacanze è diventato già troppo costoso I turisti aumentano sempre di più, spendono sempre di più, e questo sta causando gli ormai soliti problemi ai residenti.

Paolo Di Paolo, il fotografo nascosto

Vita e opere di uno dei più importanti fotografi italiani del Novecento, morto oggi a 98 anni, dagli anni pionieristici del Mondo alla decisione di abbandonare per sempre il mestiere.

17 Aprile 2019

Silvia Di Paolo stava rovistando nella cantina del padre alla ricerca di un paio di sci. Ha trovato, invece, un archivio di 250 mila fotografie degli anni ’50 e ’60: ritratti di Marcello Mastroianni, Anna Magnani, Pierpaolo Pasolini, Alfred Hitchcock, Giorgio de Chirico, Charlotte Rampling e molti altri personaggi famosi di quegli anni: poeti, intellettuali, scrittori e stelle del cinema. Interrogato sulla provenienza di quelle incredibili fotografie, il padre Paolo ha dovuto ammettere di averle scattate lui stesso a partire dal 1954 e fino 1966, l’anno in cui decise di appendere al chiodo la macchina fotografica per il resto della vita.

Silvia ha impiegato vent’anni per convincere suo padre ad esporre la selezione di 250 immagini che andarono poi a comporre la mostra al Maxxi di Roma del 2019, curata da Giovanna Calvenzi. Per persuaderlo si era fatta aiutare da Alessandro Michele di Gucci (main sponsor della mostra), Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione Maxxi e da Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi Arte. Scelte tra le 250 mila fotografie che compongono l’archivio Paolo Di Paolo, le fotografie intime, delicate e sorprendentemente fresche, leggere, o per utilizzare un termine utilizzato dalla curatrice Calvenzi, «ridenti», ritraggono con uno sguardo sempre rispettoso, amorevole e coinvolto i personaggi più importanti di quegli anni, ma anche gente comune, paesaggi italiani, luoghi lontani, momenti della realtà catturati trasformati in disegni di luce in grado di trasmettere emozioni raffinate, penetranti e sottili.

C’è sempre, nelle fotografie di Di Paolo, un punctum che tocca e commuove l’osservatore. Una vitalità così tenera e intensa, che a fissarla si trasforma in malinconia: Lucio Fontana alla Biennale di Venezia, una contadina al funerale di Palmiro Togliatti, Anna Magnani distesa a occhi chiusi sulla spiaggia, Monica Vitti che legge il giornale insieme a Michelangelo Antonioni, Sofia Loren che si ripassa da sola la matita agli occhi, Giuseppe Ungaretti con un gatto in braccio, un’Oriana Fallaci inedita, spensierata, che sulla spiaggia del Lido di Venezia gioca a fare la diva avvolta in un pareo.

Oriana Fallaci, Festival del Cinema, Lido di Venezia, 1963, foto Paolo Di Paolo © Archivio Paolo Di Paolo

Sofia Loren sul set di Pane, amore e… Pozzuoli (Napoli) 1955, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo

Charlotte Rampling, sul set di “Sequestro di persona”, Sardegna, 1966, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo

Da come lo raccontava, scegliendolo come conclusione del suo commosso discorso di ringraziamento – tutto volto a sminuire se stesso e a sottolineare l’importanza delle persone che ha avuto intorno negli anni della sua formazione  – è evidente che quello del 1966 è un gesto di cui Di Paolo è sempre andato molto fiero e di cui non si è mai pentito. Dopo la chiusura de Il Mondo, il mitologico giornale di Pannunzio che lo “scoprì” e del quale divenne il più assiduo collaboratore per 14 anni, Di Paolo si diresse a Milano in cerca di lavoro. Ormai era un fotografo conosciuto, ben inserito, conosceva le persone che contavano, «per te le porte saranno sempre aperte», gli disse un importante direttore con cui parla, «ti aspettiamo quando vuoi con un grande scoop, qualcosa di piccante».

Giuseppe Ungaretti, Roma, 1963, foto Paolo Di Paolo © Archivio Paolo Di Paolo

Marcello Mastroianni, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo (courtesy Collezione Fotografia MAXXI)

Monica Vitti e Michelangelo Antonioni, Roma, 1958
foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo

Erano gli anni dell’invasione dei paparazzi, il lavoro del fotografo era cambiato: non più i ritratti umanisti pubblicati da Il Mondo o gli ambiziosissimi reportage commissionati da riviste come Tempo di Arturo Tofanelli –per esempio: un viaggio lungo il perimetro della penisola italiana per documentare usi e costumi degli italiani in vacanza, documentato dalle immagini di Paolo Di Paolo e raccontato attraverso i testi di Pier Paolo Pasolini – ma gli scatti rubati e la ricerca spasmodica dello scoop, dell’esclusiva. La poesia dell’umano non bastava più, ci voleva la “notizia”. Improvvisamente Di Paolo non si era più sentito in sintonia con la società che si andava formando. «Ho chiuso quelle porte e non sono più tornato», dichiarò, fiero.

Prima di concludere il suo discorso di ringraziamento spiegando il motivo per cui decise di dire addio alla sua professione – una scelta forte, che nei nostri giorni connotati dall’iperflessibilità e dall’autocelebrazione ha qualcosa di eroico, epico, quasi inverosimile – Di Paolo parlò di uno dei suoi più grandi dolori: il giorno in cui ricevette la notizia della chiusura del settimanale Il Mondo. Quella mattina mandò un telegramma al suo adorato direttore Pannunzio, un uomo con cui scambiava pochissime parole ma al quale era legato da un inscindibile rapporto di stima: «Per me e per gli altri», scrisse, «muore oggi l’ambizione di essere fotografi». «Ho smesso di fotografare per amore della fotografia», aggiungeva. «Eravamo un gruppo, non sapevamo niente, ma eravamo ambiziosi e presuntuosi, volevamo superare Cartier-Bresson, non in verticale, in orizzontale. Volevamo andare oltre. L’immagine ci aveva attratto con la sua forza, eravamo ipnotizzati dal suo potere, ci interessava esplorarne i confini e le possibilità». Quando le riviste smisero di pubblicare vere fotografie, Di Paolo smise di fotografare.

Lido di Corollo (Napoli),1959, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo

Viareggio, 1959, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo

I piccoli guerrieri di Monte Mario, Roma, 1954, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo

Sottopassaggio pedonale. New York, 1963, foto Paolo Di Paolo, © Archivio Paolo Di Paolo (courtesy Collezione Fotografia MAXXI)

Nato nel 1925 a Larino, in Molise, Paolo Di Paolo si trasferì a Roma per studiare Filosofia. Si avvicinò alla fotografia “per diletto” (è un dettaglio a cui tiene molto, «eravamo dei dilettanti», ripete). Comprò a rate una Leica IIIC e iniziò a scattare fotografie. Frequentava con assiduità l’ambiente artistico romano. Un’amica pittrice gli consigliò di proporre le sue foto al settimanale Il Mondo, fondato e diretto da Mario Pannunzio. Pannunzio era un intellettuale temuto e stimato: rifiutava le immagini “troppo belle,” accettava soltanto quelle buone. Passeggiare con il Mondo sottobraccio, diceva Di Paolo, era uno status symbol, un settimanale da sfoggiare per darsi arie da intellettuale, anche perché «leggerlo era davvero impossibile». Ci scrivevano i migliori autori del periodo – Arbasino, Moravia, Sciascia, Cederna, Thomas Mann e George Orwell tra gli altri – e i detrattori sostenevano avesse «più scrittori che lettori».

Era una rivista molto difficile: le immagini migliorarono la sua situazione, rendendola più appetibile a un pubblico più ampio. Pannunzio ebbe l’idea di dare alla fotografia un ruolo preponderante, narrativo, non più limitato ad accompagnare il testo. Inaugurò un modo coraggioso di utilizzare le immagini, spesso stampandole a tutta pagina, che si dimostrò efficace e permise a Di Paolo di lavorare seguendo il suo estro, senza freni, vedendo pubblicare sulle pagine del giornale 573 foto. E tutte le altre? Molte non le ha mai volute mostrare: avrebbero compromesso la reputazione dei soggetti. Un esempio sono le incredibili immagini di un’inedita Oriana Fallaci al Lido di Venezia: sorridente, sexy e spensierata non avrebbe mai voluto mostrarsi così agli occhi del pubblico nel timore di perdere l’autorità conquistata con fatica. L’ultima mostra a lui dedicata fu, appunto, quella del Maxxi di Roma del 2019, un percorso toccante tra l’intensità di volti noti e sconosciuti del nostro passato, ma anche il manifesto di uno stile ormai perduto, composto da una rarissima mescolanza di umiltà, pudore e rispetto per il proprio lavoro – uno stile che forse dovremmo provare a ritrovare.

Articoli Suggeriti
Il Festival di film di Villa Medici, il cinema è arte solo se è radicale

È uno dei giovani festival più interessanti degli ultimi anni, perché mescola arti visive e cinema e ha un programma tanto selezionato quanto “estremo”. Ne abbiamo parlato con Sam Stourdzé, direttore dell’Accademia di Francia in Italia, che del festival è l’organizzatore.

La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock

Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.

Leggi anche ↓
Il Festival di film di Villa Medici, il cinema è arte solo se è radicale

È uno dei giovani festival più interessanti degli ultimi anni, perché mescola arti visive e cinema e ha un programma tanto selezionato quanto “estremo”. Ne abbiamo parlato con Sam Stourdzé, direttore dell’Accademia di Francia in Italia, che del festival è l’organizzatore.

La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock

Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.

Si stava meglio quando c’era Vice

Un documentario appena arrivato su Mubi racconta l'ascesa e soprattutto la caduta di Vice, attraverso una serie di interviste con i protagonisti di quell'esperienza, tutti ancora in lutto.

Stasera La chimera di Alice Rohrwacher arriva per la prima volta in tv, su Rai 3

Un film d'autore, da vedere a casa, per festeggiare l'apertura della Mostra del Cinema di Venezia.

Andrea Laszlo De Simone ha rivelato la data d’uscita e la copertina del suo nuovo album, Una lunghissima ombra

Lo ha fatto con un post su Instagram in cui ha pubblicato anche la tracklist completa del disco.

di Studio
La prima volta di Rivista Studio alla Mostra del cinema di Venezia

Il 4 settembre ci vediamo sul Lido, per parlare di film e bere qualcosa insieme.