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16:51 lunedì 17 novembre 2025
Vine sta per tornare e sarà il primo social apertamente anti AI Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha deciso di resuscitarlo. A una condizione: sarà vietato qualsiasi contenuto generato con l'intelligenza artificiale.
C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.

Alitalia prêt-à-porter

Il rilancio della compagnia, che potrebbe essere "la più sexy d'Europa", passa per il brand Italia, come le nuove divise ispirate agli anni del Boom.

19 Maggio 2016

Qualcosa è cambiato. Se alla conferenza stampa di presentazione della nuova Alitalia la giornalista che ti siede accanto lavora per Abu Dhabi Tv e si scatta un selfie al secondo, il tempo di sistemarsi il velo e darti una gomitata in faccia, qualcosa è cambiato. Alitalia è ormai una compagnia globale che punta sul brand Italia, anzi lo fabbrica. Si beve meglio su Air France o su Alitalia? La risposta, d’ora in avanti, sarà sempre e solo: «Alitalia». Le bollicine esclusive sono offerte da Cantine Ferrari. Mentre, per l’aperitivo, Campari e patatine San Carlo. O Toselli-Bosca, primo spumante certificato Global Halal. La selezione di vini a bordo, invece, è a cura della Fondazione Italiana Sommelier. Brand-mix perfetto, espressione di un certo modernismo popolare italiano di cui San Carlo è l’emblema. Il menu aereo riflette le cucine regionali italiane – a rotazione, per non scontentare nessuno – da consumare con posate Richard Ginori, queste ultime solo per i privilegiati della Business Class Intercontinentale. Ma l’esperienza non è totale senza caffè e ammazzacaffè. Così Lavazza, per l’occasione, ha ideato quattro nuove miscele in cialda: Tierra, Gran Crema, Gran Riserva e Lavazza Dec. Nel frattempo, a terra, nella lounge rinominata Casa Alitalia, il manager riposa sonni tranquilli su Poltrone Frau, in un ambiente di marmi, legno e pelle italiani. Come recita il claim della nuova campagna pubblicitaria mondiale, la prima dopo sette anni: Made of Italy.

Alitalia è fatta di Italia. Lo spot, girato da Federico Brugia, che andrà in onda in Italia, Stati Uniti, Brasile e Germania, getta uno sguardo avanti e uno indietro, al paese mitico di Domenico Modugno, con la colonna sonora di Malika Ayane che canta “Volare”. E se l’italianità fosse un profumo sarebbe quello della fragranza ideata da Atelier Fragranze Milano per Alitalia: arancio di Sicilia, neroli, bergamotto di Calabria e iris toscano. Data l’importanza attribuita allo stile e all’eleganza nel rilancio globale di Alitalia non c’è da stupirsi se la presentazione delle nuove divise del personale di terra e di bordo è il momento più atteso della conferenza stampa. La giornalista di Abu Dhabi Tv, a questo punto, ha tirato fuori il selfie stick e ha iniziato a girare piani sequenza.

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Le divise maschili e femminili, disegnate dal couturier Ettore Bilotta, sfilano e proiettano un’italianità astratta, fuori dal tempo, e insieme sensuale e terrena, che si rifà esplicitamente alla moda italiana degli anni Cinquanta. James Hogan l’aveva detto: «Alitalia sarà la compagnia più sexy d’Europa». Il messaggio, forte e chiaro, è quello di un’eleganza sartoriale. Un omaggio alle origini glamour della moda Alitalia, dato che le prime a disegnare le uniformi furono le Sorelle Fontana, all’epoca della Hollywood sul Tevere. Ma sarebbe riduttivo definirla uniforme. Si tratta di una vera e propria collezione prêt-à-porter. Un total-look trés-chic completo di guanti, scarpe, cappello e foulard fatti in Italia. E spunta anche il tubino. Tre in tutto le opzioni: abito, completo spezzato gonna o pantalone in jaquard stampa chevron. Anche i colori cambiano. Il blu e il verde lasciano spazio al nuovo rosso, simbolo di passione, per il personale di volo, abbinato a calze verdi, e verde, per il personale di terra, abbinato a calze rosse. L’uomo, più formale e assai elegante, cambia solo le cravatte, in accordo con le divise femminili.

Le forme sartoriali anni Cinquanta, gli accessori, i colori, tutto richiama un’idea di femminilità italiana sofisticata e pratica, immediatamente riconoscibile ed estrosa. Soprattutto grazie al cappello, il pezzo più convincente, il guizzo di genio. Piccolo, come si addice al bon ton dell’epoca evocata, nel disegno s’ispira alle terrazze delle Cinque Terre che, per un virtuosismo della creatività, diventano una forma space-age, pop come le immagini della campagna scattata dal fotografo di moda Gianpaolo Ferrari che ricordano l’Italia del miracolo economico, con il miracolo trasformato in obiettivo concreto. Come quello di tornare all’utile entro il 2017. Già, l’utile. Perché, come ci tiene a puntualizzare Luca Cordero di Montezemolo, Alitalia è una compagnia privata a scopo di lucro. «Così come se improvvisamente […], funzionassero l’Alitalia e la posta», scriveva Arbasino. Che sia la volta buona? A giudicare dal cappello, c’è da fidarsi.

Nella gallery, l’evoluzione delle divise Alitalia dal 1950 al 1998.
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