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Giuliana Florio è un’altra conferma dell’egemonia napoletana su TikTok Italia

È la prima creator italiana ad abbracciare il trend delle live in cui si guadagnano soldi (veri) fingendosi il "personaggio non giocante di un videogioco".

25 Ottobre 2023

Giuliana Florio mi ricorda molto me e alcune mie amiche nel bel mezzo dei nostri inquieti vent’anni, quando giravamo l’Europa con svariati esami universitari alle spalle, un bagaglio di storie d’amore discutibili e il futuro nebuloso davanti. Vorrei dirle tranquilla, nonostante tutto non abbiamo fatto la fine della protagonista di quella vecchia canzone dei Baustelle, periodo “La malavita”. Ma noi, nel 2006, non avevamo ancora il magico algoritmo a darci l’illusione di poter cambiare vita; non correvamo neanche il rischio di farcela inguaiare definitivamente. Giuliana Florio è una ragazza napoletana che di giorno fa la cameriera ad Amsterdam e di sera, tornata a casa da lavoro, è “la prima NPC ufficiale di TikTok Italia”, partnership formalizzata mediante scambio di email tra le parti. La piattaforma d’intrattenimento cinese, visto il successo della livestreamer canadese Pinkydoll, ha dato l’incarico ai team dei vari paesi di trovare la declinazione locale del fenomeno NPC; ovviamente non è un caso che per l’Italia sia spuntata fuori una ragazza che parla in napoletano: è l’ennesima conferma del connubio indissolubile, ed estremamente performativo, tra cultura napoletana e TikTok.

La giovane tiktoker è da circa dopo l’estate che ha iniziato a fare NPC streaming, ma è nelle ultime settimane che sta scalando la montagna dell’hype con punte di 10mila utenti connessi durante le dirette. A breve arriverà (e supererà) i 200mila follower, con successo sancito dal post celebrativo di Webboh e dalla riflessione pensosa su Rivista Studio. Chi fa NPC in pratica finge di essere un personaggio secondario dei videogiochi (è l’acronimo di Non-Player Character), di quelli che ripetono sempre gli stessi movimenti. In live su TikTok, diventa una specie di gioco a realtà aumentata. L’utente che partecipa alla live può o guardare, o interagire con lo streamer in vari modi: può mettere like e commentare, mettere il follow, soprattutto può inviare dei regali (o “donazioni”, che sono soldi sotto forma di sticker di vario genere: cuori, patate, unicorni, eccetera). A ogni sticker-donazione corrisponde una specifica reazione del tiktoker. Le reazioni di Giuliana Florio hanno avuto subito successo, perché particolarmente originali (oltre che in napoletano): ad esempio, quando le donano lo sticker “cuore” che le compare in alto sulla testa, lei reagisce dicendo “o sacr cor e San Gennaro”, quando le mandano “il peperoncino” dice “o cerasiell”, per il simbolo di TikTok dice “amma fa TikTok? E facimmelo buon!”, mentre negli intermezzi ci mette molti “FRRRR RAH”. In un’intervista ammette che forse in tutto ciò “c’è un velo di distopia”.

Fare le live su TikTok è uno dei modi migliori per i content creator di guadagnare un po’ di soldi (più dei video in feed) e le livestreaming NPC, nello specifico, sono pensate apposta per guadagnarci ancora di più, visto che lo scopo è generare quante più donazioni possibili. La tiktoker NPC più seguita, la canadese Pinkydoll, ha dichiarato di guadagnare anche 7.000 dollari al giorno: ma lei è davvero una macchina da guerra, fa maratone di NPC livestreaming che vanno avanti per ore e ore. In effetti, c’è un lato molto reale: stare per così tanto tempo in diretta, reagendo velocemente agli sticker, richiede allenamento e una certa resistenza fisica. Gli utenti, inoltre, cercano di mettere le tiktoker in difficoltà, spingendo i loro limiti, donando anche decine e decine di stickers di fila, per vedere se riescono a mantenersi nel personaggio, e a non “romperlo”. C’è un velo di distopia anche in questo, la fascinazione di esercitare il controllo su una persona, ma fa parte del gioco. Giuliana Florio “rompe” il suo personaggio più o meno ogni centinaio di like raggiunti, un po’ per riprendersi e bere un sorso d’acqua («la bocca si asciuga molto in fretta»), un po’ per conversare con gli utenti e rispondere alle loro domande (di solito: quanti anni hai, dove vivi, perché lo fai?).

C’è da dire che la maggioranza dei commenti durante le live riportano la dicitura “104” (il riferimento è alla legge per l’assistenza delle persone disabili. In pratica, le stanno dicendo di “farsi vedere da uno bravo”): anche questo è un modo che hanno gli utenti di far reagire i content creator. Al momento, Giuliana Florio, come fanno tutti i ventenni, finge sicurezza, e fa sapere che è tutto sotto controllo: dice che è una sua strategia di comunicazione, dice che le offese non la toccano perché ha passato ben altro, dice che ha studiato sociologia, dice che è un modo per arrivare a più pubblico possibile. La spinta che cercava per far partire altri suoi progetti, come una marca d’abbigliamento col suo nome (al momento “work in progress”). Magari potrebbero chiamarla a fare tv come è successo a Khaby Lame, potrebbe entrare nei listini dei tiktoker che fanno branded content, invitata agli eventi milanesi e pagata 15mila euro a video. Soprattutto, è la sua occasione per dimettersi da cameriera, lasciare Amsterdam e ritornare trionfante a Napoli facendo il dito medio all’ex fidanzato tossico.

Giuliana Florio, tra l’altro somiglia a un’altra tiktoker, Sara Penelope Robin (sempre napoletana), che ha avuto molto successo per il format in cui si trucca e nel frattempo recita un monologo per metà ironico e con i riferimenti pop, metà Lina Sastri in Filumena Marturano, solo che prega l’algoritmo invece che la Madonna. Sara Penelope ha già superato i 300mila follower, ha avuto la sua ospitata a Propaganda Live e ha già pubblicato l’inevitabile libro con Rizzoli. Sara Penelope e Giuliana sono amiche e sembrano la versione ferrantiana di Rita De Crescenzo, tutte e due piccole Lila Cerullo con le occhiaie sottolineate dal makeup, una in live su TikTok affrontando il pubblico ludibrio, l’altra lanciata in monologhi disperati alla Anna Magnani ma con filtro pialla-rughe. Nonostante il successo, permane la vena malinconica dovuta alla consapevolezza che il trend passa in fretta ed è molto facile far la fine della professoressa del corsivo, che non se la ricorda più nessuno. Giuliana ha raccontato di essere andata ad Amsterdam per lasciarsi alle spalle “un ambiente giudicante” com’è l’Italia, ma poi è rientrata dalla finestra di una piattaforma, dove il giudizio polarizzato è alla base della performance. Fa notare che anche ridursi a pupazzo interattivo richiede strategia, programmazione e lavoro (stilare l’elenco delle possibili reaction, memorizzare i gesti e il tono di voce) ma comunque è meglio servire l’algoritmo che ai tavoli. Ormai la vita dei giovani è un’eterna puntata di Black Mirror (precisamente l’ep.2 della stag.1).

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