Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo horror di Jordan Peele
Us (Noi), il nuovo horror di Jordan Peele, regista e sceneggiatore premio Oscar di Get Out, arriverà nei cinema italiani il 28 marzo. La protagonista è una donna (Lupita Nyong’o, già vista in Black Panther) che insieme al marito (Winston Duke, sempre Black Panther) e i due figli fa ritorno alla spiaggia della sua infanzia per quella che avrebbe dovuto essere una tranquilla vacanza. Non appena mette piede in quel luogo, però, la donna inizia a sentirsi perseguitata da un trauma legato al passato e sviluppa una forma di paranoia che diventa sempre più invasiva. Le sue paure esplodono quando, una sera, i Wilson scorgono quattro figure che si tengono per mano davanti alla loro casa. Queste creature si chiamano Tethered (“legati”) e sono i doppelgänger di ogni componente della famiglia – madre, padre, figlio e figlia – secondo Peel un simbolo col quale esplorare la nostra dualità.
Considerato il successo di Get Out, le aspettative nei confronti del secondo lavoro di Peel erano molto alte. Secondo The Verge, Us non le ha deluse: il film è meno anticonvenzionale del precedente ma è altrettanto sorprendente e, ovviamente, molto inquietante. Come scrive Tasha Robinson, «è il tipo di horror progettato per far sì che il pubblico esca dalla sala con un’inedita inquietudine nei confronti delle cose comuni che lo circondano, dalle ombre agli specchi, dai conigli alle forbici». Proprio come Get Out – e questa è la vera novità dello sguardo di Peel, che prima di cimentarsi con la regia horror era un attore comico – il film incorpora le classiche dinamiche del film dell’orrore a una riflessione profonda sulle problematiche sociali e politiche degli Stati Uniti. In questo caso, come affermato dallo stesso Peel, il riferimento è la paura dell’estraneo. «Questo film parla del nostro Paese», ha detto il regista, «viviamo in un momento in cui siamo spaventati dall’altro, dall’invasore che ci farà del male o ci ruberà il lavoro alla fazione che ha votato in un modo diverso dal nostro. Stiamo tutti puntando il dito. Con questo film volevo suggerire che forse il mostro che abbiamo davvero bisogno di guardare in faccia ha le nostre sembianze. Forse, il male, siamo proprio noi».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.