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L’Onu ha definito Gaza «un abisso» e ha detto che ci vorranno almeno 70 miliardi per ricostruirla Quasi sicuramente questa cifra non sarà sufficiente e in ogni caso ci vorranno decenni per ricostruire la Striscia.
Anche quest’anno in Russia è uscito il calendario ufficiale di Vladimir Putin Anche nel 2026 i russi potranno lasciarsi ispirare dalle foto e dalle riflessioni del loro presidente, contenute nel suo calendario
Sarkozy è stato in carcere solo 20 giorni ma dall’esperienza è riuscito comunque a trarre un memoir di 216 pagine Il libro dell’ex presidente francese sulla sua carcerazione lampo a La Santé ha già trovato un editore e verrà presto pubblicato.
Nel primo teaser del nuovo Scrubs c’è la reunion di (quasi) tutto il cast originale J.D., Turk, Elliot e anche il dottor Cox al Sacro cuore dopo 15 anni, invecchiati e alle prese con una nuova generazione di medici. Ma c'è una grave assenza che i fan stanno già sottolineando.
Anche il Vaticano ha recensito entusiasticamente il nuovo album di Rosalía José Tolentino de Mendonça, prefetto per il Dicastero per la Cultura e l’educazione del Vaticano, ha definito Lux «una risposta a un bisogno profondo nella cultura contemporanea».
La nuova funzione di geolocalizzazione di X si sta rivelando un serio problema per i politici Non è facile spiegare come mai i più entusiasti sostenitori di Donald Trump postino dall'India o dalla Nigeria, per esempio.
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Il Grande Museo Egizio di Giza ha appena aperto ma ha già un grave problema di overtourism A nulla è servito il limite di 20 mila biglietti disponibili al giorno: i turisti sono già troppi e il Museo adesso deve trovare una soluzione.

Il New Yorker ha stroncato Le otto montagne

04 Maggio 2023

Secondo Richard Brody, il critico cinematografico del New YorkerLe otto montagne – che è da poco arrivato nelle sale americane e, come riporta Deadline, sta avendo ottimi incassi – è perfettamente rappresentativo di un certo tipo di art-house cinema parecchio di moda in questi anni: il peggior tipo di art-house cinema. Nella sua recensione (in realtà l’unica negativa: fin qui del film hanno parlato benissimo la maggior parte dei critici americani, tra cui anche quelli del New York Times, del Los Angeles Times, di IndieWire e di RogerEbert.com) Brody definisce il film di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, adattamento del romanzo omonimo di Paolo Cognetti, come una forma di “centrismo cinematografico”. Secondo il critico, il film ci tiene moltissimo a dimostrarsi realistico, un ritratto autentico di vite vere. Ma, allo stesso tempo, evita sempre di mostrare le complessità e le brutture e i conflitti delle vite vere, concentrandosi soltanto su stucchevoli trasfigurazioni dei rapporti umani. «Pseudoumanesimo», lo definisce Brody, un modo di fare cinema che può sembrare interessante solo nell’epoca degli infiniti franchise, sequel, prequel, reboot, spin off.

I problemi di Brody con Le otto montagne, però, non si limitano solo a questioni di temi e toni. Il difetto fondamentale del film è che è lento: «Non nel senso di scarso in azione, ma scarso in pensieri», scrive. Secondo lui, invece che un lungometraggio i due registi avrebbero fatto meglio a girare un corto. Un cortissimo, si potrebbe dire: nelle Otto montagne Brody ha trovato abbastanza contenuti da riempire a malapena un trailer, una scarsità aggravata da una banalità estetica degna di «una raccolta di cartoline». Magari all’inizio le idee c’erano anche, spiega. Se c’erano, però, non sono state espresse affatto. «Lo stile e la drammaticità del film, in effetti, raccontano un’idea, di cinema, di mondo, della connessione tra le due cose. Un’idea avvilente quando l’estetica impiegata per raccontarla».

Brody del film non salva praticamente nulla. Non gli sono piaciuti i dialoghi, definiti piatti, privi di introspezione e di indizi sulla psicologia e le emozioni dei personaggi. Non gli sono piaciute nemmeno la fotografia e la regia: nonostante le Otto montagne pretenda di essere un film contemplativo, niente del modo in cui è girato e diretto suggerisce contemplazione. L’occhio dei registi, scrive Brody, non si ferma mai abbastanza a lungo su nessuno degli elementi che compongono l’immagine/paesaggio: da qui l’effetto cartolina citato prima, quello di paesaggi alpini ritratti e guardati di fretta. Ma, pur con tutti questi difetti, Le otto montagne sarà comunque meglio dell’ennesimo film di supereroi. Stando a quello che scrive Brody, no: tra questo film e un altro capitolo dei franchise infiniti Marvel e Dc c’è pochissima differenza, in realtà. Le otto montagne soffre degli stessi eccessivi produttivi dei cinecomics e, alla fine, «non offre punto di vista sull’esistenza molto più rilevante».

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