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08:32 venerdì 21 novembre 2025
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

Scrivere meno, scrivere meglio

Il Nyt ha stabilito che i giornalisti sprecano energie in articoli irrilevanti per pubblico e inserzionisti: il futuro dei media si gioca sulla qualità.

01 Febbraio 2017

Il “gruppo 2020” non è una banda di supereroi uscita dall’ultimo film Marvel, ma la commissione di sette giornalisti incaricata dalla New York Times Company di tracciare la rotta del futuro (prossimo) del quotidiano più influente del mondo. Servono più ricavi digitali, è il mantra che qualunque editore del 2017 ripete e si sente ripetere da anni. Ma stavolta qualcosa è cambiato, nel senso qualitativo. La via da percorrere è tutta nel titolo del documento diffuso dal comitato dei savi del Times: «Journalism That Stands Apart», giornalismo fuori dall’ordinario, “speciale”, capace di fornire al lettore e all’abbonato un motivo per sentirsi parte di qualcosa di rilevante e insostituibile; un giornalismo pensato, pianificato e costruito per far parlare di sé, e lasciare segni capaci di andare oltre il cerchio espanso degli addetti ai lavori.

I tagli al bilancio, come sempre, sono all’orizzonte: la contemporaneità del mercato mediatico è uguale per tutti, anche per il quotidiano diretto da Dean Baquet, che dovrà raddoppiare le sue entrate digital, raggiungendo 800 milioni di dollari l’anno entro i prossimi tre anni. Ma la terapia ha del controintuitivo: produrre meno, ma produrre meglio. «Dedichiamo molte risorse a storie che vengono lette da relativamente poche persone», si legge nella proposta di lavoro del gruppo 2020: «a eccezione di settori di specifico interesse per l’azienda o in cui esiste un valore aggiunto dimostrato per gli abbonati, non ci sono giustificazioni per questo stato di cose. È una perdita di tempo – per i giornalisti, per i redattori che si occupano della lavorazione del pezzo, per i copy editor, i photo editor e per tutti gli altri – che complica il nostro lavoro di giornalisti».

New York Times Seeks Buyouts Before Imposing Layoffs

Le storie meno lette del Times sono articoli di aggiornamento che si innestano in filoni e storie già battute senza aggiungere nulla di sostanziale, ha rivelato il gruppo. Ma quei pezzi sono anche quelli che un abbonato può trovare – gratuitamente – sull’ultimo blog, forum o pagina Facebook: a che serve dedicargli tutto quel tempo? D’altronde, come recita il documento, «the Internet is brutal to mediocrity», e per non essere mediocri bisogna necessariamente puntare a essere straordinari. Certo, nessun giornalista o editor persegue attivamente lo spreco di energie: come ha notato Erik Wemple sul Washington Post, spesso si tratta di interventi che cercano di diventare spunti per qualcosa di più grande, note il cui fine ultimo è essere riprese o ribattute. Quando non ci riescono, però – e si parla della maggior parte dei casi, visti i numeri di produzione del Times – sono fallimenti assoluti.

Progetti come The RingerThe Outline e Axios offrono un modello di business del tutto nuovo

La nuova strategia del quotidiano americano è parte integrante di una tendenza più ampia che sembra interessare il settore media e che, ovviamente, orbita attorno alla pubblicità online: dopo anni in cui la parola d’ordine del digital advertising è stata “quantità”, con reparti marketing e comunicazione intenti a scegliere in base a numero di click e pagine viste al mese, negli ultimi tempo l’asse di rotazione si sta lentamente spostando. Progetti editoriali come The Ringer, il sito di sport e cultura pop di Bill Simmons, e i nuovi magazine The Outline e Axios offrono un modello di business del tutto diverso: pochi contenuti selezionati, curatissimi, con adv native nel senso proprio del termine – magari visivamente ingombranti, ma mai fastidiose o inopportune – e storie studiate per andare oltre l’aggregazione e la riproposizione dei “trending subjects” del momento (per avere un utile metro di paragone, il sito del Daily Mail pubblica 1200 articoli e più di 600 video ogni giorno).

Se internet è crudele con la mediocrità, finora le fabbriche di click hanno dovuto ricorrervi, strette fra le richieste del mercato da una parte e le preoccupazioni degli azionisti dall’altra. Ma, scrive Digiday, «il valore delle storie a buon mercato, scritte in fretta, è in caduta libera. Il prezzo delle inserzioni sui siti è in declino da anni e i pubblicitari, dopo anni di pretese di economie di scala, hanno iniziato a focalizzarsi sulle informazioni dettagliate disponibili degli utenti di un determinato sito». Oggi a pesare maggiormente, per un media brand, è la capacità di saper creare una comunità coesa e appassionata, o quantomeno unita da certi interessi – se non finanche da una certa visione del mondo – a cui le aziende possano parlare. Il giornalismo del futuro, per tutti questi motivi, potrebbe essere un giornalismo che scrive molto meno.

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