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È stata pubblicata per la prima volta una poesia di Nabokov che parla di Superman

“The Man of To-morrow’s Lament”, scritta da Vladimir Nabokov, è stata pubblicata per la prima volta nell’edizione del Times Literary Supplement di questa settimana. Nella poesia, decisamente bizzarra ma stranamente bella, l’autore si cala nei panni del supereroe americano mentre cammina in un parco cittadino con la sua amata Lois. Costretto a portare gli occhiali perché «altrimenti / quando la accarezzo con i miei occhi / i suoi polmoni e il suo fegato si vedono troppo chiaramente / pulsano», il Superman di Nabokov si lamenta del fatto che, sebbene sia innamorato, «il matrimonio sarebbe un omicidio da parte mia», perché la sua eufemistica «esplosione d’amore» potrebbe uccidere la sua aspirante moglie. Anche se la «fragile corporatura» della donna dovesse sopravvivere, si chiede: «Quale mostruoso bambino, abbattendo il chirurgo / si precipiterebbe nella città sbalordita?».

È stato lo studioso russo Andrei Babikov a trovare la poesia in una cartella della Beinecke Rare Book and Manuscript Library di Yale. «La poesia inedita di Nabokov è rimasta in questa cartella per quasi 80 anni, esplodendo finalmente – come avrebbe fatto Superman stesso – per vedere la luce del giorno». Come ha raccontato nel suo interessante commento sul Times Literary Supplement, Nabokov propose “The Man of To-morrow’s Lament” al New Yorker nel giugno 1942, solo pochi anni dopo essere arrivato negli Stati Uniti dalla Francia occupata. Sottolineando che stava vivendo «le più orribili difficoltà e angoscia nel maneggiare una lingua nuova per lui», ed esprimendo chiaramente la preoccupazione che la poesia fosse un po’ troppo “osé” nei versi centrali, l’autore specificava la sua esigenza di ricevere «un onorario adeguato il più possibile al mio passato russo e alle mie attuali agonie».

L’editor Charles Pearce gli rispose che il New Yorker non era interessato a pubblicarla: «La maggior parte di noi pensa che molti dei nostri lettori non la capirebbero», gli disse, e si mostrò d’accordo con i sentimenti di Nabokov riguardo ai «versi centrali della poesia». «Pearce non avrebbe potuto immaginare che il rifiuto del New Yorker di pubblicare forse la prima poesia al mondo su Superman avrebbe significato la sua completa scomparsa. Né poteva prevedere che il suo collaboratore sarebbe diventato uno scrittore di fama mondiale», scrive Babikov. Lolita sarebbe stato pubblicato 13 anni dopo.

A ispirare la poesia è stata la copertina del fumetto Superman n. 16, che mostra Clark Kent e Lois Lane nel parco mentre guardano una statua di Superman. Anche il commento di Lois alla fine, «Oh Clark, non è meraviglioso!?!», è tratto dalla copertina, punteggiatura compresa. Come fa notare Babikov, è stato anche lo strano cielo giallo dello sfondo a colpire l’attenzione del grande scrittore. Contemplando la propria inadeguatezza, infatti, Superman riflette tristemente: «Non importa dove io voli, / mantello rosso, tuta blu, attraverso il cielo giallo, / io non so provare emozioni».