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Il completo, che forse non è un completo, indossato da Zelensky nell’incontro con Trump ha causato un enorme litigio tra gli scommettitori online Milioni scommessi sul fatto che Zelensky avrebbe o non avrebbe indossato un completo. E ora una accesissima discussione attorno alla domanda: ma è un completo, quello?
A quanto pare Lana Del Rey è molto arrabbiata con Ethel Cain, ma nessuno ha ancora capito perché Le ha lanciato una frecciatina in una traccia del nuovo album e l'ha bloccata su Instagram: perché ce l'abbia così tanto con Cain, però, non è chiaro.
La sinistra mondiale va così male che è riuscita a perdere le elezioni anche nella Bolivia socialista Il Movimiento al Socialismo governava dal 2005, ma al primo turno è arrivato a malapena quarto. Al ballottaggio vanno un candidato di centro e uno di centrodestra.
A Liam Gallagher hanno vietato di lanciare tra il pubblico tamburello e maracas alla fine dei concerti perché le persone si picchiavano pur di accaparrarseli È stata l'organizzazione del concerto a dirglielo, per evitare che i fan si «strizzino i capezzoli a vicenda, si tirino le orecchie, si prendano a ginocchiate nelle parti basse».
È morto Ronnie Rondell, l’uomo che andava a fuoco sulla copertina di Wish You Were Here dei Pink Floyd Ci vollero 15 tentativi per ottenere lo scatto perfetto, un'impresa che mise a dura prova anche uno stunt man come lui, sopravvissuto alle riprese più spericolate della storia del cinema.
Sally Rooney ha detto che donerà i proventi degli adattamenti Bbc dei suoi romanzi a Palestine Action Lo ha scritto in un articolo pubblicato sull'Irish Times, in cui attacca (di nuovo) il governo inglese per le sue posizioni filoisraeliane.
Terence Stamp è stato l’attore inglese più amato dal cinema italiano Teorema di Pasolini, Tre passi nel delirio di Fellini, Una stagione all'inferno di Nelo Risi e molti altri: negli anni '70 Stamp, morto il 17 agosto a 87 anni, fu "adottato" dal cinema italiano.
È morto a 94 anni Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi fotografi italiani Con i suoi scatti in bianco e nero ha raccontato l’Italia nel pieno dei suoi cambiamenti: dal boom industriale alle grandi navi a Venezia.

Il Musée de l’Homme non vuole dire di chi sono i suoi 18 mila teschi

29 Novembre 2022

Il Musée de l’Homme di Parigi, come racconta il New York Times, è il museo etnografico della città dove si recano visitatori da tutto il mondo per ammirare le collezioni di scheletri antichissimi esposte nel museo. Ma, a quanto pare, in realtà la collezione più affascinante di questo museo è quella nascosta, vastissima e segreta di teschi umani – il cui numero, probabilmente, si aggira attorno ai 18 mila – che sarebbe una delle più vaste raccolte esistenti al mondo di resti umani. Una collezione, come detto, segreta per scelta stessa del museo, che non ha mai fatto un conto preciso e pubblico dei teschi conservati nel suo immenso archivio. L’unico “censimento” mai fatto dal museo, infatti, si è tradotto poi in un elenco pubblicato online, solo parziale, privo dei nomi e dei dettagli biografici dei teschi.

Tra i vari teschi nascosti ci dovrebbero essere le ossa di capi tribù africani, di indigeni dell’Oceania, di nativi americani. Anche le ossa di Mamadou Lamine, un leader musulmano dell’Africa occidentale del XIX secolo che guidò una rivolta contro i colonialisti francesi, e persino cinque vittime del genocidio armeno. «È incredibilmente difficile capire cosa c’è nella loro collezione» ha rivelato Shannon O’Loughlin, amministratore delegato dell’Association on American Indian Affairs , un’organizzazione no-profit che promuove e difende il patrimonio culturale dei nativi americani.

Secondo una politica ormai di lunga data del Musée de l’Homme, la restituzione di un resto storico avviene solamente se si tratta di ossa identificate, ovvero ossa che, previa analisi e accertamento, si è sicuri appartengano a una persona specifica. Perciò, secondo il Nyt, la mancata rivelazione dei dettagli biografici dei teschi conservati in questa collezione è un escamotage per evitare richieste di restituzione, magari da parte delle ex colonie francesi o dei discendenti di persone, famiglie, popoli che desiderano recuperarle. Lo ha raccontato anche il linguista Philippe Mennecier, che ora è in pensione ma che ha lavorato per quarant’anni al Musée de l’Homme: «A volte sul lavoro ci dicevano che dovevamo nasconderci. Il museo ha paura dello scandalo».

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