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17:59 sabato 25 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

Gli uomini di Milano

A fronte di un’edizione sempre più ridotta e dei tanti eventi cancellati, alcune sfilate, come quella di Prada e Magliano, hanno offerto delle riflessioni interessanti su come si vestono gli uomini oggi.

18 Gennaio 2022

L’ultima stagione di moda maschile a Milano, a giugno 2021, era stata quasi interamente digitale e, sebbene di collezioni degne di nota ce ne fossero state, l’intera manifestazione era servita da reminder che si sarebbe dovuti tornare presto a fare le cose dal vivo, per mantenere la rilevanza della città, del settore e di tutte le persone che in quest’industria ci lavorano. Lo scorso settembre, quando è toccato alle collezioni donna, abbiamo tirato collettivamente un sospiro di sollievo: era la prima fashion week in pandemia che si è svolta in quasi normalità, attenendosi alle regole, con delle ottime sfilate, partecipata dalla metà della stampa internazionale ma comunque seguita: un segno per il futuro, un po’ di speranza quando ne avevamo più bisogno. Poi è arrivato l’inverno ed è arrivata Omicron, a rimettere in discussione la ripresa della città – non quella retorica, fastidiosa, di chi non vuole mai fermarsi ma piuttosto quella ragionata di chi ha capito che non tutto tornerà come prima – e dei grandi eventi che solitamente la animano (compreso il Salone del Mobile, appena rimandato).

La quattro giorni di moda maschile, che si è tenuta dal 14 al 18 gennaio e dove sono state presentate le collezioni per l’Autunno Inverno 2022-23, è incappata in questo rinnovato interregno del terrore, che al ritorno dalle vacanze di Natale ha visto esplodere, insieme ai contagi, le comprensibili cancellazioni: il primo è stato Giorgio Armani, che ha annullato i suoi show lo scorso 3 gennaio, quindi a seguire molti altri, da J.W. Anderson, al suo debutto milanese, a MSGM, che hanno preferito la modalità digitale. Molto si potrebbe dire di queste strategie che, come sempre in Italia, non avvengono in maniera coordinata ma a singhiozzo, mentre a Parigi il problema hanno smesso di porselo almeno tre stagioni fa: in ogni caso sarebbe stato bello se, per una volta, avessimo provato a dare una risposta univoca, tenendo conto del diverso peso che una settimana della moda può avere per i diversi brand a seconda della loro grandezza e, complessivamente, del peso che ha per la città. È vero che niente sembra più inutile di una sfilata, tantomeno dopo i due anni appena passati, eppure una sfilata può ancora significare molte cose.

Così in questi quattro giorni, a fronte di un calendario striminzito e di lunghi tempi morti tra un evento e l’altro, di spunti interessanti ce ne sono stati. A cominciare dal debutto di Matthew Williams con il suo 1017 Alyx 9SM, che per la sua prima volta a Milano ha scelto la Chiesa di San Vittore e quaranta martiri di Viale Lucania, ben oltre il tradizionale circuito della moda cittadina (nota per i marchi nostrani: c’è un mondo oltre i palazzi e gli hotel del centro). La collezione era un compendio dei classici del brand, “ingentiliti” da inserti di piume marabù che spuntano dal collo infagottato nella balaclava-cappuccio, l’accessorio da anni feticcio dello street style e che ora spopola anche su TikTok. Non la prova più convincente di Williams, comunque, nonostante il casting azzeccatissimo e la suggestione della location.

Magliano Fall Winter 2022. Photo Courtesy of Magliano

E a proposito di casting, non è un caso che le due migliori sfilate di questi giorni ne abbiano fatto un uso particolarmente accorto. Da una parte Luchino Magliano, che ha portato all’Arci Bellezza, dove Luchino Visconti ha girato le scene di pugilato di Rocco e i suoi fratelli, il manifesto in movimento che è il suo marchio. Il ring immaginato da Magliano è un ring che succede a letto, quando possibile, morbido ma non per questo meno combattuto, di una mascolinità che non ha paura di mostrarsi in tutte le sue sfaccettature, altezze, taglie, pettinature, forme degli occhi, sfumature della pelle, modi di camminare. C’è chi incede sicuro e strafottente, chi striscia i piedi sul pavimento e insacca le spalle, chi sfila muovendo lentamente il bacino, chi si bacia dietro al bancone, chi è alto e magro, chi alto e piazzato, chi è più minuto: ai suoi modelli Magliano richiede uno sforzo in più rispetto al “solo” camminare o esserci, perché le sue performance rispecchiano i molti uomini, e donne, che lo ispirano, come l’artista e performer Luigi Ontani, di casa a Bologna come lui. La collezione è probabilmente la sua più riuscita: ci sono tutti i capisaldi su cui ha lavorato finora e ci sono alcuni innesti (le giacche che fanno il verso alla Bar di Dior o alla classica Chanel, ad esempio) che dimostrano come Luchino Magliano sia uno stilista, nel senso originale del termine, a tutti gli effetti.

Magliano Fall Winter 2022. Photo Courtesy of Magliano

E poi c’è Prada, che per la prima sfilata dal vivo da quando è iniziata la collaborazione tra Miuccia Prada e Raf Simons ritorna allo show di dieci anni fa, l’Autunno Inverno 2012 che aveva portato in passerella alcuni dei più grandi attori del panorama internazionale. Dove c’erano Gary Oldman, Tim Roth, Willem Dafoe e Adrien Brody, oggi ci sono Thomas Brodie-Sangster, Asa Butterfield, Damson Idris, Tom Mercier, Jaden Michael, Louis Partridge, Ashton Sanders e Filippo Scotti, il ragazzo di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Ad aprire c’è Kyle MacLachlan e a chiudere Jeff Goldblum, che incede sul pavimento vellutato progettato da AMO muovendosi a rallentatore, prendendosi gioco del rito stesso della sfilata e allo stesso tempo dando prova di cosa significa occupare lo spazio circostante quando si è una celebrità. Se nel 2012 il tema centrale era il potere, nel 2022 è invece il lavoro, che per l’inedita coppia della moda è da sempre stato cruccio: tutti i lavori sono necessari ma il potere sembra risiedere ancora nelle spalle delle giacche esagerate, riempite apposta per sembrare più larghe, e nei maglioni, dove i filati si intrecciano per aumentare la silhouette.

Prada Fall Winter 2022. Photo Courtesy of Prada

Non si tratta, come dicono a pochi minuti dalla fine dello show i due pedanti di Diet Prada, di “copiare” Balenciaga, perché queste idee entrambi gli stilisti qui presenti le masticano da anni. Si tratta invece di tracciare un filo che unisce la quotidianità del lavoro alla quotidianità della vita: dallo “Zoom Look” della prima sfilata insieme nel 2020, camicia bianca, cravatta e pantalone della tuta – un po’ Fantozzi un po’ TikToker che si riprende in cameretta – alla tuta da lavoro in seta e in pelle, non è un caso che l’invito sia un pigiama e non è un caso cha a sfilare siano stati richiamati gli attori, archetipo della desiderabilità maschile per eccellenza. Tutti i lavori sono necessari, dicevamo, ma forse siamo tutti il lavoro che facciamo, sembrano suggerire Raf e Miuccia in questa occasione: allora innalzare le uniformi, impreziosirle con lavorazioni e materiali di alta qualità, è un segno di rispetto e di annullamento delle gerarchie, ma anche una sorta di monito di quanto siamo tutti, inevitabilmente, legati al nostro ruolo produttivo, e il cappotto con gli inserti in pelliccia e il trench di pelle stanno lì a significarlo. Oltre ai nuovi accessori per cui è facile prevedere il successo (in particolare le borse, dalla cartelletta alla tracolla con il doppio triangolo di pelle), è stato bello vedere in passerella uomini di tutte le età: non solo i famosi, ma anche i modelli erano differenti per corporatura e grado di brizzolamento dei capelli.

Jeff Goldblum chiude la sfilata di Prada. Photo Courtesy of Prada

Ci sono anche altri show, poi, che in questi giorni si sono fatti notare, come ad esempio Jordanluca, il marchio fondato da  Jordan Bowen e Luca Marchetto di base a Londra, che al suo debutto in città ha portato un po’ di coolness da club di cui Milano aveva disperato bisogno: speriamo diventino un appuntamento fisso. Tra gli altri debuttanti d’autore sarebbe dovuto esserci anche J. W. Anderson, appunto, che però ha scelto all’ultimo minuto il formato digitale promettendo però di tornare in città a giugno. Intanto ha presentato una video-collezione psichedelica con tanto di polo ispirate alle “stile” di Cristiano Ronaldo – così l’ha raccontata a Vogue Us – in un campionario maschile che ci ricorda tutti i motivi per cui ci siamo innamorati del modo in cui disegna i vestiti: aspettiamo di vederlo dal vivo, sempre a Milano.

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