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Il dolore delle donne è molto diverso da quello degli uomini
Wired ha dedicato un lungo articolo a un nuovo tipo di ricerca che potrebbe rivoluzionare il modo in cui si cura il dolore cronico. Diversi studi stanno dimostrando che i percorsi secondo i quali si sviluppa il dolore sono diversi per gli uomini e per le donne, il che significa che i farmaci che funzionano per un sesso potrebbero fallire per l’altro. Se è così semplice, perché ancora non abbiamo farmaci antidolorifici progettati solo per uomini o solo per donne? La ragione è altrettanto semplice. La sperimentazione dei farmaci inizia con studi su ratti e topi: può sembrare incredibile ma fino a tre anni fa quasi tutte le ricerche utilizzavano solo animali di sesso maschile.
Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Brain ha rivelato ad esempio le differenze nei nervi sensoriali che trasmettono il dolore neuropatico nei midolli spinali di uomini e donne, quello che insorge come diretta conseguenza di un danno o di una malattia che colpisce il sistema nervoso. Il primo di questi studi sugli esseri umani fornisce la prova più convincente che abbiamo bisogno di farmaci diversi. L’incapacità di includere le differenze tra i sessi nella ricerca deriva in parte da convinzioni imperfette ma profondamente radicate. Come scriveva già negli anni ’80 Marianne Legato, cardiologa che iniziò a sottolineare le differenze nei sintomi di infarto tra uomini e donne e quindi pioniera di un nuovo campo della medicina, «[I ricercatori] hanno sempre dato per scontato che uomini e donne fossero assolutamente identici sotto tutti gli aspetti, tranne per la loro biologia riproduttiva».
Jeffrey Mogil, docente alla McGill University di Montreal e uno dei più importanti ricercatori sulle differenze sessuali nel dolore, sottolinea l’importanza di questo tipo di ricerca e sulla necessità di utilizzare anche animali di sesso femminile in fase di sperimentazione e di farlo separando i dati. Inutile utilizzare animali maschi e femmine senza registrare le reazioni specifiche di un genere o dell’altro. Negli anni ’90, Mogil decise di registrare separatamente i dati ottenuti da un esperimento su topi maschi e femmine e scoprì che il farmaco che il laboratorio stava testando funzionava solo nei maschi. Quando ha raccontato il suo risultato al suo supervisore, il neuroscienziato ha risposto: «Jeff, le differenze di sesso devono essere godute, non studiate». Per fortuna lui ha continuato a studiarle comunque. In una recensione del 2005 pubblicata sulla rivista Pain, Mogil ha rilevato che il 79 percento degli studi sul dolore riguardava solo animali di sesso maschile. Con un enorme balzo in avanti, nel 2016 il NIH ha iniziato a richiedere che la maggior parte della ricerca sugli animali coinvolgesse sia i maschi che le femmine. Ma c’è ancora tanta strada da fare.

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