Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Delle foto sul sito di Medici senza frontiere hanno fatto incazzare tutti
Negli scorsi giorni Medici senza frontiere aveva pubblicato sul suo sito le fotografie di una sedicenne congolese violentata da tre miliziani, una scelta che ha scatenato una discreta shitstorm sui social media: fotografi, attivisti e avvocati specializzati in diritti umani hanno durissimamente criticato la scelta dell’organizzazione, fino a quando Medici senza frontiere non ha deciso di rimuovere le immagini dal sito e chiedere scusa pubblicamente. «Abbiamo commesso un grave errore di valutazione decidendo di pubblicare le foto di una minorenne che ha vissuto una simile esperienza», queste le parole di un rappresentante della Ong riportate oggi dal Guardian. Un errore tanto più grave se si considera che Msf ha delle linee guida precise da rispettare in questi casi: un/una minorenne orfano/a vittima di un crimine come questo non può essere considerata/o in condizione di fornire il suo consenso alla diffusione di immagini o informazioni che lo/la riguardino.
I have a few* thoughts about @MSF and @MagnumPhotos behavour this morning.
(*Lots, over the sound of my grinding teeth.)
Three points (which are not new, really) that need to be hammered home in this debate over and over – are about #consent, #benefit and #circulation. 1/16
— Richard Stupart (@wheretheroad) May 18, 2022
Lo stesso rappresentante ha detto che la ragazza (vittima di stupro due mesi prima che le foto venissero scattate) aveva dato il suo consenso e aveva accettato di essere fotografata, aggiungendo però che Msf avrebbe dovuto sapere che tutto questo non era sufficiente «data la sua età e il trauma che aveva subìto». Le foto rimosse mostravano la ragazza stesa su una panchina mentre veniva curata in un ospedale gestito da Msf a Drodro, un campo profughi nella provincia congolese di Ituri. Sui social le prime critiche sono arrivate da Benjamin Chesterton, produttore cinematografico a capo di Duckrabbit, che ha descritto le immagini della ragazza come «razziste e disumanizzanti». In un primo momento Msf aveva difeso la decisione di pubblicare quelle foto, ma con il proseguire e l’ingigantirsi della polemica, alla fine ha scelto di rimuovere le due immagini che ritraevano la ragazza.
I will have a lot more to say this afternoon but in the meantime I have deleted all the images of this child from my timeline (they were pixelated but her first name was in the caption).
Focus now needs to be on actions of MSF.
Which are mind-blowing. https://t.co/r6w97yBbE3
— duckrabbit (@duckrabbitblog) May 23, 2022
Le foto erano state scattate dalla fotografa iraniana Newsha Tavakolian per l’agenzia Magnum. Tavakolian ha anche lei difeso il progetto – intitolato Ituri, a Glimmer through the Crack – e ha aggiunto che Msf ha deciso di cancellare le immagini dal sito senza prima interpellarla sulla questione. «Non stiamo parlando di una sedicenne “qualsiasi”, che vive la vita di una bambina in un mondo facile. No, questa ragazza vive nel Congo dell’est, in una zona in cui lo stupro è uno strumento di guerra».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.