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Un imprenditore ha speso un milione di dollari per promuovere una collana AI a New York e tutte le sue pubblicità sono state vandalizzate Avi Schiffman voleva far conoscere il suo prodotto ai newyorchesi. Che gli hanno fatto sapere di non essere interessati all'amicizia con l'AI.
Stranger Things sta per finire ma ricomincerà subito, visto che Netflix ha già pronto lo spin-off animato S’intitola Tales From ’85 ed espande la storia ufficiale tra la seconda e la terza stagione, riprendendone i personaggi in versione animata.
Gli azionisti di Tesla hanno entusiasticamente approvato un pagamento da un bilione di dollari a Elon Musk  Se Musk raggiungerà gli obiettivi che l'azienda si è prefissata, diventerà il primo trillionaire della storia incassando questo compenso da mille miliardi.
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Si è scoperto che uno degli arrestati per il furto al Louvre è un microinfluencer specializzato in acrobazie sulla moto e consigli per mettere su muscoli Abdoulaye N, nome d'arte Doudou Cross Bitume, aveva un bel po' di follower, diversi precedenti penali e in curriculum anche un lavoro nella sicurezza del Centre Pompidou.
La Presidente del Messico Claudia Sheinbaum è stata molestata da un uomo in piazza, in pieno giorno e durante un evento pubblico Mentre parlava con delle cittadine a Città del Messico, Sheinbaum è stata aggredita da un uomo che ha provato a baciarla e le ha palpato il seno.
Una foto di Hideo Kojima e Zerocalcare al Lucca Comics ha scatenato una polemica internazionale tra Italia, Turchia e Giappone L'immagine, pubblicata e poi cancellata dai social di Kojima, ha fatto arrabbiare prima gli utenti turchi, poi quelli italiani, per motivi abbastanza assurdi.

Maurizio Cattelan irride il qualunquismo di chi guarda le sue opere

"Comedian", la banana attaccata al muro, è il rumoroso ritorno dell'artista sul mercato.

09 Dicembre 2019

Apparentemente l’artista più pigro mai esistito, con le sue opere Cattelan mette a dura prova la pigrizia dei suoi spettatori, attirando l’attenzione di un pubblico che oltrepassa i confini della cricca dell’arte contemporanea. Nell’aula del sistema di cui fa parte, lo studente Maurizio Cattelan è quello disattento, che non si applica, non studia e fa casino (“Charlie don’t surf“, 1997, un bambino messo in un angolo con due matite conficcate nelle mani, è soltanto uno dei tanti autoritratti nascosti nelle sue opere), ma alla fine riesce sempre a salvarsi grazie a un gioco di prestigio che il più delle volte sembra un’idea di fuga, uno scherzo, una buffonata, ma non lo è mai veramente.

Una banana attaccata al muro con lo scotch. Tutti stanno parlando di “Comedian”, l’opera esposta dalla galleria Perrotin durante i giorni della fiera di arte contemporanea Art Basel a Miami Beach, valutata 120mila dollari e riacquistata tre volte. La banana è rimasta installata fino a sabato 7 dicembre, quando David Datuna, artista di New York, si è avvicinato, l’ha staccata e l’ha mangiata. Datuna ha chiamato la sua performance “Hungry Artist” e ha voluto specificare che non si è trattato di un accordo con Cattelan ma di un dialogo spontaneo tra due artisti: «Lui ha fatto una domanda e io gli ho dato una risposta».

Più che di una domanda, forse, sarebbe giusto parlare di una sfida. Ma qual è il senso di questa sfida? Sul New York Times Jason Farago ha difeso l’opera dalle critiche, tracciando una serie di importanti coordinate: ha sottolineato la carica simbolica della banana, il suo legame con le altre opere dell’artista e il modo in cui Cattelan riflette sulle dinamiche dell’arte dall’interno. A parte questo articolo, che tra le altre cose delinea un illuminante confronto tra Cattelan e Banksy, sui social si è scatenata una pioggia di commenti strani e sbagliati: del resto è Cattelan stesso che si diverte a scatenare lo scandalo facile e il qualunquismo, pungolando i bigotti e gli ignoranti (inteso come coloro che ignorano la storia dell’arte) così come gli addetti ai lavori.

Che l’opera della banana consista in realtà nelle istruzioni per riprodurla non ha niente di strano: è un meccanismo normalissimo all’interno della prassi dell’arte concettuale. Un esempio tra tanti, per rimanere in tema di frutta e verdura: nel 1968 Giovanni Anselmo, artista dell’Arte povera, espone una delle sue opere più famose: “Senza titolo (scultura che mangia)” è un cespo di lattuga trattenuto tra due blocchi di granito legati da un filo. La scultura di Anselmo contiene dentro di sé, in potenza, un tragico finale: col passare del tempo la lattuga si affloscerà, il filo perderà tensione e la pietra cadrà.

Selfie di gruppo insieme a “Comedian” di Maurizio Cattelan, presentata dalla galleria Perrotin il 6 dicembre ad Art Basel Miami (foto di Cindy Ord/Getty Images)

Per chi conosce la carriera di Cattelan, “Comedian” non è certo un’immagine fresca e nuova: su Toilet Paper abbiamo visto miriadi di banane, vere e finte, mentre lo scotch ricorda quello usato nel 1999 per appendere al muro della galleria Massimo De Carlo il gallerista stesso (“A perfect day”: si narra che al termine della performance De Carlo venne portato al pronto soccorso privo di sensi). La banana appesa al muro non è niente di nuovo o di coraggioso. Proprio per questo, nello stile di Cattelan, è l’opera perfetta per ritornare sul mercato in occasione di una delle fiere d’arte più famose del mondo.

L’apparente pigrizia di Maurizio Cattelan si esprime soprattutto negli escamotage con cui da sempre si impegna a sfuggire alle responsabilità richieste a un’artista: prendere la vita e l’arte con serietà, comunicare un messaggio edificante, elevare lo spettatore (responsabilità inventate dal pubblico stesso, visto che l’arte, ogni tanto serve ricordarlo, non è certo nata col dovere di essere politica o insegnare qualcosa). La sua lunga e prolifica carriera è disseminata di opere meno famose che disegnano un percorso parallelo alle più conosciute, basato sui concetti di fuga, vergogna, fallimento e auto-eliminazione in cui l’artista interpreta le figure (tragiche) dello scammer, dell’impostore, del buffone. Sono tante (tutte raccolte nel bellissimo catalogo All, a cura di Nancy Spector, realizzato in occasione della super mostra al Guggenheim): si va da una denuncia in cui l’artista dichiara il furto di un’opera che in realtà non è mai avvenuto (perché l’opera non è mai esistita) nel 1991, a una fune di lenzuola lanciata giù da una finestra (come a dire: non ce l’ho fatta, sono scappato) nel 1992, dalla vendita dello spazio a sua disposizione per pubblicizzare un profumo in occasione della sua partecipazione alla Biennale di Venezia (titolo: “Working Is a Bad Job”, 1993), a una Biennale Caraibica in cui non c’erano opere ma solo la gente del sistema dell’arte, riunita lì senza un reale motivo.

Perfino la grande retrospettiva al Guggenheim (2011-2012) era più pigra che mai. Difficile immaginare un’idea più banale (e geniale) di prendere le proprie opere e appenderle in mezzo al museo. Ma la coerenza ha qualcosa di eroico, e Cattelan è l’anti-eroe dell’arte: qualche anno dopo essersi congedato con tanto fracasso, è tornato sul mercato come se niente fosse, ostentando la sua indolenza con un gesto che vuole sembrare più pigro che mai, incarnando un’idea di genio infantile, romantica e ribelle. Minimo sforzo e massimo risultato.

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