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Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

L’Atlantic ha stroncato i Måneskin

19 Gennaio 2023

«Questa è la band che salverà il rock and roll?» è il titolo di un pezzo scritto dal critico musicale Spencer Kornhaber e pubblicato ieri, mercoledì 18 gennaio, su The Atlantic. Se la grafia di quel “questa” non fosse sufficiente a far capire che si tratta di una – divertentissima – stroncatura, a fugare ogni dubbio arriva l’esplicativissimo sottotitolo: «Måneskin looks a lot cooler than it sounds». Tradotto: i Måneskin sono veramente molto belli e molto fighi, sicuramente molto più belli e molto più fighi della musica che fanno. Commentando il nuovo album della band, Rush (che esce domani), Kornhaber scrive che «le canzoni sono così palesemente riciclate, così apertamente mediocri, che l’idea che questa band abbia scatenato una specie di guerra culturale tra gli amanti del rock e quelli del pop […] è, a essere generosi, tragica».

Nel suo pezzo su Rush, Kornhaber fa anche un profilo dei Måneskin, racconta la loro storia a partire da X-Factor al successo mondiale degli ultimi anni passando per la vittoria all’Eurovision del 2021. E, con un misto di terrore e di sarcasmo, scrive che i loro trionfi potrebbero proseguire anche quest’anno: «Il mese prossimo, probabilmente i Måneskin vinceranno il Grammy nella categoria Miglior artista emergente», racconta Kornhaber, tra lo scandalizzato, l’incredulo e il divertito. Nonostante tutto il successo di pubblico e tutti i riconoscimenti dei colleghi – Kornhaber spiega anche come tutte le influenze dei Måneskin, da Tom Morello a Iggy Pop, abbiano finito per collaborare con loro – però, non c’è modo di redimere Rush: la musica è derivativa, i testi «sul fare festa, fare sesso e sulla superficialità dell’industria musicale sono più che altro goffi tentativi di sconvolgere e provocare».

E ovviamente, alla fine anche Kornhaber si pone la domanda che moltissime persone si sono poste dal quando i Måneskin sono diventati uno dei più rilevanti fenomeni musicali dei nostri anni: perché? La risposta è che la band non è un fenomeno musicale ma «televisivo. […] I quattro membri sfruttano la loro bellezza con classe. Durante i live, eseguono ondeggianti coreografie che giocano con il nostro primordiale istinto di prestare attenzione a una persona che ci dà l’impressione di essere sul punto di cadere». Tutto il successo dei Måneskin, conclude Kornhaber, si spiega dunque con tre ingredienti: l’immagine, le buffonate e la seduzione. «Queste cose hanno sempre fatto parte della ricetta del successo, tanto nel rock quanto nel pop. Forse, la cosa nuova dell’ascesa dei Måneskin è la riflessione che ci suggerisce sulla nostra frammentatissima cultura musicale».

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