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Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.
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Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte

L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.

16 Settembre 2025

L’accusa di terrorismo per Luigi Mangione è caduta, resta ancora quella per omicidio di secondo grado (non esiste un corrispettivo del termine nell’ordinamento italiano: l’omicidio di secondo grado, nel codice penale statunitense, indica un omicidio intenzionale ma non premeditato). Il giudice della Corte Suprema dello Stato di New York incaricato del caso, Gregory Carro, ha dichiarato di aver ritenuto insufficienti le prove portate dall’accusa, per questo ha deciso che Mangione non sarà processato per omicidio di primo grado ma “solo” per omicidio di secondo grado, e che non verrà applicata l’aggravante di terrorismo.

Le motivazioni fornite dal giudice, come si può leggere a pagina 10 del verbale dell’udienza, spiegano come, nonostante l’atto commesso da Mangione non sia un “semplice” crimine di strada, esso non ricade comunque nella definizione sancita dall’art. 490.25 del Codice penale dello Stato di New York, ossia: uso illecito di forza e violenza contro persone o beni per intimidire o influenzare un governo o la popolazione civile. Come riporta Reuters, la prossima udienza del processo è fissata per l’1 dicembre e Mangione rischia comunque una pena pesantissima (dai 15 ai 25 anni) se condannato per omicidio di secondo grado, una pena che potrebbe diventare un quasi ergastolo se dovessero arrivare condanne anche per i capi d’accusa minori (che in tutto sono 11, solo nello Stato di New York) come la detenzione di arma clandestina e la falsificazione di documenti.

Il giovane è anche imputato in un altro processo, questo federale, sempre per l’omicidio di Thompson, ed è accusato anche nello Stato della Pennsylvania, dove è stato catturato alla fine di una fuga durata cinque giorni. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (che opera a livello federale, appunto) chiede la pena di morte per Mangione. Il rigetto da parte di Carro delle accuse di terrorismo a livello statale non ha alcuna influenza sul processo federale, come spiegato dallo stesso giudice: si tratta di due giurisdizioni diverse, quindi di due leggi diverse, quindi di due processi e di due pene diverse, dunque non si applica (come invece chiesto dagli avvocati di Mangione) l’istituto giuridico del ne bis in idem, per il quale la stessa persona non può essere processata due volte per lo stesso reato.

L’Attorney General degli Stati Uniti (più o meno l’equivalente del nostro ministro della Giustizia), Pam Bondi, ha definito l’omicidio di Brian Thompson «un assassinio premeditato, a sangue freddo che ha sconvolto l’America», ragione per la quale, a suo dire, Mangione merita la pena di morte, indicazione che Bondi stessa ha detto di aver dato ai procuratori federali incaricati di processarlo.

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