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21:26 mercoledì 19 novembre 2025
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.
Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.
Non si capisce bene perché ma Nicki Minaj è andata alle Nazioni Unite a parlare dei cristiani perseguitati in Nigeria Sembra che a volerla lì sia stato Trump in persona, dopo che in più occasioni Minaj gli ha espresso pubblico supporto sui social.
La nuova tendenza nell’industria del beauty è vendere prodotti di bellezza anche a bambine di 3 anni Da anni si parla di Sephora Kids, ma adesso ci sono storie che riguardano bambine addirittura più piccole.
Il Ceo di Google ha detto che nessuna azienda si salverebbe dall’eventuale esplosione della bolla dell’intelligenza artificiale Sundar Pichai ha detto che la "corsa all'AI" è un tantino irrazionale e che bisogna fare attenzione: se la bolla scoppiasse, nemmeno Google uscirebbe indenne.
La cosa più discussa del prossimo Met Gala non è il tema scelto ma il fatto che lo finanzierà Jeff Bezos Il titolo e il tema del Met Gala di quest'anno è Costume Art, un'edizione realizzata anche grazie al generoso investimento di Bezos e consorte.

Liberiamo i ragazzi in vacanza dai libri per le vacanze

Ogni anno i professori li costringono a leggere romanzi che non hanno nulla a che fare con l'atmosfera estiva e che andrebbero assegnati con un’enorme raccomandazione: non leggetelo in spiaggia.

18 Luglio 2024

So di non essere l’unico e ci sono altri come me, ma so anche che rispondiamo a un desiderio irresistibile. Camminiamo lungo il bagnasciuga, acceleriamo dall’ombra di un ombrellone all’altra, ci dirigiamo verso il mare, andiamo a prendere un gelato o un caffè, ma nulla in spiaggia ci incuriosisce di più che capire cosa stiano leggendo gli altri. Ci avviciniamo fingendo che quella sia la nostra strada, ma fingiamo male e prendiamo percorsi sbilenchi in maniera troppo evidente. Che cosa sta leggendo quel tizio laggiù? Riconosco un Oscar Mondadori, ma che libro? Quell’Adelphi rosa potrebbe proprio essere… E quell’altra signora? Dalla copertina sembra Joel Dicker… I lettori si sentono fissati, si infastidiscono, trovano il nostro sguardo molesto o addirittura lo prendono per uno sguardo di lussuria. «Ma no, signora, non fissavo il suo topless. Volevo solo sapere con sicurezza se quell’Adelphi è proprio quello che penso».

Ma non abbiamo il coraggio di dirlo davvero. Come se domandare: «scusi, che libro legge?» fosse come domandare: «lei quanto paga di tasse?». Allora abbassiamo lo sguardo e andiamo oltre. Però, scappando, buttiamo un’ultima occhiata, correndo di il rischio di incrociare uno sguardo di riprovazione e vergognarci di nuovo, perché la curiosità di sapere è più forte. Perché quest’anno leggono tutti Colleen Hoover? Ma se mi sbagliassi e se fosse davvero bello? Seee, vedi cosa vado a pensare.

Ci piace capire se quella persona in costume corrisponda alla lettura che sta facendo. «Non me la facevo da Ammaniti, brava», pensiamo di persone che non avevamo mai visto prima e non rivedremo mai più. Oppure «eccola, proprio la persona che immaginavo leggesse Isabel Allende», di altre. Magari incrociamo al bar qualcuno che, prima, stava leggendo Coco Mellors e gli sorridiamo o le sorridiamo e questa pensa solo «sparisci, sgorbio».

Ci piacciono le copertine come quella dei Leoni di Sicilia che non rendono necessario avvicinarsi troppo, perché le riconosci da lontano. Ci piace scoprire per l’ennesima volta, ogni estate – e sarà così anche questa – che nessuno mai sta leggendo nessuno di quei libri di cui abbiamo parlato per tutto l’inverno e tutta la primavera, pur di darci un tono. (Le rare volte in cui capita gridiamo al miracolo e quasi ci viene voglia di fare l’occhiolino: «anche lei ha letto la recensione di Studio, vero?». Ma poi, fortunatamente, ci tratteniamo per non rimanerci male).

E poi, adesso passo al singolare, perché per questo non ho bisogno di una chiamata in correità, c’è una cosa che mi spezza il cuore. Ogni singola volta. Perché penso sia la cosa più malinconica dell’estate. Quando vedo da lontano un ragazzo, capisco sia in età scolastica, e sono curioso di sapere cos’ha scelto di leggere. Divento un moralista. Uno dei peggiori. Uno di quelli che scrive le lettere ai quotidiani. Mi rallegro. Penso che, oh finalmente, qualcuno che non sta col telefonino. Magari è colpa del sole che non gli fa vedere bene lo schermo, ma comunque meglio così. Sta leggendo. Poi mi avvicino e, invece, ha in mano un libro di D’Avenia. Mi spezza il cuore ogni volta. Niente di personale, ma capisco subito che non sta leggendo per piacere, ma che quello è il libro per le vacanze.

Ho visto ragazzini ad agosto, spiaggia adriatica, coetanei che giocano a beach volley, clima ideale sul far della sera, musica ad alto volume che arriva dal lido e loro, sotto l’ombrellone, con Conversazioni in Sicilia di Vittorini o La casa in collina di Pavese o La peste di Camus. Tre capolavori che qui valgono solamente da esempio, però, seriamente, ma perché? Ogni anno gli insegnanti italiani sono responsabili di migliaia di situazioni totalmente incongrue come questa. Libri che non hanno nulla a che fare con la protezione 50, che devono entrare in competizione col biliardino, libri che andrebbero assegnati anche con un’enorme raccomandazione: non leggetelo in spiaggia. Fatelo a casa. D’altra parte, già li stanno obbligando a leggere, perché non si può anche obbligarli a farlo nel contesto giusto?

Se proprio ci tenete che leggano L’amico ritrovato d’estate, potete anche chiedergli di farlo nel posto e nella situazione giusta? Meglio una filata, l’ultima domenica prima di tornare in classe, piuttosto che queste letture agostane con accanto i tuoi genitori con la Settimana Enigmistica che cercano questa città in cui è morto Leopardi, la seconda è la “A”, e tu sai la risposta, ma non vuoi dirgliela perché loro – in combutta con l’insegnante – ti hanno costretto a impiastricciarti di crema solare con le pagine di Narciso e Boccadoro di Herman Hesse e un Solero.

E poi, alla fin fine, non crea una sofferenza agli stessi insegnanti vedere ciò che a settembre ritorna da quelle letture? Quando domandano in classe: «allora, vi è piaciuto Lessico famigliare?». E, per risposta, trovano un silenzio imbarazzato, qualche risatina, qualcuno che dice “nooo” nascondendo la mano dietro la bocca e perfino l’unico a cui è piaciuto non ha il coraggio di ammetterlo per non affrontare il dileggio dei compagni? Ecco, non fa soffrire anche gli stessi che hanno dato il compito? Che il libro a cui tenete di più venga trattato così? Perché continuare a consolarsi sperando che «tra vent’anni lo capiranno» quando potrebbero capire qualcosa adesso?

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