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16:40 martedì 18 novembre 2025
La cosa più discussa del prossimo Met Gala non è il tema scelto ma il fatto che lo finanzierà Jeff Bezos Il titolo e il tema del Met Gala di quest'anno è Costume Art, un'edizione realizzata anche grazie al generoso investimento di Bezos e consorte.
Per la prima volta è stata pubblicata la colonna sonora di Una mamma per amica In occasione del 25esimo anniversario della serie, su tutte le piattaforme è arrivata una playlist contenente i migliori 18 brani della serie.
Jeff Bezos ha appena lanciato Project Prometheus, la sua startup AI che vale già 6 miliardi di dollari Si occuperà di costruire una AI capace poi di costruire a sua volta, tutta da sola, computer, automobili e veicoli spaziali.
Le gemelle Kessler avevano detto di voler morire insieme ed è esattamente quello che hanno fatto Alice ed Ellen Kessler avevano 89 anni, sono state ritrovate nella loro casa di Grünwald, nei pressi di Monaco di Baviera. La polizia ha aperto un'indagine per accertare le circostanze della morte.
Vine sta per tornare e sarà il primo social apertamente anti AI Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha deciso di resuscitarlo. A una condizione: sarà vietato qualsiasi contenuto generato con l'intelligenza artificiale.
C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.

Libri per desiderare le stelle

La divulgazione scientifica vive un boom, ma perché siamo così felici di soccombere di fronte ad argomenti tanto complessi? In parte perché cerchiamo un “sublime da tasca”.

14 Febbraio 2017

Borges una volta scrisse che era solito mettere i libri di metafisica sullo stesso scaffale della letteratura fantastica. Io metto quelli di fisica accanto a quelli di fantascienza. Non perché ne contesti il fondamento scientifico (tutt’altro: lo statuto di verità che possiedono è parte dell’irresistibile fascino che esercitano), ma perché simile è l’effetto che producono in me. Credo sia un’esperienza condivisa, se non da tutti i lettori, di certo da quelli privi di un dottorato in fisica delle particelle: a un certo punto, a una certa pagina, si smette di capire, si rinuncia a comprendere, e ci si lascia trascinare dalla risacca delle onde gravitazionali, con l’immaginazione che rotola lisergica dai campi del Tennessee direttamente ai bastioni di Orione.

718+bg+tLsLLa guerra dei buchi neri di Leonard Susskind, per dire, ha anche il titolo da rutilante space opera: le schermaglie che si raccontano, però, non sono quelle tra due civiltà intergalattiche ma tra due ancor più inconciliabili teorie e i loro rispettivi alfieri, Stephen Hawking e Susskind stesso. Del resto fu proprio Hawking nel 1988 con il suo Dal Big bang ai buchi neri (notoriamente il libro più venduto e meno letto della storia, insieme a Il nome della rosa) a fare delle stelle di neutroni e dell’orizzonte degli eventi inquilini stabili dell’immaginario collettivo: l’anno scorso in Inghilterra ne è uscita una nuova edizione illustrata mentre quest’anno Hawking chiude il cerchio con Dove il tempo si ferma. La nuova teoria sui buchi neri.

A fare di queste singolarità cosmiche dei divi ci ha pensato anche il cinema con Interstellar, un film ispirato alle teorie e ai libri di Kip Thorne, dove il buco nero Gargantua è quasi più fotografato del protagonista Matthew McConaughey. Il fatto è che il miglioramento degli effetti speciali, al cinema e nei documentari televisivi (da Cosmos, remake della storica serie di Carl Sagan degli anni Settanta, a Mars prodotto da Ron Howard), ha reso lo spazio molto più “visibile”, e quindi spettacolare, spingendo la parola scritta a una corsa al rialzo del tasso di visionarietà. Si scatena così un potlatch in cui stringhe, multiversi, teorie del tutto, viaggi nel tempo si succedono in libreria per catture l’attenzione del lettore, spingendo spesso sul pedale della suggestione estetica o del sapienziale come nel caso delle Sette brevi lezioni di fisica – quest’anno tradotto da Penguin per il mercato anglosassone, e autentico best-seller globale – o del bellissimo Time Travel: A History di James Gleick, che mescola speculazione scientifica e storia letteraria.

00bbdfef1629a5f2ebcb30eeaf1c7c4784fc8878Ma perché siamo così felici di soccombere di fronte a argomenti tanto sfuggenti e controintuitivi? In parte perché questi libri regalano una specie di “sublime da tasca”: l’immagine inimmaginabile, non rappresentabile, di una totalità naturale che ci sovrasta e allo stesso tempo ci avvince. Ma mentre ai tempi di Schiller e Kant questa sensazione la si poteva trovare nel mare in tempesta o in un vulcano, adesso, vivendo su un pianeta totalmente antropizzato (e infatti si inizia a parlare di antropocene), tocca cercarla al centro della galassia. Eppure, sono convinto, c’è anche qualcosa di rasserenante in questi libri: per quanto oscuro, il “sublime cosmico” promette comunque una qualche spiegazione, un barlume di comprensibilità. Che è molto più di quanto si possa dire dopo aver letto un giornale al mattino. Il grado di impenetrabile complessità raggiunto dalla società, dalle forze dell’economia e della tecnica, sfugge a qualsiasi tentativo di riportarlo a un ordine umano, ancora più di un quasar, con l’ansia che ne consegue.

È un disorientamento che vivono anche i protagonisti de El espíritu de la ciencia-ficción (Lo spirito della fantascienza), il romanzo inedito di Roberto Bolaño appena pubblicato dal suo nuovo editore Alfaguara (dopo essere stato per tutta la vita, e dopo, di Anagrama dell’amico Jorge Herralde). Scritto nel 1984 e finora conservato negli archivi dello scrittore, Lo spirito della fantascienza è, all’apparenza, la storia di due tipici perros románticos bolañiani, due giovani che tentano di vivere la letteratura nella Città del Messico degli anni Settanta e diventare poeti. Ma questo piano di realtà, una prova generale delle atmosfere e del passo dei Detective selvaggi, si interseca con un racconto onirico-fantastico e, soprattutto, con le lettere che i due protagonisti indirizzano ai loro scrittori di fantascienza preferiti: da Ursula K. LeGuin a Robert Silverberg a il più amato, il più grande di tutti, Philip K. Dick. Destinazione stelle si intitolava un vecchio classico della fantascienza (di Alfred Bester), ma oggi è la non fiction a soddisfare il nostro desiderio di infinito. Del resto lo dice la parola stessa: desiderio, etimologicamente, significa mancanza di astri. Il desiderio è sempre un desiderio di stelle.

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