Hype ↓
12:50 mercoledì 17 settembre 2025
Una editorialista del Washington Post è stata licenziata per delle dichiarazioni contro Charlie Kirk Karen Attiah ha scoperto di essere diventata ex editorialista del giornale proprio dopo aver fatto sui social commenti molto critici verso Kirk.
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.
Dopo i meme, i videogiochi, le carte collezionabili e gli spettacoli a Broadway, adesso l’Italian Brainrot arriva anche nei parchi giochi italiani Da fenomeno più stupido e interessante di internet alla vita vera, al Magicland di Valmontone, in provincia di Roma.
È morto Robert Redford, una leggenda del cinema americano Aveva 89 anni, nessun attore americano ha saputo, come lui, fare film allo stesso tempo nazional popolari e politicamente impegnati.
La prima puntata del podcast di Charlie Kirk dopo la sua morte è stata trasmessa dalla Casa Bianca e l’ha condotta JD Vance Il vicepresidente ha ribadito che non ci può essere pacificazione con le persone che hanno festeggiato o minimizzato la morte di Kirk.
Tra i candidati a rappresentare l’Italia all’Oscar per il Miglior film internazionale ci sono praticamente tutti i film usciti in Italia quest’anno Tranne La grazia di Paolo Sorrentino, ma non per volontà: la sua assenza è solo una questione burocratica.

Leggere per piacere o leggere per dovere?

Si legge sempre meno per il gusto di farlo ma si legge sempre di più tout court.

03 Luglio 2018

Non riesco a ricordare l’ultima volta che ho letto un libro. Ed è una cosa, me ne rendo conto, di cui dovrei vergognarmi. In fondo, se rabbrividiamo, quando qualcuno ammette di non leggere, una ragione c’è. È capitato in questi giorni, quando il sottosegretario ai Beni Culturali e al Turismo la leghista Lucia Borgonzoni, ha ammesso di non leggere libri da due anni: «Leggo poco, studio sempre cose per lavoro», si è scusata, «l’ultima cosa che ho riletto per svago è Il Castello di Kafka, tre anni fa». Era capitato esattamente un anno fa con Gentiloni, quando l’allora primo ministro aveva candidamente confessato, in un’intervista, che «a Palazzo Chigi non c’è tempo per leggere libri». Allora più di oggi, si alzò un polverone: che vergogna. Giuseppe Laterza, l’editore, scrisse una lettera aperta al premier, in cui ricordava che «non si legge solo nel tempo libero» e che «leggere libri è una necessità» soprattutto per chi è in posizioni di potere: «Come possiamo governare al meglio se non leggiamo i libri?».

Quello che chi si indigna davanti alle ammissioni di non-lettura spesso dimentica è che, alla domanda “qual è l’ultimo libro che hai letto?”, il più delle volte le persone rispondono in base a qual è l’ultimo libro che hanno letto per puro diletto. In questo verrebbe da pensare che c’è qualcosa di malizioso nelle reazioni indignate: tra tutti proprio Laterza, che si occupa di saggistica, avrebbe dovuto capire che cosa intendeva dire Gentiloni, e anche Borgonzoni, tocca ammettere, è stata piuttosto chiara: legge molto per lavoro, dice, e poco per piacere. Le due cose sono collegate? Anche io, tecnicamente, leggo molto: negli ultimi tempi, tra i due e i cinque libri al mese, cosa che, per strano che possa sembrare, fa di me una lettrice forte, visto che l’Istat categorizza così chiunque legga una dozzina di libri all’anno. Il fatto però è che leggere costituisce gran parte del mio lavoro: leggo soprattutto articoli (cazzate su cazzate, certo, però anche tante perle, anzi il consumo di longread fatti bene si prende una bella fetta del mio tempo) e leggo anche libri, perché c’entrano con quello di cui sto scrivendo, perché voglio recensirli, perché voglio sapere se è il caso di recensirli.

Il lato bello è che spesso mi capita di leggere libri che è davvero un piacere leggere: Spifferi di Letizia Muratori (l’ho letto con l’idea di recensirlo, ma poi l’ha fatto, mannaggia a lui, Cristiano de Majo), Miden di Veronica Raimo (dovevo moderare un dibattito a “Studio alla Holden” con l’autrice) o Abigail di Magda Szabò, il classico ungherese uscito in Italia solo lo scorso anno, che lessi con l’idea di recensirlo, poi non ricordo perché non lo feci, ma da allora continuo a consigliarlo a tutti gli amici e conoscenti. Leggo per lavoro, cosa di per sé non brutta, e ho la fortuna di avere un lavoro che mi permette di leggere anche, se non soprattutto, cose belle. Eppure. Eppure non è la stessa cosa rispetto a leggere per il solo piacere di leggere, che poi dovrebbe essere lo scopo primario della lettura. Quello, purtroppo, quasi non ricordo che cosa sia.

Io, per carità, mi trovo una posizione particolare, non solo perché leggo molto per lavoro, ma anche perché ho poco tempo libero, visto che sono una mamma single e che faccio due lavori. Peraltro, il mio secondo lavoro, che è scrivere per giornali stranieri, mi impone di leggere cose radicalmente diverse da quelle che leggerei per Studio (per esempio, il mese scorso ho letto Maledetta Mafia, l’autobiografia di una testimone di giustizia, per un articolo sul Washington Post), cosa che fa lievitare le ore dedicate alla lettura-per-lavoro e diminuire ulteriormente quelle dedicate alla lettura-per-piacere. Però non sono un caso poi così isolato, infatti alcuni numeri fanno pensare che, in effetti, si legge sempre meno per piacere ma si legge sempre più tout court. Secondo la nuova edizione dell’“American Time Use Survey”, un report annuale pubblicato dal Bureau of Labor Statistics che si riferisce a come gli americani impiegano il loro tempo, negli ultimi 15 anni è calato il numero di americani che leggono per il gusto di leggere. Ma secondo un articolo dell’Atlantic, pubblicato nel 2014 citando varie statistiche, il numero di americani che non leggono tout court è in costante calo dagli anni Settanta. Mi chiedo se lo stesso non si possa dire anche per gli italiani. Che io sappia, le statistiche nostrane non distinguono tra lettura-per-lavoro e lettura-per-piacere, proprio come gli indignados di cui si parlava all’inizio. Fanno male. Perché a volte leggiamo di meno anche quando leggiamo di più.

Foto Getty
Articoli Suggeriti
Robert Redford, la star politica di un mondo che non c’è più

Dalla vita ha avuto tutto: fama, bellezza, successo, ricchezza, riconoscimento. Ma erano altre le cose che gli importavano: la democrazia, il cinema indipendente, le montagne dello Utah, e opporsi a un'industria che ormai disprezzava.

È morto Robert Redford, una leggenda del cinema americano

Aveva 89 anni, nessun attore americano ha saputo, come lui, fare film allo stesso tempo nazional popolari e politicamente impegnati.

Leggi anche ↓
Robert Redford, la star politica di un mondo che non c’è più

Dalla vita ha avuto tutto: fama, bellezza, successo, ricchezza, riconoscimento. Ma erano altre le cose che gli importavano: la democrazia, il cinema indipendente, le montagne dello Utah, e opporsi a un'industria che ormai disprezzava.

È morto Robert Redford, una leggenda del cinema americano

Aveva 89 anni, nessun attore americano ha saputo, come lui, fare film allo stesso tempo nazional popolari e politicamente impegnati.

Tra i candidati a rappresentare l’Italia all’Oscar per il Miglior film internazionale ci sono praticamente tutti i film usciti in Italia quest’anno

Tranne La grazia di Paolo Sorrentino, ma non per volontà: la sua assenza è solo una questione burocratica.

Maqluba, una storia d’amore in Cisgiordania

L'avvocata per i diritti umani Sari Bashi, israeliana di origine irachena, ci racconta il suo libro, che ripercorre la storia d’amore con il compagno, palestinese di Gaza, attraverso una raccolta di brani tratti dai diari di entrambi.

Javier Bardem si è presentato con la kefiah al collo sul red carpet degli Emmy

L’attore spagnolo ha chiesto la fine del blocco agli aiuti umanitari, guidando una folta schiera di star che hanno parlato della Palestina agli Emmy.

Non se lo aspettava nessuno ma quest’anno agli Emmy è andato tutto per il verso giusto

Adolescence, The Pitt, Hacks, The Studio, Severance: tutte le serie più amate e discusse dell'anno hanno vinto.