Cose che succedono | Personaggi

Adesso in Corea accusano Lee Jung-jae di avere un passato da criminale

Lee Jung-Jae è in questo momento uno degli attori più famosi e apprezzati del mondo. Il protagonista della serie Squid Game, come è entrato nella storia degli Emmy come il primo asiatico a vincere il premio di Miglior Attore protagonista e recentemente ha anche ottenuto un ruolo da protagonista nella prossima serie tv dell’universo di Star Wars. La gioia per la vittoria dell’Emmy è stata però incrinata da alcune notizie provenienti dalla Corea, dove un popolare forum ha pubblicato un elenco dei reati e polemiche di cui Lee Jung-Jae sarebbe stato colpevole in passato: si tratta di guida in stato d’ebrezza, accuse di aggressione e omofobia. Secondo i media coreani, il protagonista di Squid Game era stato arrestato dagli agenti in servizio presso la stazione di polizia di Gangnam per aver causato un incidente mentre guidava la sua Bmw in stato di ebbrezza: erano le due del mattino e un’impiegata di 23 anni è rimasta ferita. L’attore in realtà ha sempre respinto le accuse: non era lui a guidare ma il suo manager, questa la sua versione. A questa accusa se ne aggiunge un’altra, sempre di guida sotto effetto dell’alcol, avvenuta il 22 agosto del 2002. Durante questo episodio però nessuno è rimasto ferito e l’attore ha ammesso l’errore, raccontando di aver bevuto tre birre in un pub assieme a degli amici prima di salire in macchina.

Pare però ci siano anche dei casi di aggressione e rissa. La prima volta nel novembre del 1999, occasione in cui un bar a Seoul Lee Jung-jae avrebbe aggredito un uomo insieme a un suo amico, a causa di un litigio avvenuto durante una festa. Nel 2000 invece avrebbe aggredito una donna di 22 anni, trascinandola sul marciapiede e prendendola a calci davanti a una discoteca. Poi un’accusa di omofobia in seguito a un’intervista concessa a Vogue Korea nel 2013. In un estratto, Lee parlava di un suo defunto amico, nell’intervista definito dallo stesso attore non con il suo nome ma con la lettera “Y”, cui aveva detto di smettere di essere gay. Diceva: «Qualche tempo fa, Y è andato in paradiso. Prima che morisse gli avevo detto “Dovresti smetterla di essere gay. Non lo sei già stato abbastanza?”».