Attualità

Le donne di Mad Men

Joan a pezzi, Betty bulimica, la pace apparente. Lo show come una storia di corpi femminili, oltre ai cliché sulla «bellezza alla Marilyn».

di Violetta Bellocchio

Domenica prossima, sette aprile, comincia in America la sesta serie di Mad Men.  Per l’occasione abbiamo messo insieme un piccolo speciale, che leggerete da oggi durante la settimana, dedicato alla serie.

Una puntata chiave nella storia di Mad Men girava intorno alla proposta di una campagna pubblicitaria per la biancheria Maidenform , dove si contrapponevano Jacqueline Kennedy e Marilyn Monroe come gli unici ideali di bellezza vendibili al pubblico femminile degli anni ’60. La campagna era pensata perché ogni consumatrice si potesse riconoscere in una delle due donne, a partire dallo stesso modello di reggiseno. In concreto, però, il “tipo Marilyn” veniva identificato con l’allora segretaria Joan Holloway, che gli uomini dell’ufficio hanno sempre considerato “sexy” e “provocante”, una bambolona. Il “tipo Jackie”, invece, corrispondeva a Betty Draper, l’allora moglie del protagonista Don, e a concetti immateriali come “classe”, “charme”, “buone maniere”. A nessuno, comunque, sfuggiva un fatto fondamentale: Jackie e Marilyn erano la moglie e l’amante dello stesso uomo.

In scena è sempre passata una varietà di corpi, ma quasi tutti hanno parlato della serie come di «un ritorno alla vera femminilità». In quest’ottica, per essere una vera donna e non un ministro-ombra della dittatura patriarcale, bisogna investire su tette e culo.

Ora, la popolarità di Mad Men è esplosa durante la seconda stagione, quella di Maidenform, in coincidenza con un forte investimento commerciale e pubblicitario verso l’ideale di bellezza femminile definito curvy. Una parola che non significa nulla di specifico (formosa? Abbondante? Ragazzona?…), e che quindi ha permesso ad alcune riviste per donne di atteggiarsi a Medici Senza Frontiere, dedicando una copertina l’anno a modelle come Crystal RennTara Lynn, e corredando le fotografie di virgolettati su quanto siano più felici, loro, adesso che sono libere di mangiare come carrettieri. Questo accadeva senza che cambiasse nulla, in termini di taglie offerte dalla grande distribuzione, o di come quelle taglie vestono una volta che gli abiti vengono provati da persone fisiche. Non importa. Grazie a Mad Men, secondo la versione ufficiale, si vedono «donne vere in TV»; in scena è sempre passata una varietà di corpi, ma quasi tutti hanno parlato della serie come di «un ritorno alla vera femminilità».

In quest’ottica, per essere una vera donna e non un ministro-ombra della dittatura patriarcale, bisogna investire su tette e culo. Perciò, ormai da cinque anni, l’attrice che interpreta Joan, Christina Hendricks, risponde a domande sulle sue vere dimensioni fisiche, sui segreti per avere vere curve perfette e su quanto lei sia orgogliosa di rappresentare le donne vere, capito, normali. Tanto che alla fine lei se ne è lamentata. «Ho lavorato duramente per recitare quel personaggio», ha detto, «e l’unica cosa di cui tutti parlavano era il mio corpo».

In Mad Men la posta in gioco non è mai la felicità, ma il raggiungimento di una pace apparente. Per i personaggi femminili, il corpo è l’oggetto di un negoziato costante tra l’immagine interna di sé e il come si viene percepite.

Un piccolo passo indietro. Per i personaggi di Mad Men la posta in gioco non è mai la felicità, ma il raggiungimento di una pace apparente. Per i personaggi femminili, il corpo è l’oggetto di un negoziato costante tra l’immagine interna di sé e il come si viene percepite da fuori; il corpo è l’espressione più visibile di una lotta che termina solo con l’assenza di vita. Una misura di controllo deve essere mantenuta, pena la deriva senza rimedio. Nell’ultima stagione, la numero 5, la signora Betty Francis, ex signora Draper ed ex “tipo Jackie”, era diventata grassa. Diciamola meglio: Betty era grassa tre volte. Era grassa perché lei si considerava grassa, perché lei era obiettivamente grassa, e perché passava il tempo ingozzandosi in maniera bulimica. Fin dall’inizio della serie, vedere Betty che perde il controllo è stato – se non il senso ultimo del personaggio – il piacere principale dello spettatore. Perciò abbiamo avuto Betty con gli attacchi di panico, Betty che schiaffeggia l’amica al supermercato, Betty che esce di casa in vestaglia e spara ai piccioni del vicino. Una strada che ci ha portato a Betty Cicciona che si versa la panna montata in bocca, direttamente dalla bomboletta. Torna tutto.

Ai nostri occhi, però, Betty era diventata grassa di colpo. Non l’abbiamo vista deviare poco per volta: abbiamo visto il risultato finale, in una progressiva perdita di controllo rispetto a un corpo curato per senso del dovere, non per amore di sé. E abbiamo visto Betty cercare un rimedio adeguato all’epoca in cui vive: la sua prima reazione è stata provare a farsi prescrivere “pillole dimagranti” da un medico che si rivelava non compiacente; la seconda, frequentare le riunioni locali dell’associazione Weight Watchers, e accettare di sottomettersi a un nuovo sistema. Incasellare il corpo in una griglia di punti abbinati al cibo, e obbedire alla prima regola non scritta dei gruppi di auto-aiuto (negare l’evidenza, dire «va tutto bene») , coltivando un rancore feroce verso chi, da lì, non ci deve passare.

Certo, la decisione di far ingrassare Betty nasceva da un bisogno reale – la gravidanza dell’attrice January Jones – e dalla necessità di girarci intorno. Per cui dopo il parto Jones recitava con torso e arti imbrigliati in una fat suit, la «tuta grassa» cara al cinema comico, mentre le guance, il contorno del viso, il collo erano il prodotto di ore passate al trucco. (Per la cronaca, Jones ha perso molto in fretta i suoi veri chili superflui. E dice che il segreto è stato mangiarsi la placenta. Essiccata e compressa in capsule.) Però noi sapevamo già che Betty era stata una bambina sovrappeso, con una madre che le supervisionava i pasti con rigidità; sapevamo che Betty da giovane aveva fatto la modella, e che uno dei suoi vecchi soprannomi – Birdie, uccellino – evoca la stessa magrezza incarnata dall’attuale signora Draper, Megan. In un mondo narrativo che non premia «le curve» come un tratto positivo a prescindere, e non le considera affatto «il marchio della vera donna», il corpo cambiato di Betty risultava inaccettabile a chi, prima, considerava suo marito un uomo fortunato. I chili presi da un’altra donna nella prima stagione erano stati accompagnati da una battutaccia, «quelle come lei si chiamano aragoste, tutta la carne ce l’hanno nella coda». Non a caso nessuno ha difeso la nuova Betty. E nessuno si è azzardato a definirla curvy.

Non che il “tipo Marilyn” se la passi meglio per forza di cose, però.

Joan, la vediamo andare a pezzi: subire assalti al suo corpo, alla sua sicurezza, al suo autocontrollo, e ricucire se stessa ogni volta con cura, con implacabile metodo, accettare compromessi umilianti per conservare una nuova pace apparente.

Al termine della quarta stagione, Joan Holloway, coniugata Harris, ha avuto un figlio mentre il marito era lontano. L’unico forte interesse di lui durante la gravidanza era sapere se Joan avesse già dovuto comprare un reggiseno più grande. L’unico interesse dichiarato di lei, durante la stagione 5, era occupare di nuovo il ruolo di moglie esemplare e micina sexy, darsi da fare per dimostrare di essere ancora bella. No, nemmeno: ancora quella di sempre. Un miracolo di salute e femminilità. E sono cinque stagioni che noi, Joan, la vediamo andare a pezzi: subire assalti al suo corpo, alla sua sicurezza, al suo autocontrollo, e ricucire se stessa ogni volta con cura, con implacabile metodo, accettare compromessi umilianti per conservare una nuova pace apparente. L’abbiamo vista truccarsi, sistemarsi i capelli, rimettersi i vestiti, tirarsi su le calze. Azioni a cui corrisponde un monologo interiore: Non è successo niente, va tutto bene. E quando, finalmente, lei ha messo a verbale la cosa orribile che è successa davvero, dimostrando che non l’aveva mai dimenticata né perdonata, a quel fidanzato sposato comunque per non perdere la priorità acquisita, uno spettatore poteva vivere la scena come una terribile rivincita personale, o come il segno che la maschera di Joan stava cominciando a evolvere col passare del tempo.

Se di qualcosa Joan / Marilyn deve essere “il volto”, è della sindrome da stress post-traumatico. E in questo è molto reale. E contemporanea.

Immagini tratte da AMC TV