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La storia del cadavere che non sarebbe mai stato trovato se non fosse stato per la crisi climatica
Intorno alle tre del pomeriggio della scorsa domenica, sulla riva del lago Mead (siamo negli Stati Uniti, in Nevada, non lontanissimi da Las Vegas), un gruppo di persone lì per una passeggiata ha trovato una barile metallico, ritornato in superficie a causa della siccità che ha notevolmente abbassato il livello dell’acqua. Incuriositi dall’oggetto, molto vecchio e quasi completamente corroso, queste persone si sono avvicinate per curiosare. E hanno scoperto che dentro il barile c’era un cadavere.
«È un ritrovamento strano perché non lo avremmo mai fatto se non fosse stato per l’abbassamento del livello delle acque del lago», ha detto al New York Times Ray Spencer, tenente della polizia di Las Vegas. Stando alle prime analisi forensi, “la persona nel barile” è morta a causa di un ferita da arma da fuoco. Questo, per il momento, l’unico dettaglio sulle indagini fornito da Spencer, che ha detto di non essere ancora a conoscenza dell’identità della vittima. Particolari su età o sesso della stessa, invece, ha preferito non divulgarli. Dai vestiti e dalle scarpe trovate addosso allo scheletro, però, si può supporre che la persona sia stata uccisa tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Una pista che gli inquirenti «non possono assolutamente escludere» è quella di un delitto legato alla criminalità organizzata: c’è la ferita da arma da fuoco, innanzitutto, e poi c’è il fatto che la persona sarebbe morta in un periodo in cui i casinò di Las Vegas erano spesso gestiti dalla malavita, infine c’è il fatto che chiunque abbia ucciso questa persona abbia poi fatto parecchi sforzi per nasconderne il cadavere. Ma in ogni caso, dice Spencer, potrebbero volerci anni per risolvere il mistero: negli anni Ottanta non c’erano database che raccoglievano il dna, quindi l’indagine può partire soltanto da vecchie segnalazioni di persone scomparse.
E questo potrebbe essere solo il primo caso di una serie che rischia di essere lunga (e già adesso, racconta Spencer, ogni anno nel lago si trovano «un paio di cadaveri»). Dal 2000, il livello delle acque del lago Mead – il più grande lago artificiale d’America, risultato della costruzione della Hoover Dam – è sceso di quasi 46 metri a causa della siccità e del cambiamento climatico. Gli ultimi vent’anni sono stati i più “secchi” degli ultimi 1200, secondo la Southern Nevada Water Authority. Un fatto che ha costretto le autorità locali e nazionali a decisioni piuttosto drastiche: da domenica, in tutto il Nevada sono state imposte delle limitazioni all’uso dell’acqua pubblica, mentre nello scorso agosto il governo degli Stati Uniti è stato costretto a dichiarare che nel lago Mead c’era ormai troppa poca acqua, cosa che ha poi portato a dei tagli nella distribuzione della stessa nello Stato.