Klarna sta andando malissimo perché nessuno finisce di pagare le rate
Cento milioni di dollari di perdite nel primo trimestre del 2025, tutto per colpa di utenti che rateizzano e poi scappano.

Nel primo trimestre del 2025 le perdite di Klarna sono raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Come riporta il Financial Times, la spiegazione di questo pessimo dato è una soltanto e abbastanza semplice: le persone prima rateizzano i pagamenti tramite la app e poi non pagano le rate promesse. Conseguenze per Klarna: 99 milioni di dollari di perdite tra gennaio e marzo di quest’anno, crediti nei confronti degli utenti che non saranno mai riscossi che aumentano del 17 per cento da anno in anno, fino a toccare quota 136 milioni di dollari.
I principali responsabili di questa spirale discendente sono gli utenti americani. Negli ultimi anni, tramite collaborazioni con (tra gli altri) DoorDash, Walmart e eBay, Klarna ha investito moltissimo negli Stati Uniti d’America, una mossa dal pessimo tempismo, visto quello che sta succedendo da quando Trump è diventato per la seconda volta Presidente (inflazione che rimane alta, dazi che vengono messi, tolti, rimessi e ritolti, una generale incertezza economica). La notizia dei quasi cento milioni di dollari di perdite nei primi tre mesi del 2025 arriva una settimana dopo la decisione di Klarna di posticipare la quotazione, prevista da tempo, alla Borsa di New York. «Stiamo monitorando attentamente la situazione macroeconomica del Paese», ha fatto sapere l’azienda tramite un comunicato stampa.
Secondo gli analisti, il modello di business di Klara (concedere prestiti relativamente piccoli a commercianti e consumatori, riscuotere una “penale” in caso di mancato pagamento della rata entro i tempi previsti) permette all’azienda di adattarsi facilmente anche alle più incerte condizioni di mercato. Sicuramente è vero, ma è vero anche che Klarna ha dei problemi che ormai sembrano cronici: i costi per il finanziamento delle attività dell’azienda sono aumentati del 15 per cento (a 130 milioni) nell’ultimo anno. La soluzione che l’azienda ha trovato a questo problema è quella che spesso le aziende trovano di questi tempi: licenziare il 39 per cento dei lavoratori, soprattutto quelli dell’assistenza clienti, negli ultimi due anni e sostituirli con dei chatbot.