Cultura | Pop

Kanye West è Gesù Cristo?

La sua messa di Pasqua al Coachella ha provocato reazioni contrastanti: dalle accuse di blasfemia alle lacrime di gioia.

di Clara Mazzoleni

Kanye West al Sunday Service durante il Coachella Valley Music And Arts Festival il 21 aprile 2019, Indio, California (foto di Rich Fury/Getty Images for Coachella)

Dei Sundays Services di Kanye West si parlava già da mesi, per la precisione dal 6 gennaio 2019, quando il suo ufficio stampa – cioè sua moglie, Kim Kardashian – aveva twittato: «La messa della domenica sta per cominciare. Non perdetevi le prove nelle mie Instagram stories». Da allora sui social sono comparsi piccoli frammenti che lasciavano intuire di cosa si trattasse: più che vere e proprie “messe”, dei concerti che alternavano la reinterpretazione in chiave gospel dei brani più spirituali di Kanye – soprattutto dall’album The Life of Pablo – a gospel veri e propri, con incursioni soliste, cantate o rappate, da parte degli amici musicisti di Kanye.

L’evento, rigorosamente privato e su invito, si teneva di domenica mattina, all’aperto o tra le mura di casa Kardashian-West – un’abitazione che la stessa Kim (protagonista del numero di maggio di Vogue, ne parlavamo qui) ha definito un “monastero minimale” – e coinvolgeva tutta la famiglia e alcuni amici selezionati. Tra i fan di Kanye (e della famiglia Kardashian, Jenner e West, già abituati a “santificare le feste” con Keeping Up With the Kardashians, in onda negli Usa ogni domenica sera) hanno iniziato a diffondersi una serie di dubbi: l’artista avrebbe mai condiviso con il pubblico queste messe? E se Yandhi, l’album che continua a rimandare, fosse un disco gospel? Ma soprattutto: dove si comprano i pigiami che indossano tutti durante la celebrazione?

Le tute rosa fanno parte della prima collezione YEEZY a tema spirituale, lanciata un paio d’ore prima dell’evento: i calzini cristiani costano 50 dollari, la felpa mistica con la scritta “Spirito santo” – disponibile in porpora o avorio – 225 dollari. Ora è tutto chiaro: le messe private hanno funzionato come prove generali per il grande spettacolo di Pasqua al Coachella Festival. Come per ogni trovata di Kanye, non sono mancate le critiche: «Un rifugio fiscale che finge di celebrare Gesù», commentano sui social, ricordando l’episodio del Nuovo Testamento della cacciata dei mercanti dal Tempio, «La casa di Dio non è un mercato». Altri contestano i toni e i comportamenti da setta. Altri accusano l’artista di colpe ancora peggiori: la collina verde su cui si è svolta la messa (fatta costruire appositamente per l’occasione), lo strano formato circolare con cui è stata trasmessa su Youtube. Kanye ha copiato i Teletubbies.

In realtà, per capire la portata musicale e culturale dell’evento bastava guardarlo e ascoltarlo. Innanzitutto Kanye ha creato un’orchestra con tanto di arpa e riunito decine di ballerini e coristi, tutti vestiti con i capi della nuova collezione e pettinati di conseguenza (impossibile non notare tra le donne la stessa lunghissima capigliatura sfoggiata da Kim ultimamente). Li ha quindi disposti su una collina artificiale e ha dato il via allo spettacolo. Come segnala Variety, nell’area intorno alla collina era possibile acquistare la colazione: succo di frutta, caffé, tacos e burritos. Una rielaborazione pop della messa di Pasqua che ha attirato un pubblico sempre più numeroso, incantato e contagiato dall’entusiasmo dei coristi, dei musicisti, dei ballerini e dei cantanti.

Teyana Taylor (foto di Rich Fury/Getty Images for Coachella, 21 aprile 2019, Indio, California)

Dopo un lungo, meraviglioso intro strumentale (circa 45 minuti), la celebrazione vera e propria ha avuto inizio. Il coro ha eseguito classici del repertorio di Kanye West (“Ultralight Beam”, “Power”, “Otis”, “Fade”), cover di Steve Wonder e Soul II Soul e due canzoni inedite, “We Have Everything We Need” e “Water”. C’erano DMX, Chance the Rapper, Teyana Taylor e molti altri: Kanye ha cantato soltanto verso la fine (prima di restare in ginocchio, in silenzio, per un po’), a un certo punto si è anche messo a piangere (e non è stato l’unico: si sono viste tantissime lacrime di gioia, tra i coristi come nel pubblico). Per la maggior parte del tempo l’artista si è occupato di coordinare e supervisionare, visibilmente entusiasta, sudatissimo. La diretta streaming non è stata trasmessa a schermo pieno, ma attraverso una specie di spioncino al centro dello schermo nero, che in effetti faceva apparire il tutto un po’ vintage e inquietante, attivando ricordi di Woodstock (50 anni fa), Wild Wild Country – il documentario Netflix su Osho – e altre riunioni del genere in cui l’estasi collettiva si mescola a una preoccupante perdita del contatto con la realtà.

E a proposito di Netflix: la piattaforma streaming ha lanciato il documentario sulla sontuosa esibizione di Beyoncé al Coachella 2018 proprio durante la settimana del festival, il 17 aprile. L’anno scorso il monumentale spettacolo di Beyoncé ha ufficializzato la fine del primo Coachella Festival – indie e sperimentale – morto da cinque anni almeno, e la buona salute del secondo: un festival pop perfettamente riuscito e in continua evoluzione. La prova del successo del nuovo format Coahcella non sono le collezioni a tema dei marchi di moda low-cost – le coroncine di fiori, i body di pizzo e i gioielli adesivi da attaccarsi sul corpo – bensì la sfida inaugurata da Beyoncé. Visto in quest’ottica, lo show di quest’anno è la risposta di una delle famiglie più potenti del mondo, i Kadashian-West, a un’altra delle famiglie più potenti del mondo, i Carter. Due diverse celebrazioni dell’orgoglio afroamericano: uno spettacolo potente, politico e femminista quello di Beyoncé, un evento ancora più coinvolgente, spiriturale e inclusivo quello di Kanye (ha fatto piangere tutti: neri e bianchi, atei e cristiani). Come ha scritto Jon Caramanica sul New York Times, la messa è stata una vera e propria celebrazione collettiva (sono anni che Beyoncé si sforza di rendere tutto più “collettivo”, pur continuando a celebrare se stessa). Kanye West ha voluto lasciare spazio agli altri, ha voluto metterli al centro, al suo posto, orchestrando uno spettacolo grandioso dal punto di vista artistico e musicale.

Questo inedito atteggiamento di anti-protagonismo – che ha caratterizzato anche la sua recente produzione musicale (ne parlavamo qui) – potrebbe indicare l’inizio di un nuovo percorso musicale, professionale, e anche umano: Kanye West potrebbe aver trovato in questa nuova tipologia di performance “orizzontale”, che mescola musica, danza, canto, moda e spiritualità e coinvolge una quantità di artisti che si esibiscono mantenendosi sullo stesso piano, un aiuto concreto per gestire i picchi del suo disturbo bipolare e condividere il suo talento con le persone che ama e che stima. Sui social circola però un’altra ipotesi, del tutto opposta alla precedente, secondo la quale Kanye si troverebbe nel bel mezzo di un grave episodio di mania: e se si fosse convinto di essere la reincarnazione di Gesù Cristo?