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Kim Kardashian, futuro avvocato

La sua decisione di iniziare il praticantato in uno studio legale di San Francisco è meno assurda di quanto sembri.

di Clara Mazzoleni

Kim Kardashian alla presentazione della collezione Pre-Fall 2019 di Versace il 2 dicembre 2018 a New York (foto di JP Yim/Getty Images)

Tra i 10 account più seguiti del mondo su Instagram ci sono quelli di due donne quasi quarantenni. Beyoncé, classe 1981, e Kim Kardashian, nata nel 1980, si posizionano rispettivamente all’ottavo e al settimo posto. Come ha dimostrato nella celebre esibizione del Coachella Festival, che presto rivedremo in forma di documentario su Netflix (il 17 aprile), Beyoncé è molto probabilmente la più talentuosa popstar del mondo: il 14 aprile 2018 si è dimenata per quasi due ore a meno di un anno di distanza dal parto di due gemelli, ha sfoderato la solita voce impeccabile e potente, ha messo in scena uno spettacolo monumentale che ha entusiasmato il pubblico e la critica. Insieme a una grande donna, di solito, c’è un grande uomo: oltre che il padre dei suoi 3 figli, Jay-Z è come sappiamo uno dei rapper e produttori più importanti del mondo. Anche Kim Kardashian sta con un uomo importante. Lei e Kanye West (musicista, produttore, stilista) stanno crescendo 3 figli, il quarto dovrebbe arrivare in questi giorni tramite madre surrogata. Anche la penultima, Chicago, è nata così: una scelta dovuta ai problemi di placenta accreta riscontrati durante il secondo parto.

Kim e Beyoncé sono accomunate anche dalla pazienza con cui sopportano i danni dei mariti: per superare il tradimento di Jay-Z, Beyoncé ha avuto bisogno di un intero album, Lemonade, il più acclamato di sempre tra i suoi 6 dischi. Da parte sua, Kim ha a che fare con un uomo che sulla copertina del suo, di album – Ye, uscito nel 2018 – ha ricordato al mondo di essere bipolare. Ecco perché delirava su twitter, si fotografava col cappellino MAGA e diceva stronzate sugli schiavi: probabilmente stava delirando. Kim si è spesso trovata a dover riparare alle folli uscite del marito. Altre volte il suo silenzio è stato più eloquente di qualsiasi commento. Quindi, ricapitolando le cose in comune: mariti decisamente impegnativi, un bel po’ di bambini, altri famosi in famiglia (Beyoncé ha sua sorella, Solange, Kim il manipolo delle Kardashian-Jenner). C’è però una grande differenza tra loro: se Beyoncé è considerata da tutti un concentrato di talenti, un miracolo della natura, un mito assoluto, Kim Kardashian è quella che, da sempre, non si capisce perché sia famosa. È famosa perché è famosa, insomma, un puro fenomeno della cultura pop, l’incarnazione della deriva tautologica del successo.

«Per cosa credi che verrai ricordata», le chiede l’irritante tizio invisibile delle famose 73 domande di Vogue. «Per i miei molti talenti», risponde lei. Una frase che è stata ripresa, e derisa, dai commenti sotto al video. In molti pensano che Kim sia l’esempio del presente malato e corrotto in cui viviamo: un periodo storico in cui si diventa miliardari senza fare quasi niente, nel suo caso possedendo tre soli requisiti: discendere da una famiglia benestante, diventare amica della persona giusta  – Paris Hilton negli anni 2000 – saper seguire l’esempio di quella persona. 4 anni dopo l’uscita di 1 Night in Paris, il sextape che aveva per protagonista l’ereditiera e un tale di nome Rick Salomon, Kim si lascia scappare a sua volta un filmato porno (qui c’è un certo Ray J.) che viene pubblicato dalla Vivid Entertainments. Kim fa causa alla casa di produzione e ottiene 5 milioni di dollari di risarcimento. Nello stesso anno inizia Keeping Up with the Kardashians, uno dei reality televisivi più longevi e di successo degli Stati Uniti.

Nella lista dei più seguiti su Instagram, Kim Kardashian viene definita “Reality Tv personality”. Eppure è molto di più. Attraverso il suo profilo Instagram è in grado di influenzare milioni di persone – di donne, in particolare – un ruolo importante, che spesso ha utilizzato con troppa leggerezza, come quando ha pubblicizzato dei lecca lecca per togliere la fame. Ma non ha fatto soltanto danni: è anche grazie al suo particolare modo di “indossare” un lato B generoso, grazie alla sua gioia nel celebrarlo ad ogni occasione con abiti in grado di sottolinearlo ed esaltarlo, che la cultura occidentale ha intrapreso una strada che sembra si stia allontanando dall’ossessione per la magrezza del corpo femminile. Prima che Kim venisse a salvarci, per noi donne il culo perfetto era quello di Kate Moss, cioè l’assenza pressoché totale dello stesso. La tendenza verso una magrezza estrema dilagava anche tra le star: sembravano/erano anoressiche Paris Hilton, Nicole Ritchie, Lindsay Lohan e le gemelle Olsen, per citarne solo alcune. Oggi il corpo perfetto è quello di Kim. È stata lei a farci il lavaggio del cervello con calma e costanza. Ci ha messo circa un decennio: foto dopo foto, ha convinto quasi tutti. Un passo avanti? Non proprio, in realtà: la sua struttura a clessidra è altrettanto inarrivabile.

La novità, lanciata dalla cover story del numero di maggio di Vogue, è che Kim Kardashian ha deciso di diventare avvocato. La dichiarazione, raccolta con molta serietà dall’autore dell’intervista, Jonathan Van Meter, è stata accolta con un sorrisetto da molti lettori, che sui social hanno espresso un certo scetticismo. Kim ha dichiarato di voler diventare avvocato entro il 2022: ha iniziato un apprendistato di 4 anni in uno studio legale di San Francisco (la California permette di sostituire l’apprendistato alla scuola di legge). Una decisione che sulle prime potrebbe sembrare assurda ma in realtà ha molto senso. Non solo perché oggi quello che un personaggio pop, anche il più frivolo, sceglie di comunicare di se stesso – i suoi obiettivi, valori e desideri – va sempre preso sul serio (con un solo post, Kim Kardashian ha il potere di smuovere le montagne). Ma anche perché la passione per la giurisprudenza è di famiglia: suo padre Robert Kardashian («Se potessi scegliere una persona – viva o morta – con chi andare a cena, chi sceglieresti?», chiede l’invisibile irritante, «Sicuramente mio padre», risponde lei), morto nel 2003 di cancro all’esofago, all’età di 59 anni, è stato il difensore di O.J. Simpson e uno degli avvocati più stimati degli Stati Uniti.

In più, abbiamo un precedente: risale soltanto all’anno scorso il caso di Alice Marie Johnson, la donna afroamericana condannata all’ergastolo per traffico di droga: è anche grazie all’intervento di Kim, che si è presa a cuore la sua situazione, che Donald Trump ha commutato la sua pena. La donna aveva già scontato 21 anni di prigione. «Mi sono trovata di fronte una nonna che aveva commesso il suo primo crimine, per altro non violento, ricevendo la stessa condanna di Charles Manson», ha detto Kim, commentando il loro primo incontro. «Ho pensato: questo è così sbagliato, così assurdo, com’è possibile? Ho chiamato il mio avvocato e ho chiesto cosa potessi fare». Kim è stata ricevuta dal presidente nella Roosevelt Room. È stato lì, in compagnia del giudice e degli avvocati, che ha capito di voler studiare legge: per poter essere autonoma, autosufficiente, nel poter difendere chi avrebbe desiderato difendere in futuro.

Oltre a un toccante passaggio sullo stato mentale di Kanye, la cover story di Vogue è dedicata alla descrizione della sua casa, un “monastero minimale” (così la definisce lei stessa), che viene mostrato nel dettaglio nel video delle 73 domande. Lo stile della casa si ispira a Axel Vervoordt e Kanye (a proposito: vale la pena di guardare il video anche solo per osservarlo mentre, un po’ rimbambito, gioca con le bambine sul lettone immacolato). «La nostra filosofia è la convinzione che una casa dovrebbe essere un’espressione personale della tua anima» si legge sul sito di Vervoordt.

Kim Kardashian West e Kanye West durante il tour di Travis Scott, l’Astroworld Tour, il 19 dicembre 2018 a Inglewood, California (foto di Rich Fury/Forum Photos via Getty Images)

Il minimalismo (nessun oggetto, solo mobili enormi) è anche una reazione alla rapina del 3 ottobre 2016, una brutta esperienza che provocò un esaurimento nervoso a Kanye e allontanò Kim dal suo adorato profilo Instagram per ben 3 mesi. Durante la settimana della moda la donna fu aggredita nel suo hotel di Parigi da un gruppo di uomini travestiti da poliziotti, che la legarono, le puntarono una pistola alla tempia («ero sicura che avrebbero sparato», ha raccontato poi) e le portarono via un anello del valore di 4 milioni di dollari (un regalo del marito, sfoggiato su Instagram soltanto 3 giorni prima), una scatola di gioielli da 5 milioni di euro e due telefoni. È da allora che la famiglia ha rinnovato il suo stile, facendo – come sempre – di necessità virtù: colori neutri, pochi accessori, un’eleganza essenziale.

Ci si può ricostruire e reinventare daccapo infinite volte e Kim lo sa bene. L’ha imparato da sua madre Kris, che a 50 anni suonati ha costruito un impero (il reality basato sulla sua stessa famiglia, di cui è produttrice esecutiva e indiscussa protagonista), e l’ha imparato dall’ex marito di Kris, William Bruce Jenner, oggi Caitlyn, che nel 2015, all’età di 66 anni, ha completato il suo percorso di transizione, documentando il tutto attraverso un documentario dal titolo I Am Cait. Insomma, quando un Kardashian-Jenner si mette in testa di fare una cosa la ottiene, senza preoccuparsi dell’età e dei limiti della natura, tantomeno di quello che pensa la gente. Così come ogni giorno riesce a gestire quel genio disturbato di suo marito, così come è riuscita a rivoluzionare il paradigma estetico femminile con la mera forza del suo sedere, Kim Kardashian può benissimo diventare uno dei migliori avvocati degli Stati Uniti.