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Milf è una nuova categoria del cinema

Un tempo se ne parlava solo nel porno, ma ora sempre più film e serie tv stanno raccontando 40, 50, 60enni che snobbano i coetanei e scelgono uomini decisamente più giovani.

di Marianna Tognini

«Potrei essere tua madre», sussurra inebetita Gabriella (Monica Guerritore) a Elia (Giacomo Gianniotti) nel primo episodio di Inganno, la miniserie Netflix diventata il titolo non in lingua inglese più visto nel mondo. Lei ha sessant’anni, lui una trentina, la storia vorrebbe essere un melò dalle tinte thriller ma alla fine, stringi stringi, è una specie di versione soft-erotica di Un posto al sole. Trattasi di classico guilty pleasure, certamente, che s’inserisce di diritto nella lunga sfilza di film e serie tv che sono tornati a raccontare il sesso concentrandosi su narrazioni in cui donne nient’affatto disperate decidono di intrattenere relazioni con uomini di venti, trent’anni più giovani.

Partendo da The Idea of you, A Family Affair, Lonely Planet, Tra un tempio e l’altro, Ancora un’estate, la già citata Inganno, fino all’attesissimo Babygirl, in cui una Nicole Kidman fresca di Coppa Volpi a Venezia 2024 scopre le gioie del Bdsm grazie al suo stagista: non tutti esperimenti riusciti, sia chiaro, accomunati però da una tematica che, dal grande e piccolo schermo, atterra anche nella vita reale. Vulture l’ha definito «New Milf Cinema», ma è stata una ricerca condotta dalla dating app Bumble in tempi ancora non sospetti (ossia novembre dello scorso anno) a far luce sul trend before it was cool.

Basandosi su un campione che ha coinvolto 26.800 membri a livello globale, lo studio ha sottolineato che il 59 per cento delle donne è più aperto e incline a uscire con persone decisamente più giovani, fatto emerso anche in un sondaggio Ipsos ripreso dal sito StudyFinds. «Le donne Millennial stanno scoprendo ciò che le donne della Generazione X già sanno: gli uomini più giovani non sono solo più disponibili, ma anche più desiderabili per diverse ragioni», tra cui, in ordine sparso, la facilità, la leggerezza, il divertimento, l’assenza di quelle insicurezze e di quella tipica amarezza che gravano sul maschio più adulto e che immancabilmente vengono riversate nel rapporto.

La scrittrice e podcaster Glynnis MacNicol su Elle scrive che «essere una cougar è tornato di moda», evidenziando come negli ultimi due decenni la società abbia etichettato le donne che ricercano queste relazioni appunto come “cougar”, «suggerendo uno squilibrio di potere inappropriato e inquadrando la donna come una specie di predatrice (preoccupazione mai applicata al contrario ed ennesima conferma dell’esistenza di un doppio standard). Ultimamente, però, ciò che è stato considerato una battuta dispregiativa viene rivendicato come un’azione di empowerment nello zeitgeist culturale».

L’imprenditrice ed ex dirigente pubblicitaria Cindy Gallop, il cui TEDTalk del 2009 Make Love Not Porn si apriva con la frase «Esco con uomini più giovani di me», ritiene che questo sia l’effetto di chi sta realizzando i vari film e serie tv che trattano l’argomento: «Le narrazioni sullo schermo che stiamo vedendo ora provengono da libri e sceneggiature di donne, sono guidate e sostenute da donne». Donne che vogliono vedere sia la loro realtà, sia le loro fantasie riflesse nel mondo, e prendono il timone dello storytelling: quel che ne Il ragazzo della porta accanto era horror, ne Il Laureato era uno scandalo, in Harold e Maude era bizzarro e in Benvenuta in Paradiso era una personale rivincita (tutte storie, guarda caso, raccontate da una prospettiva maschile), oggi è semplicemente la norma.

L’uomo, da canto suo, è ben lungi dall’essere oggettificato e dal ricadere nel cliché del toy boy: sempre StudyFinds segnala che «per molti versi, gli uomini della Generazione Z vedono le donne della Generazione X e Millennial come un’opportunità per “salire di livello” da un punto di vista emotivo e sociale. Con i loro atteggiamenti più evoluti in fatto di non-monogamia, fluidità di genere e attitudine verso la soft life, gli uomini della Gen Z potrebbero costituire la generazione più propensa a rovesciare stereotipi fortemente radicati su sesso e relazioni».

L’incognita di fondo che rimane non riguarda più l’accettabilità sociale e culturale della relazione, quanto la sua tenuta nel lungo periodo sul piano della realtà, fatta tara della leggerezza, del divertimento e dell’entusiasmo sessuale. Gli esempi virtuosi a tal proposito sono pochi (Fiorella Mannoia e Carlo Di Francesco, Sam e Aaron Taylor-Johnson, Cher e Alexander Edwards), più numerosi i casi in cui fidanzati o mariti dopo anni, mesi, ripiegano su loro coetanee o su donne più giovani: Valeria Golino e Riccardo Scamarcio, Valeria Bruni Tedeschi e Louis Garrel, Harry Styles e Olivia Wilde, Sandra Bullock e Ryan Gosling, Jennifer Lopez e Casper Smart, Demi Moore e Ashton Kutcher.

Forse, l’uomo più giovane è una sorta di substance in forma umana che riesce a farci sentire ancora sensuali, attraenti, desiderabili ed eccitanti mentre gli anni che scorrono, i canoni estetici e lo spirito del tempo tendono a convincerci del contrario. Esattamente come “la sostanza” del film di Coralie Fargeat, è una droga capace di donarci un senso di onnipotenza, insieme alla smania di volerne sempre di più. Anche qui, non è un caso che The Substance – che altro non è che una potentissima metafora di cosa significhi invecchiare per una donna – sia stato scritto e girato appunto da una donna, nonché interpretato da un’attrice (Demi Moore) le cui vicende personali e professionali s’intrecciano in maniera al limite dell’autobiografico con la trama. E la cui interpretazione più sorprendente arriva oggi, a 61 anni, una cinquantina di film e un baby-marito alle spalle: chiamatela pure la regina delle Cougar, lei di sicuro non se ne avrà.