Hype ↓
14:58 venerdì 12 dicembre 2025
Una ricerca ha dimostrato che la crescita economica non è più legata all’aumento delle emissioni di CO₂ E, di conseguenza, che la transizione energetica non è un freno all'aumento del Pil, neanche nei Paesi più industrializzati.
Reddit ha fatto causa al governo australiano per aver vietato i social ai minori di 16 anni La piattaforma è convinta che la legge anti soci isoli i minorenni e limiti la loro voce politica nella società, fornendo benefici minimi.
La casa di Babbo Natale in Finlandia quest’anno è piena di turisti ma anche di soldati Nato L’escalation al confine russo ha trasformato la meta turistica natalizia della Lapponia in un sito sensibile per l’Alleanza Atlantica.
Il governo americano vuole che i turisti rivelino i loro ultimi 5 anni di attività sui social per ottenere il visto Vale anche per i turisti europei che dovranno consegnare la cronologia dei loro account su tutte le piattaforme social utilizzate.
Ora su Letterboxd i film si possono anche noleggiare e sono già disponibili molte chicche introvabili altrove I titoli disponibili saranno divisi in due categorie: classici del passato ormai introvabili e film recenti presentati ai festival ma non ancora distribuiti su altre piattaforme.
Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.
Secondo una ricerca, nel 2025 abbiamo passato online più tempo che durante i lockdown Oramai i "vizi" presi durante la pandemia sono diventati abitudini: ogni giorno passiamo online tra le quattro e le sei ore.
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.

Il rimpianto di Londra

L'atmosfera nella capitale inglese del dopo Brexit, fra incredulità e voglia di rimanere in Europa, mentre a sinistra l'ascesa di Khan corrisponde al declino di Corbyn.

30 Giugno 2016

Nella bolla di rimpianto in cui vive Londra gli slogan sono diventati più volgari, l’insofferenza è alta, il sospetto pure. A Trafalgar Square si è riunito il popolo che non ha votato per la Brexit e che ora non vuole uscire dall’Unione europea: piuttosto, dice, è meglio che Londra esca dal Regno Unito. Sogna una città-Stato indipendente che possa non vergognarsi di questa immensa figuraccia, di questo Paese celebre per la sua apertura, le sue contaminazioni culturali e politiche, che ora si trova tutto l’odio del mondo addosso.

Nigel Farage, leader indipendentista che ha trainato la vittoria della Brexit, è il più attaccato e insultato: per questi giovani che ostentano un amore assoluto nei confronti dell’Unione europea – ci sono cuori dappertutto, Europa ti amiamo, Europa non lasciamoci, sembra che tutti gli amanti traditi del Regno si siano riuniti qui – Farage rappresenta l’antitesi, il nemico da combattere. Protezionista, anti immigrati, xenofobo: il contrario dei londinesi. Ma lui ha vinto e questa piazza ha perso, anche se qui continua ad apparire plausibile l’idea di organizzare un altro referendum: anzi è un’idea necessaria e inevitabile, dicono, come se davvero il 52 per cento del Paese non avesse mai votato e fossimo a una settimana e più fa, quando tutto doveva ancora accadere.

BRITAIN-EU-POLITICS-BREXIT-PROTEST

I leader politici alle prese con una crisi istituzionale che non era stata prevista – sapevamo dei mercati, della sterlina, dell’eventualità di una recessione, ma che i due principali partiti del Regno crollassero in modo simultaneo e tanto scomposto, questo no – escludono la possibilità che ci sia un altro referendum. Molti commentatori continuano ad accarezzare l’idea, alcuni con lo stesso spirito della piazza di Trafalgar, altri immaginando una procedura più strutturata che, a un certo punto del negoziato, chieda ai cittadini come vuole regolare il divorzio con l’Ue. Si tratta soltanto di divagazioni da panico, è chiaro, non si può tornare indietro, non adesso certo: se un ripensamento ci sarà, è più probabile che avvenga quando i due anni concessi per rivedere i trattati saranno quasi trascorsi, la Brexit sarà vicina e vera, e magari di fronte agli scatoloni, l’argenteria divisa con livore, passerà la voglia di chiudere la porta. Ma si tratta sempre di suggestioni, alcuni commentatori – in particolare quelli del Financial Times, che per giorni si è vestito con più nero possibile per segnalare il proprio discontento – fingono di crederci davvero, istillano speranza, ma si sa che oggi non si può tornare indietro, non lo vogliono gli europei scorbutici, non lo vuole il 52 per cento del Paese.

Per questa piazza di pentimenti il leader di riferimento è diventato Sadiq Khan, che si è mostrato tanto e spesso in questi giorni, senza tutto quell’imbarazzo che appesantisce il suo partito. Il neosindaco laburista di Londra è stato tra i pochi a fare campagna per il “Remain” con il premier (dimissionario) conservatore David Cameron: non c’era nulla di ufficiale, ma la leadership laburista non voleva farsi vedere troppo vicino ai Tory, per quel tatticismo sterile che oggi costa tantissimo e non soltanto ha contribuito a determinare la Brexit, ma sta anche sfasciando il partito. Khan se n’è fregato, ha fatto la sua solida campagna europeista, appassionata e sorridente, ha stretto la mano a Cameron che qualche settimana prima gli aveva dato del pericoloso islamista, ha detto che la causa comune europea era troppo importante e decisiva per essere trattata secondo gli schemi consueti. Questa era la linea che nel Labour era stata esplicitata da David Miliband, ex ministro blairiano ora negli Stati Uniti: facciamo il possibile per l’Europa, quando sinistra e destra sono d’accordo su un tema non facciano le timide, se lo dicano.

Protestors Attend Anti-Brexit Rallys Across The UK

Era parso strano che Khan appoggiasse la strategia di David, lui che è da sempre legato a Ed Miliband, ex candidato premier per il Labour autore di un fratricidio con fortissime basi ideologiche: Ed sconfisse David alla nomina per il partito sostenuto da quei sindacati che oggi tengono in piedi – letteralmente – il Labour. Quel che sembrava un dettaglio – Khan più vicino a David – ora rischia di essere una dichiarazione d’intenti, visto che il partito sta implodendo lungo quella frattura che divise i due fratelli e che ancora divide le sinistre in tutto il mondo: liberali contro antiliberali.

Khan non ha l’aria di uno che si lascia trascinare dentro a conflitti altri dalla gestione della sua città. Quando la Brexit ha vinto, si è preoccupato di dire che Londra resta una città aperta – venite senza paura, restate senza paura – ha lanciato messaggi di calma e unità, con la consapevolezza del disastro in arrivo ma anche dell’assenza di sensi di colpa. Khan non c’entra niente con la crisi che sta attraversando il Labour adesso, è Jeremy Corbyn, leader  sfiduciato eppure inamovibile, a dover continuamente sottolineare di aver votato per il “Remain” (e comunque tutti sono convinti che menta). Il regolamento dei conti è iniziato, viziato dalla tenacia lunare di Corbyn, che non ha più un partito dietro di sé a Westminster, che ha tutti i big del partito contro (anche Ed Miliband), e che pure si presenta ai comizi organizzati dalle sue guardie pretoriane e dice di essere vittima di un complotto liberale.

Khan sembra non curarsene e anzi ne approfitta per far sì che il rimpianto londinese non sia soltanto materia di vignette e foto iconiche: ha chiesto maggiori poteri per la sua città, vuole diventare un supersindaco che dipende sempre meno dal governo centrale, ha ironizzato sull’indipendenza di Londra dal resto del Paese. I superpoteri sono una battaglia antica di Londra – lanciata dal suo predecessore Boris Johnson – e oggi il sogno della città-stato si porta molto, fa sembrare più protetti, più lontani dalla vergogna nazionale di un divorzio così poco chic. E mentre i londinesi si tormentano su quel che è accaduto, Khan si atteggia da leader, proprio ora che il Labour ne sta cercando uno.

Immagini scattate durante le proteste dei londinesi anti-Brexit a Trafalgar Square (Getty Images).
Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.