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È morto Björn Andrésen, «il ragazzo più bello del mondo» diventato famoso per Morte a Venezia L’attore svedese aveva settant’anni e per tutta la vita ha lottato con la difficile eredità del film di Luchino Visconti.
I ladri del Louvre sono stati catturati anche perché hanno lasciato indietro un sacco di indizi tra cui guanti, un casco, una fiamma ossidrica e un walkie-talkie Un sospettato è stato fermato all'aeroporto Charles de Gaulle mentre tentava di partire per l'Algeria, l'altro mentre si preparava a partire per il Mali.
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.

L’artigianato artistico in mostra a Homo Faber

Dal 10 aprile al primo maggio, Fondazione Cini e Michelangelo Foundation a Venezia celebrano i mestieri dell’arte in un percorso espositivo che esplora il meglio del saper fare internazionale.

di Studio
14 Aprile 2022

Dare il giusto risalto alle molteplici tecniche che, storicamente, hanno caratterizzato – e spesso forgiato – le società umane è l’intento di Homo Faber: Crafting a More Human Future, l’esposizione voluta da Fondazione Giorgio Cini e da Michelangelo Foundation, attualmente in corso a Venezia fino al prossimo 1 maggio. Celebrare l’artigianato senza retorica non è un’impresa facile e il team di curatori e partner internazionali di Homo Faber ne è ben consapevole: dopo la prima edizione del 2018, questa seconda edizione vede infatti finalmente la luce dopo lo stop dovuto alla pandemia, e ritorna sull’Isola di San Giorgio, negli spazi verdi della Fondazione Cini, con ben 15 diverse mostre, 22 curatori e oltre 850 manufatti provenienti da tutta Europa e dal Giappone, Paese ospite della manifestazione.

“Stone Garden” by Naoto Fukusawa and Tokugo Uchida, Homo Faber. Ph by Alessandra Chemollo © Michelangelo Foundation

Per l’occasione, il visitatore potrà attraversare gli oltre 4000 metri quadrati della Fondazione Cini, tra cui il labirinto di Borges, le Vatican Chapels e il Teatro Verde appena riaperto al pubblico, alla scoperta dei molteplici percorsi espositivi: ognuno di essi mette in evidenza capacità umane uniche e secoli di cultura e know-how che si esprimono nell’alto artigianato europeo e giapponese di oggi. Homo Faber offre infatti una rara opportunità di ammirare le opere create da una rosa di Tesori nazionali viventi del Giappone – il concetto di Tesoro nazionale vivente nasce proprio lì, d’altronde, e colui che ne viene insignito è considerato Conservatore di proprietà culturali intangibili – e di testimoniare l’influenza della cultura e dell’artigianato giapponese sull’Europa. Nelle magnifiche sale del cenacolo Palladiano, il designer di fama internazionale Naoto Fukasawa e il direttore del MOA Museum of Art di Atami Tokugo Uchida hanno co-curato Stone Garden, il giardino delle 12 pietre, una selezione di dodici opere d’arte che vanno dall’arpa in lacca urushi ai kimono fino ai cesti per fiori in bambù, esposti in modo semplice ma reverenziale su dodici blocchi a forma di pietra.

“Genealogies of Ornament” by Judith Clark, Homo Faber

David Caméo e Frédéric Bodet, invece, hanno progettato Porcelain Virtuosity, il padiglione dedicato ai virtuosi della porcellana: un carnet di scultori contemporanei e celebri manifatture europee che mescola approcci innovativi e tecniche tradizionali, mentre lo scenografo francese Sylvain Roca, in collaborazione con la storica fornace veneziana Venini, ha invitato un team di dieci flower designer internazionali ad animare Blossoming Beauty: ognuno di loro ha “vestito” di fiori un vaso in vetro Venini realizzato per l’occasione. Procedendo nell’esposizione, si incontra poi Next of Europe, la mostra curata dal gallerista, antiquario e artista italo-belga Jean Blanchaert su progetto dello studio Stefano Boeri Interiors. Insieme, hanno realizzato un cabinet de curiosités che accoglie un’ampia selezione di oggetti realizzati da maestri artigiani che non solo incarnano il meglio dei mestieri d’arte in Europa, ma che se ne fanno anche portavoce presso le nuove generazioni.

“Blossoming Beauty” by Sylvain Roca, Homo Faber

All’interno della piscina Gandini, invece, Robert Wilson – storico visual artist e regista statunitense – con Waiting with Peace and Darkness invita il pubblico a scoprire l’ispirazione nipponica dietro le sue produzioni teatrali, in particolare la Madama Butterfly di Puccini. Entrando nello spazio espositivo, il visitatore potrà immergersi nel genio scenico di Wilson, che ha trasformato l’ex piscina Gandini, costruita negli anni Sessanta, in un vero e proprio palcoscenico teatrale grazie all’utilizzo di luci, costumi, opere d’arte e mobili realizzati in collaborazione con maestri artigiani. Come ha raccontato lo stesso Wilson, una visita in Giappone alla fine degli anni Settanta gli ha fatto scoprire il mondo antico del teatro Nō e i suoi interpreti, cambiando per sempre la sua percezione del mestiere di drammaturgo: «Non avevo mai visto il teatro giapponese, ma non appena l’ho scoperto mi sono reso conto che era una conferma di tutto ciò che stavo facendo nel mio lavoro», ha infatti dichiarato.

“Magnae Chartae” by Michele De Lucchi, Homo Faber. Ph. by Alessandra Chemollo © Michelangelo Foundation

Oltre all’esibizione Magnae Chartae, curata da Michele De Lucchi nella Sala Messina, che si concentra sul valore della carta come mezzo espressivo, merita assolutamente la visita il percorso immaginato dalla curatrice Judith Clark nella Scuola Nautica, Details: Genealogies of Ornament. La mostra si sviluppa su più livelli ed esplora il know-how di quindici maison specializzate nella creazione dei migliori orologi, kimono, gioielli, profumi artistici e abiti couture (on display alcuni pezzi d’archivio di Azzedine Alaïa, Chanel, Schiaparelli by Daniel Roseberry e Roberto Capucci fra gli altri). Ma Homo Faber non si svolge solo sull’Isola di San Giorgio ma in tutta Venezia: oltre sessanta tra artigiani e artisti della città apriranno infatti le porte dei loro laboratori e atelier per guidare i visitatori all’interno delle loro professioni, con la possibilità di creare itinerari personalizzati (per informazioni, consultare il sito ufficiale) e seguire workshop, come quelli degli artigiani di Wave Murano, guidati Roberto Beltrami, che con i suoi trentun’anni è il più giovane mastro vetraio della città, oppure ancora scoprire da vicino la complessa genesi delle creazioni di Ongaro & Fuga, storica e rinomata bottega artistica di specchi veneziani.

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