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16:01 mercoledì 30 aprile 2025
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.

Il Guardian ha iniziato una serie di obituary per gli animali estinti

06 Maggio 2022

Con il necrologio dedicato al po’ouli, un uccellino hawaiano, il Guardian ha inaugurato una serie tristissima: gli obituary delle specie animali che si sono estinte a memoria d’uomo, «pubblicati mentre il pianeta subisce la sua sesta estinzione di massa e basati sui documenti dell’Unione internazionale per la conservazione della natura». Raccontando la storia del minuscolo uccello chiamato così per via della sua testolina nera – in hawaiano po’ouli significa “testa nera” –  il Guardian riporta un proverbio hawaiano dal doppio significato che riassume bene lo spirito dell’iniziativa: “la pioggia segue la foresta”. La frase funziona sia come un suggerimento – per trovare l’acqua, bisogna cercare le foreste – ma anche come un avvertimento: se un elemento di un ecosistema viene distrutto, ne seguiranno sicuramente altri.

© Paul Baker / HAS Education File

Come tutti i po’ouli prima di lui, l’ultimo era cresciuto nella foresta pluviale di Hana a Maui, alle pendici del monte Haleakalā. La specie è stata scoperta nel 1973, quando gli uccellini erano già solo 200. Nel 1997 erano rimasti in cinque. Quell’anno l’ecologista Paul Baker ne catturò uno per la prima volta per fotografarlo e poi lo lasciò andare. Nel 2000 erano diventati tre. Sebbene vivessero a pochi chilometri l’uno dall’altro, è improbabile che si siano mai incontrati. «Forse per solitudine, forse per confusione», scrive il Guardian, tutti e tre passavano il tempo insieme a dei pappagalli Maui giallastri e dal becco uncinato, che avevano un richiamo simile al loro. I po’ouli erano una specie abbastanza silenziosa, poco canterina, che si nutriva di piccole lumache di terra, scarafaggi e larve di farfalle. Per colpa dei maiali domestici europei le lumache sono diventate sempre più difficili da trovare. Non solo: i maiali, i ratti, i gatti e le manguste che furono portati sull’isola decenni prima dall’uomo probabilmente cacciavano i po’ouli e le loro uova. Le specie invasive hanno causato un terzo delle estinzioni del mondo dal 1500: le sole Hawaii hanno perso due terzi delle specie di uccelli.

Nel 2002, dopo anni di dubbi e dibattiti, i ricercatori si decisero finalmente a catturare un esemplare femmina per liberarla nel territorio di quello che credevano fosse l’ultimo maschio rimasto. I due, però, non si incontrarono nemmeno. Nel 2004 ci riprovarono: per catturare l’ultimo po’ouli ci vollero sei persone, 18 mesi e 300.000 dollari. L’uccellino era lo stesso che aveva fotografato Paul Baker nel 1997. Leggere della fine dell’ultimo po’ouli è abbastanza toccante (parlando col Guardian, Baker ammette di aver pianto quando ha appreso la notizia): «L’ultimo po’ouli è morto in un nido insolito. Troppo debole per appollaiarsi, l’uccellino riposava in un piccolo asciugamano attorcigliato ad anello. Era l’ultimo della sua specie, l’ultimo di un intero gruppo di fringuelli, e non si trovava da nessuna parte sulla Terra al di fuori delle sue native Hawaii. Per settimane, mentre gli scienziati cercavano di trovargli un compagno, si ammalava sempre di più. L’unico po’ouli rimasto aveva solo un occhio. Solo nel suo asciugamano, solo in tutto il mondo, l’ha chiuso».

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