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È uscito il primo trailer della nuova serie tv di Luca Guadagnino

Dopo il teaser, è finalmente uscito il primo trailer della nuova serie tv di Luca Guadagnino, We Are Who We Are. La serie di otto episodi con Chloë Sevigny e Kid Cudi è la prima esperienza del regista (e showrunner, produttore esecutivo e sceneggiatore) con il formato della serialità televisiva. Scritta con Paolo Giordano e Francesca Manieri, We Are Who We Are debutterà questo autunno su Sky e Hbo. Racconta del percorso di formazione di due adolescenti americani che, insieme alle loro famiglie composte da militari e civili, vivono in una base militare americana in Italia. Il protagonista è il quattordicenne Fraser – interpretato da Jack Dylan Grazer, già star di It e Beautiful Boy – che si trasferisce da New York in una base militare italiana con le sue madri, interpretate da Chloë Sevigny e Alice Braga. Al suo arrivo, Fraser incontra Caitlin (Jordan Kristine Seamón), un’adolescente che vive nella base da diversi anni.

I due fanno amicizia, affrontano conflitti familiari e questioni di identità di genere. Il trailer si apre con Fraser che vede per la prima volta Caitlin a scuola, mentre lei recita un verso da Foglie d’erba di Walt Whitman: «I am he that aches with amorous love». Dal breve video si intuisce che la loro amicizia sarà duramente ostacolata dai genitori, in particolare dal padre di Caitlin (interpretato da Kid Cudi), che a un certo punto le chiede stupito e disorientato: «Cosa ti piace di quel ragazzo?». Lei risponde: «Mi capisce». La madre di Caitlin è interpretata da Faith Alabi, mentre la figlia di Martin Scorsese, Francesca Scorsese, fa il suo debutto sullo schermo come la sessualmente disinibita Britney. Corey Knight interpreta il soldato bonario Craig, Beatrice Barichella interpreta la ragazza locale Valentina e Ben Taylor interpreta il possessivo fidanzato di Caitlin e il fratello di Craig, Sam.

In una bella intervista uscita su Variety il 10 luglio, Guadagnino ha detto che, a suo modesto parere, We Are Who We Are non potrebbe essere più lontano dal suo acclamato Call Me By Your Name. «Non mi lamenterò mai della pigrizia delle persone», ha detto, «ma quel (confronto) sembra molto pigro». E ha continuato: «Call Me By Your Name parla del passato visto attraverso il prisma di una narrazione cinematografica, questo riguarda il qui e ora. Riguarda i corpi e le anime di adesso. Penso che siano due cose molto diverse. Gli effetti delle elezioni del 2016 si sentono ancora». Ed è proprio lo shock della presidenza Trump, e l’atmosfera che ne è derivata, che il regista ha tentato di raccontare attraverso la vita quotidiana in una base militare in Italia e lo sguardo di un gruppo di ragazzini, che si troveranno a fare i conti con le situazioni incasinate che si sviluppano intorno e dentro di loro.