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Capire Greta Thunberg

La giovane attivista svedese riesce a catalizzare un interesse mai registrato prima sulla questione ambientale ma anche critiche feroci.

di Studio
28 Settembre 2019

Venerdì 27 settembre milioni di studenti sono scesi in piazza nel mondo – in Italia ci sono state manifestazioni in circa 180 città, secondo La Repubblica – per partecipare ai Fridays For Future, l’iniziativa lanciata nell’agosto 2018 dall’attivista svedese Greta Thunberg per sensibilizzare sui temi ambientali e che si è trasformata in un movimento globale. Questo venerdì di proteste, che non è il primo e non sarà l’ultimo, è stato preceduto dall’intervento di Thunberg al Summit Onu sul clima, tenutosi lo scorso 23 settembre a New York, città in cui la ragazza era arrivata dopo un lungo viaggio in barca a vela. «Questo è tutto sbagliato – ha detto, visibilmente emozionata – Io non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola dall’altra parte dell’oceano. E voi avete il coraggio di chiedere a noi giovani di sperare nel futuro? Come vi permettete. Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote». Il suo breve discorso è diventato ben presto virale: in moltissimi l’hanno trovato emozionante e di grande ispirazione, ma ciò non ha impedito a molti altri di insultare Thunberg accusandola di essere inutilmente catastrofista e, allo stesso tempo, di essere manipolata dagli immancabili (e non meglio specificati) “poteri forti” e/o dalla sua famiglia a scopo di lucro. Un elemento che viene spesso fuori quando si parla di Thunberg è poi il suo Asperger, così come le sue scelte personali, come non prendere l’areo o abbracciare il veganesimo. Ma come fa una sedicenne ad avere attirato attorno a sé tanto odio e ammirazione? Abbiamo selezionato degli articoli che analizzano il “fenomeno Greta” e provano a sciogliere i nodi su cui si discute di più.

“How Greta Thunberg Captured Our Attention on Climate” – Slate
Rebecca Onion si è chiesta su Slate quali sono i motivi che hanno reso Greta Thunberg il simbolo che è oggi. Ci sono infatti altri ambientalisti altrettanto giovani e impegnati che non hanno raggiunto il suo grado di popolarità né hanno ottenuto l’interesse che invece attirato su di sé (e sulla questione ambientale) la sedicenne svedese. I motivi sono tanti, scrive Onion, a partire dal fatto che Thunberg è vittima di una “depressione climatica” che molte persone nel mondo hanno iniziato ad accusare di fronte a cambiamenti sempre più inequivocabili: il suo attivismo, e il modo in cui la preoccupazione per l’ambiente si lega alle sue vicende personali, ci hanno toccato nel profondo. O forse, più semplicemente, eravamo pronti a recepire il messaggio, estremamente semplificato, di cui Greta si è fatta portavoce.

“Greta Thunberg’s 495-word UN speech points us to a future of hope, or despair”The Guardian
Una particolarità del discorso che Greta Thunberg ha tenuto al Summit sul clima dell’Onu è stata la sua brevità. Neanche cinquecento parole, quattrocentronovantacinque per la precisione, come nota Richard Flanagan sul Guardian, per una durata complessiva di quattro minuti e mezzo. Paragonandolo al discorso tenuto a Gettysburg il 19 novembre 1863 dal presidente americano Abraham Lincoln, che durò solo tre minuti, il giornalista sottolinea come l’attivista abbia sintetizzato il suo pensiero in cinque brevi paragrafi, recitati con una rabbia a stento contenuta: «Non è venuta a parlare di un sogno, ma di un incubo». A rendere così potente il suo discorso è il tempismo: come Lincoln, anche Thunberg parla di eventi di cui ancora, con molta probabilità, non abbiamo capito la portata. E il suo personale traguardo è stato quello di presentare la battaglia per l’ambiente come una battaglia di potere.

“Greta Thunberg became a climate activist not in spite of her autism, but because of it”Vox
«Una sedicenne svedese affetta da problemi psichiatrici», così ha apostrofato Greta Thunberg l’ospite di un talk show su Fox News, la rete pro-Trump americana, che ha dovuto poi scusarsi dopo essere stato sommerso di critiche. E non è certo l’unico ad avere insultato l’attivista per via del suo Asperger (lo ha fatto anche lo stesso Trump), sindrome che le è stato diagnosticata, assieme al mutismo selettivo, al disturbo ossessivo-compulsivo e all’iperattività, quando aveva 13 anni. Steve Silberman scrive su Vox che Thunberg è diventata un’attivista proprio perché autistica, e non a dispetto del suo disturbo, come lei stessa aveva spiegato a Masha Gessen del New Yorker l’anno scorso: «Vedo il mondo in maniera differente, da un’altra prospettiva. È molto comune fra le persone che vivono nello spettro dell’autismo avere un interesse preciso per qualcosa… io posso fare la stessa cosa per ore». È il suo approccio radicale, senza fronzoli, – «Li ho fatti sentire in colpa» ha detto per spiegare come ha cambiato le abitudini dei suoi genitori – a rendere il suo messaggio così devastante, perché esprime «Un sentimento viscerale di repulsione verso l’inganno e l’ipocrisia».

“Stop Infantilizing Greta Thunberg With Claims of Abuse” – Psychology Today
Sulla rivista degli psicologi americani, Andrew Solender scrive che l’atteggiamento con cui molti commentatori, soprattutto quelli che militano a destra o nell’estrema destra, giudicano il discorso all’Onu di Greta Thunberg (e il suo essere attivista) altro non è che paternalismo mascherato. Gli articoli che esprimono “preoccupazione” per la ragazza, presentandola come una vittima del suo stesso disturbo e della sua famiglia, non sono mai scritti «da professionisti della salute mentale né tantomeno da professionisti che hanno avuto in cura Thunberg. Non citano mai delle fonti quando affermano che i suoi genitori sono i motori malevoli dietro al suo attivismo autodistruttivo. Si limitano a offrire delle speculazioni spacciandole per verità, senza prove». Non è certo la prima volta che una malattia mentale viene usata come arma politica, nota Solender, che è anche lui un Asperger, ma Thunberg ha dimostrato chiaramente di essere una leader e il suo autismo non le sta impedendo di portare a termine quello che si era prefissata.

“How the Climate Kids Are Short-Circuiting Right-Wing Media” The New York Times
Nell’ultima settimana il movimento giovanile che si sta battendo per proteggere il nostro pianeta ha dimostrato di avere il potere di destabilizzare media e politici di destra. Non che la destra sembri farsi troppi porsi problemi all’idea di attaccare dei ragazzini: il punto è che, quando ci prova, utilizzando le solite tecniche, si scontra con un tipo di nemico molto diverso dal solito. Non è per niente facile formulare un messaggio in opposizione a un movimento giovanile per la protezione del pianeta. È anzi sempre più probabile che, quando si parla di clima, i media di destra, che sono inclinati verso un pubblico repubblicano che invecchia, possano semplicemente risultare obsoleti. In più, i  ragazzini non sembrano aver paura di quello che pensano adulti, scettici, negazionisti e politici scontrosi: sprecano pochissimo del loro tempo e della loro energia per escogitare modi di proteggere il loro messaggio dalle critiche. «Semplicemente non prestano attenzione ai loro nemici», scrive Warzel sul Nyt, «stanno partecipando alle guerre culturali riuscendo a galleggiare sopra la mischia».

“Di Greta Thunberg, voli aerei e concerti in Central Park”La Repubblica
Dario Bressanini, chimico e divulgatore scientifico, ha scritto su Le Scienze un lungo articolo in cui analizza l’effetto ottenuto dall’attivismo di Greta Thunberg. Si dice convinto che il movimento da lei inspirato abbia avuto l’insperato effetto di riportare il cambiamento climatico fra gli interessi principali dell’opinione pubblica, quando era stato lungamente dimenticato: un effetto assolutamente positivo, di cui bisogna approfittare per cambiare lo status quo. Allo stesso tempo, fa notare come ci sia differenza tra l’ascoltare la scienza e la divulgazione scientifica: «Sarebbe ingiusto pretendere da un adolescente la padronanza della complessità del problema e ancor più di tutte le implicazioni economiche, etiche, e di giustizia sociale di qualsiasi approccio venga proposto. Quindi va bene l’“Ascoltate la scienza!” di Greta Thunberg, ci mancherebbe. Ma se ci si fermasse qui sarebbe un’occasione buttata. La scienza non dà risposte ai problemi etici o di giustizia». Il problema, scrive Bressanini, è complesso e, come tale, richiede soluzioni complesse: Greta ha iniziato qualcosa che non può (e non vuole) finire da sola.

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