Hype ↓
13:59 giovedì 16 ottobre 2025
Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.
Nel cinema non si è mai vista una campagna promozionale come quella di Bugonia Tra siti cospirazionisti e cartelloni vandalizzati, il marketing per il lancio del nuovo film di Yorgos Lanthimos è uno dei più azzeccati degli ultimi anni.
Londra è la città europea che sta battendo ogni record in fatto di telefoni rubati Solo nel 2024 ne sono stati rubati più di 80 mila, la maggior parte dei quali rivenduti poi sul mercato nero internazionale.
È morto Drew Struzan, l’illustratore che ha disegnato le locandine di moltissimi successi di Hollywood Star Wars, Indiana Jones, Ritorno al futuro, E.T, Blade Runner, I Goonies, La cosa: la locandina che vi viene in mente pensando a questi film l'ha disegnata lui.
I lettori di Jia Tolentino non hanno preso bene la sua collaborazione con Airbnb Sia gli ammiratori che i detrattori sono rimasti molto delusi dalla sua decisione di lavorare con un'azienda come Airbnb.
Nella nuova campagna Moncler c’è la reunion di Al Pacino e Robert De Niro Si chiama Warmer Together e vuole celebrare «le emozioni e il calore dello stare insieme».
È morto D’Angelo, l’artista che ha prima rivoluzionato e poi abbandonato la musica soul Aveva 51 anni ed era malato di cancro. Lascia in eredità tre album diventati culto e una storia personale caratterizzata dal difficile rapporto col successo.
Dei 10 film più visti al cinema in Italia nell’ultima settimana, metà sono vecchi titoli tornati in sala Nell'ottobre del 2025, tra i film più visti in Italia ce n'è uno del 1971, uno del 1997, uno del 2001 e uno del 2009.

Sei possibili scenari per Israele e Gerusalemme

Potrebbe rientrare tutto, ma anche scoppiare un’intifada. Cosa succederà in Medio Oriente?

11 Dicembre 2017

La scorsa settimana Donald Trump ha annunciato che gli Usa riconoscevano Gerusalemme come capitale di Israele e che sposteranno lì l’ambasciata, che ora sta a Tel Aviv. A ridosso dell’annuncio, che è stato fatto mercoledì sera, qualcuno aveva previsto forti disordini, o addirittura lo scoppio di una nuova intifada. Altri hanno minimizzato, facendo notare, per esempio, che il Congresso americano aveva già riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e approvato una misura per spostare l’ambasciata (col Jerusalem Embassy Act del 1995). Sul campo, per il momento, la situazione è tesa, però meno tesa di quanto non si erano immaginati i più pessimisti. A distanza di qualche giorno, è possibile provare a tracciare qualche scenario.

1. Ci sarà una terza intifada?

Quando Trump ha annunciato il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele, una delle reazioni più diffuse, specialmente in Italia, è stata “ecco, adesso scoppierà una terza intifada”. È uno scenario possibile, ma francamente non probabile. Ci sono stati disordini, certo, a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, dove i manifestanti palestinesi si sono scontrati con le forze israeliane (molti degli abitanti arabi di Gerusalemme Est non hanno la cittadinanza israeliana e dunque sono palestinesi a tutti gli effetti). La domanda però è se tutto questo possa deflagrare in una vera e propria intifada, come successe trent’anni fa e nel 2000. È una questione che ha esaminato a fondo Anshel Pfeffer su Haaretz, giungendo alla conclusione che è molto improbabile. Sono 13 anni che tutti si aspettano una terza intifada, scrive, ma finora non si è mai concretizzata. In gran parte perché i palestinesi hanno troppo da perdere: due intifade hanno fatto molti morti e non hanno portato a un gran che. Quello che si è visto negli ultimi anni è piuttosto un aumento ciclico di singoli episodi di violenza (gli accoltellamenti, le auto sulla folla) che però non hanno portato a una rivolta violenta su vasta scala.

2. Provocherà il caos in Medio Oriente?

Poco probabile. Il Medio Oriente è già nel caos di per sé e in tutto questo il conflitto israelo-palestinese c’entra sempre meno. Ci sono guerre civili in Siria, Iraq, Libia e Yemen, ma israeliani e palestinesi per il momento restano (relativamente) tranquilli. C’è chi dice che la questione israelo-palestinese potrebbe fungere da “miccia” e in effetti qualche disordine legato alla questione c’è stato in Libano. Però è improbabile che la cosa esploda. Un po’ perché la questione israelo-palestinese non è più così centrale in Medio Oriente. E poi perché, con tutte le guerre civili che ci sono e che si trascinano da anni, nei Paesi arabi dove le cose sono tranquille la gente ci pensa davvero due volte prima di fare casini.

3. Rientrerà tutto?

È una prospettiva forse un po’ troppo ottimista ma non del tutto campata in aria: la questione potrebbe semplicemente rientrare. Almeno in parte. L’annuncio di Trump infatti consiste in due elementi: il riconoscimento di Gerusalemme capitale e lo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv e Gerusalemme. Il riconoscimento di Gerusalemme capitale ha una valenza simbolica e politica importante, ma non fa altro che confermare due cose che già si sapevano: Israele considera Gerusalemme sua e gli Stati Uniti non sono neutrali, stanno con Israele. Avere formalizzato questa cosa ha creato rabbia e disordini tra i palestinesi, ma probabilmente finirà lì. Lo spostamento dell’ambasciata invece riguarda la situazione sul campo e potrebbe portare a disordini maggiori. Se e quando avverrà. Perché nel breve e medio periodo l’ambasciata resterà dov’è. La Casa Bianca ha detto che sposterà l’ambasciata tra quattro anni. Ma, come ha spiegato l’ex ambasciatore Dan Shapiro al Washington Post, probabilmente ne serviranno almeno dieci.

Reaction To US Embassy Announcement In Jerusalem

4. I rapporti tra Europa e Israele saranno sempre più tesi?

Per il momento sembrerebbe di sì, ma non ingigantiamo la cosa: l’annuncio di Trump e l’esultanza di Netanyahu sono stati condannati da Macron e Gentiloni, per fare due esempi. Il premier israeliano ha avuto un’accoglienza gelida a Bruxelles. Però i Paesi dell’Europa orientale sembrano propensi a seguire la linea di Trump: la Repubblica ceca ha detto che sposterà l’ambasciata. È la conferma di un trend già in atto: Israele va sempre più d’accordo con Trump, Putin e i Paesi dell’Est e sempre meno d’accordo con l’Europa occidentale. Ma non è una cosa che avrà grandi conseguenze concrete.

5. Archivieremo l’idea di uno Stato palestinese?

Un’altra delle cose che si sono sentite dire tanto è che la dichiarazione di Trump “affosserà il processo di pace”. Il problema è che il processo di pace è affondato già da un bel po’. Per processo di pace in genere s’intende il principio, nato nei primi anni Novanta, di giungere a un modello di “due popoli per due Stati” (con un futuro Stato palestinese che sorga a fianco di quello israeliano) e dove i palestinesi danno “pace in cambio di terra” (tradotto: voi israeliani ci date l’indipendenza, noi smettiamo di darvi fastidio). Ecco, questa cosa qui è bell’e che morta. La dichiarazione di Trump però mette la sua morte nero su bianco, dice “il processo di pace così come lo conoscevamo non c’è più”. Ma dice anche un’altra cosa, e cioè che, per come la vedono gli Usa, possiamo anche dimenticarci uno Stato palestinese. Come ha scritto Menachem Klein su +972, adesso c’è «un consenso israelo-americano che non ci sarà nessuno Stato palestinese e nessuna capitale a Gerusalemme». 

6. E se invece fosse un’occasione per i palestinesi?

È uno scenario di cui si sta discutendo tra gli analisti, ma, anche qui, un po’ troppo ottimista. Uno dei ragionamenti è questo: bene, abbiamo messo nero su bianco che il vecchio modello del processo di pace è morto e sepolto, allora non potrebbe essere un’occasione per iniziare a esplorare altre strade? Un altro ragionamento è: la più grande potenza del mondo ha riconosciuto Gerusalemme come israeliana, almeno adesso la comunità internazionale dovrà riconoscere che c’è un problema con lo status di chi ci abita. (Come accennato prima, i residenti arabi di Gerusalemme non hanno la cittadinanza: inizialmente era stata offerta loro ma avevano rifiutato, adesso invece la chiedono in molti ma viene loro negata). Si tratta però di una prospettiva un po’ forzata, il famoso “tanto peggio, tanto meglio”.

Foto Getty
Leggi anche ↓

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Odessa ex città aperta

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.