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In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
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Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Cinquant’anni fa vedevamo per la prima volta noi stessi

Il 24 dicembre del 1968 William Anders scattava una foto che avrebbe cambiato l’umanità.

19 Dicembre 2018

Più o meno cinquant’anni fa, e precisamente il 24 dicembre 1968 alle ore di 10 e 40 di Houston, William Anders scattava una foto alla Terra che sarebbe diventata famosa, forse la più famosa foto alla Terra mai scattata. Esiste a dire il vero una foto in bianco e nero precedente, è del ’66, ma niente a che vedere in quanto a colori, composizione, nitore, anche forse perché mancava la mano dell’uomo (fu scattata in automatico dal Lunar Orbiter 1). Anders era uno dei tre astronauti della missione Apollo 8, primo equipaggio a lasciare l’orbita del nostro pianeta e a raggiungere quella della Luna, un giro e poi di nuovo a casa, senza mettere piede a terra, cosa che succederà invece pochi mesi più avanti, nel luglio del ‘69. La foto è conosciuta da tutti come “Earthrise”, anche se il suo nome vero è molto meno didascalico: AS8-14-2383HR. Sia Anders che Borman, altro membro dell’equipaggio, se ne attribuiranno la paternità, finché alcuni anni dopo l’esame delle pellicole originali si scoprirà con certezza l’autore. Oggi, i potenti mezzi a nostra disposizione ci permettono persino di ascoltare la conversazione tra Borman, Anders e Lovell (il terzo astronauta dell’Apollo 8), mentre la foto viene scattata.

La leggenda vuole che Earthrise sia considerata una specie di pietra di fondazione per l’ambientalismo. L’immagine di una Terra pulsante di colori immersa nell’oscurità dello spazio, disse al mondo, secondo la leggenda, la misura della sua bellezza ma anche della sua fragilità. Nella realtà le cose non andarono proprio così: Spaceship Earth è il titolo di un libro del 1965 dell’economista Barbara Ward-Jackson in cui il pianeta veniva paragonato a un’imbarcazione con risorse limitate, per esempio, ma il movimento ambientalista nasceva ancora prima grazie ai testi di divulgatori come Rachel Carson (Primavera silenziosa, il suo libro più famoso, è del ’62). Earthrise fu in qualche modo lo scatto giusto al momento giusto: proprio mentre si affermavano le prime consapevolezze circa l’importanza della salvaguardia ambientale, ci fu a disposizione l’immagine giusta per incarnare quella battaglia culturale.

Se Life l’ha inserita nelle 100 foto che hanno cambiato l’umanità, però, i motivi non sono soltanto “ecologici”. Earthrise è di fatto la prima volta in cui abbiamo visto noi stessi, con un effetto che sta a metà tra l’esperienza extracorporea – “sono uscito dal mio corpo” – e il selvaggio che trova il suo riflesso in uno specchio d’acqua. Il suo potere vertiginoso resta, forse non intatto, visto il profluvio di inquadrature esterne vere o costruite che ci sono passate davanti agli occhi, ma almeno intuibile fino a oggi.

Pale Blue Dot, 1990

Difficile ovviamente misurare gli effetti che la foto ha avuto sul pensiero e sul comportamento della nostra specie, ma è altrettanto difficile pensare che non ce ne siano stati, non tanto in termini pratici, quanto più probabilmente psichici. Insieme a “Blu Marble” (la classica immagine del globo) del ’72 e alla più impressionante “Pale Blue Dot” del ’90, in cui la Terra, vista dal Voyager a sei miliardi di chilometri di distanza, appare come un microscopico puntino blu, “Earthrise” è una delle tre foto spaziali più importanti della storia: al tempo stesso un meraviglioso reperto culturale e una fiammella che continua a illuminare la nostra immaginazione.

Cinquant’anni fa, si diceva, l’uomo vedeva per la prima volta se stesso. Cinquant’anni dopo, in un’epoca in cui l’esistenza della vita extra-terrestre non è mai sembrata così possibile, nell’anno in cui un pezzo di pietra oblungo è stato interpretato come il messaggio di una civiltà aliena, “Earthrise”, nella sua inquietante polarità (buio/luce) incarna più decisamente un’altra possibile interpretazione: “qualcuno ci guarda”. Non lo sappiamo ancora, ovviamente, ma chissà se tra cinquant’anni ancora non avremo una prova visiva che sposterà il nostro sguardo da noi agli altri da noi. Se dovesse riaprire, Life potrebbe inserirla senz’altro nelle 100 immagini che hanno cambiato l’umanità.

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