Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Quali film rappresentano meglio le città più importanti del mondo?

Viene in mente una frase di Robert Bresson scorrendo la mappa che Yardbarker ha tracciato del mondo: ogni grande città attraverso il film che meglio l’ha rappresentata. «Rendere visibile quello che, senza di voi, forse non potrebbe mai essere visto». Come la Fontana di Trevi, l’Empire State Building e i cieli sopra Berlino: luoghi, angoli e monumenti che attraverso la forza della cinepresa hanno espresso tutto il loro potenziale.
In America
New York, New York. Nessuna città americana è mai stata così tanto celebrata (e denigrata) dal cinema. Set che ha dato vita ad amori e disamori, rapine e invasioni extraterrestri. Il film che, però, più di tutti è riuscito a catturarne è, secondo quest’elenco, Do the Right Thing, con cui Spike Lee ha raccontato l’esplosione delle tensioni razziali nella periferia di Brooklyn. Con le tinte noir di Chinatown, Roman Polanski ha invece il merito di aver dato voce alle insidie di Los Angeles, tra corruzione e nasi rotti (quello di Jack Nicholson, in primis).
Difficile camminare per Chicago, la «windy city», senza intonare Aretha Franklin come nella commedia musicale The Blues Brother (menzione speciale per The Untouchables di Brian De Palma), o a Detroit, dimenticandosi dello squallore ritratto da Paul Schrader in Blue Collar. Miami, dal caos del litorale al suo centro cosmopolita, è tutta contenuta in Miami Blues, storia di un sociopatico e talentuoso Alec Baldwin che rispolvera le problematiche occultate sotto al tappeto dai fasti più recenti. A evidenziare il clima concitato di Washington D.C. in pieno scandalo Watergate è invece All the President’s Men di Alan J. Pakula, mentre con Casinò e la sua epica della violenza, Martin Scorsese trasporta il pubblico nei ritmi di veglia irregolari di Las Vegas.

Frame tratto da Do The Right Thing di Spike Lee, New York 1989.

Frame dal set di The Blues Brothers di John Landis, Chicago 1980.
Nel mondo
Non solo America. Dai sobborghi bui di Londra in Night and the City di Jules Dassin sino alle storie dei due angeli protagonisti de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, al documentarismo di City of Gods e alle sue favelas brasiliane, l’itinerario di Yardbarker continua tra le pellicole del nuovo e vecchio millennio. Per ripercorrere le tappe parigine in cui il turbolento Antoine faceva «il diavolo a quattro» ne I quattrocento colpi di Truffaut, e rivivere con il giovane le inquietudini dell’adolescenza; visitare Tokyo attraverso lo sguardo di Yasujirō Ozu guardandoTokyo Story, che stando alla classifica vince su Godzilla e Lost in Translation per la discrezione delicata della sua messa in scena, «tesa a dirci che tanto un giorno ci ritroveremo tutti anziani, a guardare il fiume mentre scorre».
Chi meglio di Casablanca con «suonala ancora, Sam!», potrebbe raccontare la città portuale marocchina? Nessuno, probabilmente. Come la Barcellona dipinta da Pedro Almodóvar in Todo sobre mi madre. Nello sguardo sferzante della “sora Pina” è poi rinchiusa tutta Roma: le scale dei suoi palazzi, le agitazioni, i pianti. Perché Roma città aperta di Roberto Rossellini è solo un’altra tappa del viaggio, come The Third Man di Carol Reed ambientato a Vienna. Un itinerario per cui non servono biglietti, ma una fornita cineteca.

Una delle scene più simboliche de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, Berlino 1987.

Barcellona sotto la pioggia in Todo sobre mi madre di Pedro Almodóvar, Barcellona 1999.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.