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15:43 sabato 15 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Ti ricordi di Farouk Kassam?

Venne liberato il 10 luglio 1992 dopo un sequestro durato sei mesi: una fotografa ha raccontato questo e altri eventi legati all’Anonima Sequestri Sarda con un libro in cui si intersecano fotografia, ricerca e scrittura.

10 Luglio 2020

Era il 2016 quando Valeria Cherchi – artista nata e cresciuta in Sardegna – decise di mettersi in macchina per condurre una ricerca nell’area geografica della Barbagia che, tra gli anni Sessanta e Novanta, è stata teatro di oltre duecento sequestri di persona a scopo di estorsione. Tra questi, all’inizio degli anni Novanta, c’era stato quello, molto celebre, di un bambino di sette anni, Farouk Kassam. Il 10 luglio 1992 Farouk viene rilasciato dopo un sequestro durato sei mesi a pochi chilometri dal paese di Orgosolo, in circostanze ancora oggi non del tutto chiare. Il sequestro Kassam è stato uno dei casi di rapimento tra i più noti della associazione criminale dell’Anonima Sequestri Sarda, seguito all’epoca con il fiato sospeso da tutta l’Italia e dalle maggiori testate giornalistiche nazionali.

Il 26 dicembre 2003, undici anni dopo, su di un muro nei pressi della chiesa principale, di fronte al Municipio di Lula compare una scritta: «Qualcuno di voi ha ucciso Luisa». Un mese prima, il 25 novembre 2003, la quattordicenne Luisa Manfredi viene assassinata a colpi di arma da fuoco sul terrazzo della sua casa di Lula, dove viveva con la madre Laura e i due fratelli. I responsabili e il movente di quel gesto non sono ancora stati trovati. Ciò che lega questi due casi è il nome Matteo Boe, esponente di spicco dell’Anonima Sequestri, mente e principale responsabile del rapimento di Farouk nonché padre di Luisa, che all’epoca dell’omicidio stava scontando la sua condanna a trent’anni di carcere. Quelle parole incise con uno spray rosso nel centro di Lula – piccolo borgo nel cuore della Barbagia abitato da poche migliaia di persone – vennero scritte dalla madre di Luisa. Come una lama inferta nel cuore di quel luogo di provincia, quella scritta è stato un atto estremo nel tentativo di squarciare quel silenzio omertoso dietro il quale i rappresentanti del governo comunale si erano trincerati.

Some of You Killed Luisa della fotografa e autrice Valeria Cherchi – pubblicato dalla case editrice The Eriskay Connection nel 2020 a cura di Federica Chiocchetti fondatrice di Photocaptionist – nasce nel territorio di sperimentazione della narrazione contemporanea nella quale si intersecano fotografia, ricerca e scrittura. Attraverso le storie di Farouk Kassam e di Luisa Manfredi, l’autrice ha cercato di decodificare la complessa struttura del fenomeno dei rapimenti di quella terra «senza nessuna censura, ma nei limiti del rispetto della privacy delle persone e dei protagonisti delle storie» sottolinea l’autrice.

In quelle zone impervie e misteriose della Barbagia, distanti per tradizioni, struttura economica e conformazione territoriale dall’immagine stereotipata della Sardegna della Costa Smeralda, Valeria Cherchi si è calata in punta di piedi in quel fitto groviglio di codici, riti cattolici e usanze che costituiscono l’impenetrabile tessuto sociale fatto di regole non scritte delle comunità rurali. Orgosolo, Lula, Mamoiada sono le fortezze che attraverso spesse mura fatte di silenzio, custodiscono gli spettri di storie e di persone che spesso sfuggono alla comprensione delle regole sociali dello Stato, a favore di quelle della fiducia e dell’omertà che tengono i fili di un delicato equilibrio di relazioni. «Questo è un territorio isolato, difficile a cui accedere. La Sardegna nei secoli è stata colonizzata da molti popoli e questo aspetto, insieme a molti altri, ha creato nel corso della storia una diffidenza verso il concetto di giustizia creando il valore del silenzio».

I diciotto capitoli in cui si struttura il libro, formano un caleidoscopico racconto fatto di parole e immagini. «Ho deciso di sviluppare il progetto attraverso due linguaggi», racconta l’autrice, «quello della scrittura e della fotografia. Il primo è un mix di racconti dei luoghi, delle mie sensazioni insieme a note storiche e accademiche di libri, testi e testimonianze originali raccolte durante i processi. Il progetto fotografico, invece, si compone di fermi immagini di video originali dell’epoca e provenienti dall’archivio personale della mia famiglia, dalle fotografie scattate da me nei luoghi in cui ho condotto la mia ricerca insieme a delle mise en scène ricostruite in base alle note autobiografiche delle vittime dei sequestri».

Due linguaggi, quello della fotografia contemporanea e della scrittura, che insieme costituiscono un nuovo genere di narrazione. «Sebbene io sia molto ancorata al racconto della verità, ritengo che le immagini non debbano necessariamente descrivere il fatto come è avvenuto ma possono parlare anche in un’altra maniera a chi le osserva, incuriosendo e guidando verso la riflessione. La scrittura invece, rappresenta l’approfondimento, la rottura del silenzio, sia in questo caso che in tanti altri contesti».

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