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La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.
Dopo 30 anni di lavori e un miliardo di investimenti, è stato finalmente inaugurato il nuovo, gigantesco museo egizio di Giza Sarà il museo più grande del mondo dedicato a una singola civiltà e punta a rilanciare il turismo in crisi in Egitto.
Le dimensioni del massacro in Sudan sono visibili nelle immagini satellitari Il Paese è devastato dal 2023 da una sanguinosa guerra civile su base etnica scatenata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF).
Il colpo più duro all’ex principe Andrea non è stata la revoca del titolo, ma il linguaggio usato nel comunicato ufficiale Gli esperti sono rimasti scioccati dal linguaggio “brutale” utilizzato da Buckingham Palace per annunciare che Andrea non sarà più principe.
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson ha deciso di diventare un cantante e avrebbe già pronto il suo primo album Un’ambizione che coltivava sin dai tempi di Twilight: due brani della colonna sonora del film li cantava lui.

Evgeny Antufiev

Viaggio nella realtà esoterica dell'artista russo di cui si è da poco inaugurata la prima personale in terra straniera. Fino al 31/7 a Reggio Emilia.

04 Marzo 2013

La mostra del giovane artista russo Evgeny Antufiev negli spazi razionali della maison Max Mara a Reggio Emilia, che dal 2007 ospita la Collezione Maramotti, è una sorta di percorso iniziatico in un labirinto di ossa, legno, cristalli, tessuto, pelle di serpente, fumo e anche un ferro di meteorite. Un labirinto che si rivela in tutte le sue articolazioni sul pavimento dello spazio espositivo, tracciato con sequenze di forme geometriche che si trasformano nel passaggio da una stanza all’altra, quasi a scandire i momenti di un rituale magico.

Antufiev viene da Kyzyk, una città rintanata in una regione remota della Siberia in cui si praticano il Buddismo e lo Sciamanesimo. Una città fuori dal tempo che con le sue tradizioni arcaiche e il suo serbatoio di storie misteriose nutre da sempre il suo immaginario artistico. Eppure, o forse proprio in virtù di questa sua concezione esoterica della realtà, Antufiev è riuscito in pochi anni a diventare il nuovo astro nascente dell’arte contemporanea russa: nel 2009, a soli 23 anni, ha vinto il Premio Kandinsky come “Young Artist. Project of the Year” e l’anno scorso è stato invitato dal New Museum di New York per la collettiva “Ostalgia”, una mappatura della scena artistica germogliata al di là della cortina di ferro dagli anni della Guerra Fredda ad oggi. È lì che Luigi Maramotti si è imbattuto nelle sue sculture totemiche e ha deciso di invitarlo a realizzare la sua prima personale in un’istituzione straniera.

Lo spazio espositivo della Collezione è diviso in cinque stanze, ciascuna afferente ad un tema portante della poetica di Antufiev: il valore simbolico degli oggetti, il coltello come strumento catartico, la permutazione del corpo, l’esplorazione delle possibili connessioni tra materia e forma; e termina con la riproduzione dello studio dell’artista, popolato da una tassonomia di oggetti più o meno kitsch che lui associa alle idee di eternità e infinito. Tutti gli oggetti riflettono i toni del bianco, un colore che evoca i paesaggi innevati della steppa siberiana e al contempo dona a tutto una qualità spettrale ed epifanica, al punto che delle tentacolari bambole-amuleto sembrano mostruose protuberanze materializzatesi magicamente sull’intonaco dei muri.

Questo microcosmo algido e immacolato cui l’artista ha dato forma con le sue mani, il fatto stesso che per accedervi sia necessario indossare dei copriscarpe, induce ad assumere un atteggiamento misto tra l’ossequioso e l’attonito: dopotutto, varcare le sale della mostra è un po’ come entrare in un luogo di culto arredato come il laboratorio di uno scienziato, possiede lo stesso rigore. L’incantesimo, però, si esaurisce alla fine del percorso circolare che conduce nello studio dell’artista, dove c’è una teca in plastica trasparente attraverso la quale, si legge, si può “tentare la fortuna” pescando una busta sigillata. C’è chi rinviene un messaggio per decodificare le criptiche connessioni ideate da Antufiev, chi un disegno; c’è anche chi vince un pezzo di cristallo, souvenir della mostra. I “fortunati”, invece, trovano una carta magnetica con l’immagine serigrafata di un delfino con cui accedere a una stanza chiusa a chiave: pare che dentro ci sia una statua di Michael Jackson.

Questo epilogo con sorpresa potrebbe essere un escamotage per far uscire il visitatore dalla dimensione immersiva del rituale espositivo e indurlo a interrogarsi attivamente sui valori che sottendono l’arte oggi. Infatti, la mostra alla Collezione Maramotti è il risultato di un processo di traduzione in oggetto di una conoscenza del mondo che è oscura perché intima, personale, e come tale combina arbitrariamente sacro e profano, suggestioni pop e simbologie arcaiche. Ma Antufiev non ha aperto le porte del suo immaginario per narcisismo o autocompiacimento, quanto perché ritiene che lo spazio del mito collettivo sia ormai collassato, che insomma non sia più possibile perpetuare, attraverso l’arte, un universo di valori, credenze e ideali condivisi che fungano da fondamenta alla società. Il suo antidoto al relativismo culturale è allora, come afferma lui stesso, costruire un proprio “modello di esistenza protetto”, che a Reggio Emilia è un universo seducente in cui delfini, cristalli e meteoriti sono emblemi di un modo di percepire la realtà “più che umano”.

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