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Elly Schlein, una millennial che piace ai boomer

La bolla lib-dem le si è schierata contro, ma lei ha vinto lo stesso anche grazie all'inaspettato sostegno degli over 70.

di Laura Fontana

Quando papà mi ha comunicato che alle primarie avrebbe votato Elly Schlein mi è preso un colpo. Papà da sempre è uno della “base” che fa quello che “il partito” dice; a ogni tornata elettorale piazzato davanti a un seggio con mille aventi diritto, convincendo gli ultimi indecisi o aiutando i vecchi a capire dove mettere la croce. «Ma come, la bolla le è contro», gli ho detto, pensando un attimo dopo che per lui “bolla” poteva essere una parola senza senso. «Appunto», mi ha risposto (aveva capito lo stesso, lasciandomi disorientata per la seconda volta).

Prima di domenica, un mio amico sconcertato mi aveva scritto che anche la madre avrebbe votato Elly Schlein. La madre è una cosiddetta professoressa democratica, una di quelle vere, e lui non se l’aspettava da lei, la pensava fan di Bonaccini. Due indizi sono una coincidenza, ma ho avuto la prova che qualcosa poteva succedere quando ho sorpreso anche me stessa a voler votare Schlein. Da tempo la seguo sui social e mi ero fatta l’idea che no, non è la nostra Alexandria Ocasio-Cortez: non si trucca, non fa balletti, non fa live su Twitch. È anzi abbastanza noiosa nel suo raccontarsi online, tanto da avermi fatto desistere fino ad oggi dal farle l’analisi. È arrivata alle primarie senza profili da milioni di follower e nell’ultimo anno si è parlato più di Bonaccini (72.300 menzioni) che di lei (70.400 menzioni), con il sentiment più favorevole verso il primo. La bolla lib-dem le è stata effettivamente contro: il tweet negativo con più interazioni che la riguarda recita, «Sentire Elly Schlein ti restituisce la dimensione plastica della sinistra™. Un mix di infantilismo, inconcludenza e vacua irresponsabilità». L’ha scritto un utente con le bandiere dell’UE e dell’Ucraina nella bio.

Di nuovo, lo scenario online si presentava diverso rispetto poi a quanto è successo ai gazebo. In questi mesi a Elly Schlein sono stati affibbiati tutti i demeriti che si attribuiscono ai millennial (infantile, inconcludente, irresponsabile) con in più lo stigma di “comunista col Rolex”. Gli editoriali che le hanno dedicato sono una lunga sequenza di: sinistra Ztl, new left alle tagliatelle, gauche al ragù, cyborg dei radical chic, tovaglie di fiandra e salario minimo, parlare alle periferie usando la schwa, riforma della costituzione con ChatGPT. Trovato il format, i meme vengono piuttosto facili. Eppure, nella realtà Elly Schlein deve essere risultata più convincente di altre donne democratiche della stessa generazione, come Anna Ascani e Lia Quartapelle, più genuinamente millennial, con la personalità definita dai videogiochi, dai film e dalla musica ascoltata. Online ha avuto anche le influencer contro, accusata di fare “campagne elettorali con le shitstorm”, “la cosa meno di sinistra che esista”. Influencer, tra l’altro, note per l’uso strategico di shitstorm, che di solito avvengono in difesa di cause non proprio di destra (l’anti-razzismo, anti-fascismo, contro-la-misoginia, contro-il patriarcato). Ma in realtà, finora di grosse shitstorm con Elly Schlein di mezzo non se ne sono viste, a parte la questione del “naso etrusco”, probabilmente per una questione di poca risonanza che adesso invece ha (e quindi prepariamoci: arriveranno anche loro).

Ho chiesto a papà per quale motivo alla fine ha scelto Schlein. Risposta: l’ha votata anche Achille Occhetto. E poi sa tirare fuori argomenti dal “contenuto umano” (le hanno rubato lo zaino e si è preoccupata delle lettere e dei taccuini dove aveva raccolto le testimonianze e le proposte dei cittadini incontrati), è un nome nuovo che non pensa a “spartirsi i sindaci” o a “inciuciare con De Luca”. La mamma del mio amico invece ha sentenziato: qui ci si annoia, serve una scossa, qualcosa di diverso. Serve un po’ di caos. Non hanno detto: e poi è una donna. Non è stato quindi per loro un voto di genere, ma c’è questo fatto che proprio non può essere ignorato: Elly Schlein è una donna. E bisogna ammettere che la soddisfazione è grande, anche da parte di quel tipo di donne che cercano disperatamente di schivare la questione donne.

Una premier donna e una capa dell’opposizione donna non si erano mai viste, soprattutto nessuno se lo aspettava dall’Italia (dalla Svezia, al massimo dal Liechtenstein). Una bionda e una mora, come Lila e Lenù, Elisabetta e Maddalena, Paris e Kim: gli elettori sanno ancora riconoscere i disegni divini. Spero si scannino come Berlinguer e Almirante, e che combinino casini: è questa la parità, fare disastri e odiarsi a vicenda, come hanno sempre fatto gli uomini senza che nessuno li ricattasse con l’obbligo di sorellanza. Elly Schlein può fare anche come Liz Truss: arrivare, ammazzare la regina e andarsene. Comunque le spetterà la menzione nel libro di storia. Mi rendo conto che, se fossi la responsabile comunicazione social di Elly Schlein l’avrei già messa a fare un tiktok “prepariamoci insieme” (mentre fa la skin care routine e il fit check con i blazer colorati per il congresso). L’avrei ripresa mentre balla a un party bolognese col Lambrusco nei calici, e fatto postare il video a Trash Italiano, facendo arrivare la shitstorm fino in Finlandia. Dall’altro lato invece, spero che rimanga agganciata il più possibile alla terraferma, con meno di centomila menzioni all’anno, lasciando le shitstorm alle influencer e rilanciando ogni tanto giusto qualche meme.