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L’estate in cui tutti cantavamo in rumeno

“Dragostea Din Tei” non è stata solo un tormentone estivo: è stata la prima canzone-meme della storia, un successo inspiegabile che però lasciava intuire quale sarebbe stato il rapporto tra musica e internet negli anni a venire.

di Francesco Gerardi

Come molte storie di successo, anche quella di “Dragostea Din Tei” inizia con un crimine. Con un illecito, a dire la verità: la violazione del copyright. Nell’estate del 2004 alla casa discografica Universo qualcuno (non si è mai saputo chi) scoprì questa canzone in lingua rumena della band moldava O-Zone. Un anno prima la canzone aveva ottenuto un discreto successo in Romania e in Moldavia, per poi essere dimenticata assieme a tante delle cose che succedono d’estate. Ma al misterioso e leggendario dipendente dalla Universo non sfuggì il potenziale commerciale della cantilena «Mai-ai-hii, mai-ha-huu, mai-ai-haa, mai-ai-haha» e decise quindi di prendere questa hit europop, adattarla ai gusti italiani e farne il tormentone estivo dell’estate 2004.

Innanzitutto via tutti i riferimenti all’amore omosessuale: “Dragostea Din Tei” – che letteralmente si traduce in italiano con “l’amore sotto i tigli” – è un’espressione che in Romania si usa per descrivere un amore non corrisposto, e la canzone racconta l’amore sotto i tigli tra due uomini impegnati in una chiacchierata al telefono. Nella versione italiana i protagonisti della storia sono invece un uomo e una donna, e la canzone diventa così una sorta di versione Y2K di “Buonasera, dottore” di Claudia Mori, se Claudia Mori avesse fatto pezzi dance e cantato in rumeno. E infatti come interprete di questa cover di “Dragostea Din Tei” venne scelta una donna, Paula Monica Mitrache: ex miss Bucarest, ex conduttrice della tv di Stato della Romania, trasferitasi in Italia a vent’anni per realizzare il sogno di diventare cantante. In vista dell’uscita del singolo, l’etichetta discografica scelse per Mitrache anche un nome d’arte assai peculiare: Haiducii. È una parola, “haiducii”, che in italiano si traduce con “fuorilegge”. In particolare, quel tipo di fuorilegge à la Robin Hood: l’etimo di haiducii è hajduk e gli hajduk sono i banditi che nelle leggende balcaniche rubano ai ricchi per dare ai poveri, guerrieri che difendevano i deboli dalla tirannia ottomana. Chissà se fu così che alla Universo decisero di giustificare la decisione di fare la cover di una canzone senza dire niente all’autore della stessa: nessuno, infatti, si disturbò ad avvertire gli O-Zone della prossima uscita della nuova “Dragostea Din Tei”.

A due settimane dall’esordio – siamo nel febbraio del 2004 – “Dragostea Din Tei” aveva già venduto due milioni di copie in tutta Europa e vinto un disco d’oro che poi sarebbe diventato di platino e infine di diamante. Il singolo entrò in classifica in Germania, Austria, Svizzera, Francia, Svezia, Spagna, Messico, Repubblica Ceca e ovviamente Italia. Persino in Inghilterra, Paese in cui in quegli anni tutto ciò che veniva dall’Europa continentale, e in particolare da quella dell’est, era raccontato in uno show televisivo intitolato Eurotrash. Venne l’immancabile remix di Gabry Ponte. Poi il remix di Gabry Ponte extended version. A Sanremo 2004 Haiducii fu tra gli ospiti internazionali, nonostante Mitrarche avesse la residenza a Bari.

L’autore e il produttore di “Dragostea Din Tei” nella sua prima versione si chiama Dan Bălan, che assieme a Radu Sîrbu e Arsenie Todiraș formava gli O-Zone (la band si è sciolta nel 2005). Quando Bălan venne a sapere del rinnovato successo della canzone portato da questa “cover non autorizzata” realizzata in Italia, fece due cose. La prima: chiamò tutte le persone che conosceva nell’industria discografica per trovarne una che ristampasse la sua “Dragostea Din Tei” e desse al singolo distribuzione globale. Trovò Giacomo Maiolini della Time Records, e grazie a lui – e poi alla Polydor Records – “Dragostea Din Tei” in versione originale divenne l’ossessione estiva di tutta Europa (e non solo). La seconda cosa che Bălan fece fu annunciare una causa contro quelli che avevano realizzato l’ormai famosa “cover non autorizzata” della sua canzone. Mentre gli O-Zone cercavano di capire come rivalersi in sede giudiziaria, la loro “Dragostea Din Tei” entrava in classifica praticamente ovunque, spesso accanto all’altra “Dragostea Din Tei”. In Austria erano talmente ossessionati dalla canzone che per diverse settimane alla posizione numero 1 della classifica, appaiate, ci furono “Dragostea Din Tei” degli O-Zone e “Dragostea Din Tei” di Haiducii. Per mesi, in cima alle classifiche di Belgio, Francia, Germania e Svizzera ci fu la versione originale del pezzo, seguita al secondo posto dalla cover italo-rumena. Alla fine le copie vendute in tutto il mondo furono più di dodici milioni: nell’arco di due estati, “Dragostea Din Tei” era diventata una delle canzoni più vendute di tutti i tempi.

A diciotto anni da quell’estate in cui tutti cantavamo in rumeno – a giugno Mitrarche ha festeggiato la ricorrenza presentando il nuovo logo di Haiducii – forse è possibile dare una spiegazione del successo di “Dragostea Din Tei”. Probabilmente senza nemmeno rendersene conto, gli O-Zone prima e Haiducii poi avevano realizzato la canzone giusta per la generazione che di lì a poco avrebbe cominciato a esprimersi per meme e ad aspirare alla viralità. “Dragostea Din Tei” aveva il pregio di essere infinitamente campionabile e personalizzabile: quando la canzone uscì io avevo quattordici anni e in due mesi d’estate la sentii usare per raccontare praticamente tutti i piaceri della bella stagione. Si andava dalle versioni più innocue, dedicate per esempio alla gioia di una birra ghiacciata in una giornata di solleone (Vrei să pleci dar nu mă, nu mă iei / Fresca fresca la birretta è), a quelle più salaci, che raccontavano i piaceri della carne. Soprattutto, “Dragostea Din Tei” era buffa e rendeva buffi – provavamo a cantare una canzone in rumeno, senza nemmeno sapere dove finisse una parola e dove cominciasse quella successiva – era un meme prima che i meme esistessero, fu virale prima che questa parola assumesse il suo nuovo significato.

Il passaggio della canzone da tormentone estivo a paragrafo della storia culturale millennial, infatti, avvenne in una maniera che oggi ci è ormai familiare ma che nel 2004 ancora sbalordiva. In Giappone la canzone fu distribuita dall’etichetta discografica Avex. Un fan, nickname Ikari, la prese e la usò come colonna sonora di un video scemo con protagonista Mona, un gatto Vip dell’internet giapponese. Il video di Ikari fu visto da un 19enne del New Jersey di nome Gary Brolsma: “Dragostea Din Tei” gli piacque talmente tanto che prese la sua videocamera e si riprese mentre si scatenava al ritmo di «numa numa iei». Il 6 dicembre del 2004 postò il video – Numa numa dance – su Newgrounds.com. Fino all’arrivo di Psy e “Gangnam Style”, il video di Brolsma è stato considerato ufficiosamente il più visto nella storia di internet. Delle cifre vere e proprio non ci sono – nel 2004 le visualizzazioni non erano moneta come oggi, e nel 2016 Newgrounds.com ha pure rimosso il video originale – ma ci sono leggende metropolitane che parlano addirittura di seicento milioni di visualizzazioni già nel 2006. In ogni caso, Numa numa dance era TikTok quando ancora non esisteva l’internet per come la conosciamo oggi: YouTube andrà online a febbraio del 2005, Apple metterà in commercio il primo iPhone nel 2007. Brolsma sarà ospitato in trasmissioni televisive e radiofoniche, verrà citato in un episodio di South Park e, soprattutto, grazie al successo del suo video, “Dragostea Din Tei” entrerà in classifica anche negli Stati Uniti.

Chissà cosa diventerebbe “Dragostea Din Tei”, uscisse oggi. Ovviamente, saperlo è impossibile. Gli O-Zone si sono sciolti. Dan Bălan ha messo su la sua casa discografica, la Rassada, e oggi fa soprattutto il produttore. Tra il 2008 e il 2009 Paula Monica Mitrache, ora cittadina italiana, è diventata consigliera del sindaco di Bari e del presidente della Provincia barese per i rapporti con la comunità rumena. Ha continuato a cantare: nel 2019 ha pubblicato “Te iubesc la rasarit” e nel 2020 “Respira”. Il 6 dicembre 2021, a Giovinazzo, ha sposato il compagno e manager Miky Falcicchio, ex modello incoronato Mister Italia nel 2010. Per i dieci anni di Numa numa dance, Gary Brolsma è stato protagonista di un video celebrativo. Qualche giorno fa, nel mio feed TikTok è apparso un video intitolato “Songs every european should know”. Protagonista Enola Bedard, generazione Z, 14.9 milioni di follower. Al settimo posto di questa sua classifica, “Dragostea Din Tei”.