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09:26 mercoledì 16 luglio 2025
Il figlio di Liam Gallagher si sta facendo bello ai concerti degli Oasis indossando le giacche del padre Gene Gallagher è stato pizzicato a indossare una giacca Burberry di papà al concerto di Manchester: l’ha definita un «cimelio di famiglia».
In una piccola città spagnola, una notizia che non si sa se vera o falsa ha portato a una caccia all’immigrato lunga tre giorni Tutto è partito da una denuncia che ancora non è stata confermata, poi sono venute le fake news e i partiti di estrema destra, infine le violenze in strada e gli arresti.
Una ricerca ha scoperto che quando sono stressate le piante ne “parlano” con gli animali Soprattutto con gli insetti, attraverso dei suoni specifici. Gli insetti però non sono gentilissimi: se una pianta sta male, loro la evitano.
Hbo ha pubblicato la prima foto dal set della serie di Harry Potter e ovviamente ritrae il nuovo Harry Potter L'attore Dominic McLaughlin per la prima volta volta in costume, con occhiali e cicatrice, sul set londinese della serie.
Nel nuovo disco di Travis Scott c’è un sampling di Massimo Ranieri In uno dei più improbabili crossover di sempre, nella canzone "2000 Excursion" di Scott si trova anche "Adagio Veneziano" di Ranieri.
L’annuncio dell’arrivo a Venezia di Emily in Paris lo ha dato Luca Zaia Il Presidente della Regione Veneto ha bruciato Netflix sul tempo con un post su Instagram, confermando che “Emily in Venice” verrà girato ad agosto in Laguna.
Ancora una volta, l’attore Stellan Skarsgård ha voluto ricordare il fatto che Ingmar Bergman era un ammiratore di Hitler «È l’unica persona che conosco ad aver pianto quando è morto Hitler», ha detto. Non è la prima volta che Skarsgård racconta questo lato del regista.
Superman non ha salvato solo la Terra ma anche Warner Bros. La performance al botteghino dell'Uomo d'acciaio è stata migliore delle aspettative, salvando lo studio dalla crisi nera del 2024. 

Quando fumare era un atto femminista

04 Ottobre 2018

Poco più di cento anni fa, la signora William P. Orr passeggiava tranquilla per le strade di New York, quando un poliziotto la fermò e la portò in commissariato. Il suo reato: aver fumato una sigaretta in pubblico. «Sì, stavo fumando una sigaretta e non credo di star facendo niente di male», rispose lei, gettando il fumo in faccia all’agente. La sfrontatezza di Mrs. William diede inizio a una secolare battaglia sul diritto alle donne di fumare.

Negli anni il fumo è diventato una questione di salute pubblica. Oggi alle donne, e anche agli uomini, fumare è sconsigliato perché farlo uccide (così come ricordano le scritte sui pacchetti). Un tempo, però, smettere di fumare non era un consiglio ma un obbligo, imposto da uomini convinti di sapere come ogni signorina avrebbe dovuto comportarsi. Il politico americano Tim Sullivan, ad esempio, nel 1908 affermò che «le donne che fumano offendono le signore per bene» e impose a ristoratori e baristi di vietare le sigarette agli avventori di sesso femminile.

Una modella fuma in passerella durante la sfilata di Chocheng alle New York Fashion Week 2017 (Photo by Noam Galai/Getty Images for New York Fashion Week: The Shows)

Il divieto di Sullivan non durò che un paio di settimane. Poi arrivò la Grande Guerra e, con i maschi moralizzatori al fronte, le donne (oltre a tagliarsi i capelli e indossare i pantaloni) iniziarono a fumare ovunque e senza paura. I produttori di tabacco se ne accorsero e si appropriarono della causa con la speranza di raddoppiare i propri utili. «Prendi una sigaretta invece di un dolce», scriveva Lucky Strike nel 1925, mentre Satin ribadiva il diritto delle casalinghe a prendersi un momento tutto per sé e godersi una sigaretta in santa pace. Il risultato fu che, nel 1960, a fumare era una donna su tre.

Un secolo dopo, le donne sono libera di scegliere e nessun uomo pensa più che il fumo sia un modo per controllarne il comportamento. Eppure, come ricordato recentemente dal Washington Post, un certo pregiudizio continua a circondare le fumatrici, giudicate molto più duramente dei fumatori uomini. Lo spiega bene la scrittrice Osien Kuumar che, sul blog ScoopWhoop, racconta di quanto sia frequente considerare qualcuno una femme fatale o, peggio, una cattiva ragazza, solo perché le piacciono le sigarette.

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