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Si è scoperto che uno degli arrestati per il furto al Louvre è un microinfluencer specializzato in acrobazie sulla moto e consigli per mettere su muscoli Abdoulaye N, nome d'arte Doudou Cross Bitume, aveva un bel po' di follower, diversi precedenti penali e in curriculum anche un lavoro nella sicurezza del Centre Pompidou.
La Presidente del Messico Claudia Sheinbaum è stata molestata da un uomo in piazza, in pieno giorno e durante un evento pubblico Mentre parlava con delle cittadine a Città del Messico, Sheinbaum è stata aggredita da un uomo che ha provato a baciarla e le ha palpato il seno.
Una foto di Hideo Kojima e Zerocalcare al Lucca Comics ha scatenato una polemica internazionale tra Italia, Turchia e Giappone L'immagine, pubblicata e poi cancellata dai social di Kojima, ha fatto arrabbiare prima gli utenti turchi, poi quelli italiani, per motivi abbastanza assurdi.
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Il nuovo album di Rosalía non è ancora uscito ma le recensioni dicono che è già un classico Anticipato dal singolo e dal video di "Berghain", Lux uscirà il 7 novembre. Per la critica è il disco che trasforma Rosalia da popstar in artista d’avanguardia.
La nuova serie di Ryan Murphy con Kim Kardashian che fa l’avvocata è stata demolita da tutta la critica All’s Fair centra lo 0 per cento su Rotten Tomatoes, in tutte le recensioni si usano parole come terribile e catastrofe.
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Lo Studio Ghibli ha intimato a OpenAI di smetterla di usare l’intelligenza artificiale per creare brutte copie dei suoi film Assieme ad altre aziende dell'intrattenimento giapponese, lo Studio ha inviato una lettera a OpenAI in cui accusa quest'ultima di violare il diritto d'autore.

Una bambina ucraina di 12 anni ha pubblicato il suo diario della guerra

22 Novembre 2022

You Don’t Know What War Is sembra essere, come racconta la recensione del Guardian, una lettura obbligatoria per capire davvero cos’è una guerra. Non è “solo” un libro che racconta i fatti quello che è successo e sta succedendo in Ucraina: è diverso da tutti gli altri perché è un memoir di guerra scritto da una bambina di appena 12 anni, Yeva Skalietska. Nel libro – pubblicato da Bloomsbury a ottobre ma ancora inedito in Italia – Yeva fa, come l’ha definita Alex Preston nella sua recensione sul Guardian, «la cronaca, in forma di diario, della trasformazione della vita di una dodicenne ucraina di Kharkiv».

Yeva Skalietska vive in un appartamento nella periferia di Kharkiv insieme a sua nonna Iryna, che si è presa cura di lei sin da quando i suoi genitori si sono separati. Il libro inizia con il dodicesimo compleanno di Yeva, poco prima dello scoppio della guerra, l’ultimo momento di normalità, di feste, di scuola, di serate fuori in compagnia. Poi è arrivato il 24 febbraio. Da quel giorno, per Yeva e sua nonna è diventato doloroso persino affacciarsi alla finestra: farlo significava posare lo sguardo sulla distruzione che circondava la loro casa, sugli «immensi campi vuoti» che ormai erano soltanto uno spazio lugubre prima del confine russo. Il diario è pieno non solo di racconti, ma anche di tantissime fotografie di Yeva scattate proprio dalla nonna, immagini in cui la paura e la tristezza per una normalità perduta sono palpabili. Tra le righe è presente anche il dolore della perdita, non solo delle persone ma anche dei: i parchi giochi in cui era solita passare il tempo libero, i palazzi che erano lo sfondo della sua infanzia. Nel diario, molto spesso, durante i bombardamenti Yeva cerca conforto nei messaggi su Whatsapp dei suoi compagni di classe.

Come racconta sempre Alex Preston, la prosa di Yeva è diretta e “spoglia”. Il suo inglese è quello che si è divertita a imparare durante gli anni di scuola: semplice ma molto preciso per una ragazzina così giovane. Quando l’appartamento di Yeva è stato colpito da un missile, lei e sua nonna hanno scelto di andarsene dal loro Paese e così, attraversando l’Ucraina, sono arrivate prima a Budapest e poi, infine, a Dublino, dove sono state accolte da una coppia irlandese. Nelle ultime pagine del libro ci sono brevi racconti delle vite degli amici di Yeva, bambini e bambine che di cui conosciamo soltanto le parole lasciate nelle chat di WhatsApp. «Tutti sanno cosa significhi la parola guerra, ma praticamente nessuno sa cosa rappresenti veramente questa parola», ha detto Yeva in un’intervista ad Ap, «Voglio che il mondo sappia quello che abbiamo vissuto».

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