Attualità | Rassegna

Di cosa si è parlato questa settimana

Sette giorni di cattivi pensieri: gli Zelensky su Vogue, le ingerenze russe nella politica italiana, i casini del New Yorker e la rivolta degli utenti Instagram.

Polemiche – Guerra su Vogue
Il servizio di Annie Leibovitz su Vogue Us con protagonisti i coniugi Zelensky sembra aver indispettito la maggior parte dei commentatori social, che hanno giudicato troppo “patinato” il modo in cui il magazine ha deciso di trattare la delicata intervista a Olena Zelenska, First Lady ucraina. Vogue lo ha fatto utilizzando – com’è lecito che sia – il suo linguaggio, che è appunto patinato come fa notare Enrico Ratto su Rivista Studio, ma viene da chiedersi se questo fosse l’unico esito per un’operazione editoriale di questo tipo.

Ancora polemiche – Guerra al New Yorker
Vogue non è l’unico giornale americano dove si passano giornate difficili. Anzi, forse va molto peggio nella redazione del New Yorker, sempre in casa Condé Nast, dopo le accuse e il conseguente licenziamento della giornalista Erin Overbey, ormai ex archive editor e ex responsabile della newsletter Classics. Overbey ha infatti pubblicato su Twitter un lunghissimo thread in cui accusava l’Editor in Chief David Remnick di averla “sabotata”: ne è nata una saga piuttosto contorta, che ahimè non farà benissimo al giornale.

Social – Pace di Instagram
Nei giorni scorsi le sorelle più potenti dei social hanno ricondiviso il post virale “Make Instagram Instagram Again”, un meme creato quasi per scherzo dalla fotografa ventunenne Tati Bruening insieme a una petizione da firmare su Change.org che ha già raggiunto più di 230mila firme. La tiktokizzazione di Instagram non piaceva a nessuno, ma se non piace alle Kardashian è un grosso problema: Meta ha deciso di fare un passo indietro e ha sospeso gli aggiornamenti finché “gli utenti” non si saranno calmati.

Politica – Il mago del Cremlino
Chi è Antonio Capuano? È quello che ci stiamo chiedendo da quando abbiamo scoperto che è lui ad aver organizzato gli incontri tra il segretario della Lega e l’ambasciatore russo Razov. La stessa domanda devono essersela posta anche i servizi segreti italiani, che hanno intercettato Capuano per capire cosa avesse da dire agli alti diplomatici russi un avvocato nato a Frattaminore e iscritto al Foro di Roma. Pare che in queste occasioni si parlasse del governo Draghi, di dimissioni di ministri, di biglietti aerei per viaggi in Russia. Ora tutti negano tutto: Capuano, il consigliere diplomatico di Salvini, ha pure detto che lui non è il consigliere diplomatico di Salvini. E quindi si torna all’inizio: chi è Antonio Capuano?

Cinema – Old Wild Hollywood
Lo scorso sabato, nella sua casa di Aspen, in Colorado, è morto il regista Bob Rafelson. Aveva 83 anni e negli anni Settanta era stato uno dei protagonisti della New Hollywood, un gruppo di giovani registi (Scorsese, Coppola, De Palma, Spielberg) che rivoluzionò il cinema popolare americano. Autore di film memorabili come Cinque pezzi facili e Il postino suona sempre due volte, produttore che scommise su Peter Bogdanovich e Dennis Hopper, inventore dei Monkees: come ha detto Francis Ford Coppola, Rafelson è stato «uno dei più importanti autori cinematografici della nostra epoca».

Letteratura – Le cit. di Citati
Come scrisse una volta Nadia Fusini (massima esperta italiana e traduttrice di Virginia Woolf), la bravura di Pietro Citati nello scrivere di letteratura era quella di saper rileggere i classici non come un critico accademico o militante ma come un «lettore-scrittore». Il talento dello scrittore morto il 28 luglio a 92 anni, però, non stava solo nel suo modo di scrivere di letteratura, ma in come sapeva raccontare le vite dei più grandi autori: Manzoni, Kafka, Goethe, Leopardi. Nel 1984 aveva vinto il Premio Strega con Tolstoj, la biografia romanzata dello scrittore russo. Tra le opere più belle che ci lascia in eredità c’è Il Male Assoluto (Adelphi), in cui analizza la passione del male all’interno dei grandi romanzi dell’Ottocento a partire da Delitto e castigo di Dostoevskij.