Hype ↓
12:55 lunedì 8 dicembre 2025
Quentin Tarantino ha detto che Paul Dano è un attore scarso e i colleghi di Paul Dano hanno detto che Quentin Tarantino farebbe meglio a starsene zitto Tarantino lo ha accusato di aver “rovinato” Il petroliere, definendolo «un tipo debole e poco interessante».
Già quattro Paesi hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision 2026 dopo la conferma della partecipazione di Israele Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno annunciato la loro intenzione di boicottare questa edizione se davvero a Israele verrà permesso di partecipare.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.
L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sta mandando nel panico tutta l’industria dell’intrattenimento La geografia del cinema e dalla tv mondiale cambierà per sempre, dopo questo accordo da 83 miliardi di dollari.
Lily Allen distribuirà il suo nuovo album anche in delle chiavette usb a forma di plug anale Un riferimento a "Pussy Palace", canzone più chiacchierata di West End Girl, in cui racconta come ha scoperto i tradimenti dell'ex marito, l'attore David Harbour.
Dario Vitale lascia Versace, appena nove mesi dopo esserne diventato direttore creativo Era stato nominato chief creative officer del brand, appena acquisito dal gruppo Prada, a marzo di quest'anno.
L’unica tappa italiana del tour di Rosalìa sarà a Milano, il 25 marzo Sono uscite le date del tour di Lux: partirà il 16 marzo 2026 da Lione e si chiuderà il 3 settembre a Portorico.
Secondo una ricerca, l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione in Europa sta facendo aumentare e arricchire i trafficanti di essere umani Il Mixed Migration Centre ha pubblicato un ampio studio in cui dimostra che le politiche anti immigrazione stanno solo aggravando il problema che avrebbero dovuto risolvere.

Il tuffo nella luce di David Hockney

La retrospettiva della Tate celebra la grandezza dell'artista passato dal grigio dello Yorkshire ai rosa della California.

09 Marzo 2017

La prima volta che ho visto “A bigger splash” (1967), il quadro più famoso di David Hockney, era riprodotto su un vecchio libro della Phaidon che si chiamava The Art Book. Se riprendo in mano il libro – che quando avevo quattordici anni sfogliavo ogni giorno – noto che la pagina con il paesaggio di Caspar David Friedrich è sciupata (possibile che lo sguardo possa consumare la carta?). Molto vissute sono anche quelle che raffigurano donne o uomini nudi. Quella di Hockney invece, è come nuova. Sì, perché cos’avevano da dire a me, giovane e annoiata abitante di Lecco, quella distesa piatta di blu primario, i colori vividi e luminosi, le due palme, l’edificio rosa con le vetrate, la perfezione (l’invenzione prodigiosa) delle bave di spuma appena suggerite? E il vuoto, il silenzio, la calma e l’energia dell’istante catturato, dispiegato nel tempo? «Se dirò all’attimo: fermati dunque! Sei così bello! Allora mi potrai gettare in catene, allora andrò volentieri in rovina», scriveva Goethe nel Faust.

Dal 9 febbraio la Tate Britain ospita la più grande retrospettiva dell’artista con gli occhiali tondi, che a giugno festeggerà il suo ottantesimo compleanno. La mostra è un vero e proprio evento in Inghilterra, essendo Hockney una specie di eroe nazionale. Basta esplorare il sito del Guardian per notare la quantità di articoli e notizie su di lui, dal successo della sua mostra – è quella che ha venduto più biglietti prima ancora di aprire in tutta la storia della Tate Modern – alle domande fondamentali sulla sua carriera (“David Hockney è stato influenzato dai Talking Heads?”) fino al monumentale catalogo che la ripercorre (peso: 35 kg, prezzo: poco più di 2000 euro).

BRITAIN-ART-EXHIBITION-HOCKNEY

Ma come ha fatto Hockney a liberarsi del grigiore inglese e a diventare il pittore dei rosa della California (e a ritornare poi a dipingere il suo Yorkshire con toni tutt’altro che grigi)? Nato a Bradford nel 1937, quarto di cinque figli, dopo le elementari si iscrive alla scuola d’arte, dove riceve un’educazione tradizionale: copia dal vero, ritratti e paesaggi. Di quei tempi, nell’approfondimento dedicato sul sito della Tate, ricorda: «Ero felicissimo, passavo a scuola dodici ore al giorno». “Woman with a Sewing Machine 1954”, ritratto di sua mamma fatto a 17 anni, è una delle opere per cui vale la pena di prendere un volo low cost per Londra e andare a vedere la mostra (dura fino al 24 maggio), per gustarsi l’evoluzione di un grande artista ancora vivo e attivo, decade dopo decade, e vedere i primi disegni, le litografie, una quantità di opere “minori” ma – forse proprio per questo, perché tratte in salvo dall’usura dello sguardo – fresche e sorprendenti.

Il “ritratto di madre” è quasi genere a sé – penso al capolavoro di Sophie Calle, “Rachele Monique”, o ai magnifici ritratti della sua bellissima e malinconica mamma che Ren Hang (morto suicida – a 29 anni – il 25 febbraio scorso) ci ha lasciato, fino alla mostra La Grande Madre curata da Massimiliano Gioni. Hockney ritrae sua madre tante volte, anche in fotografia (un mezzo che approccia negli ultimi tre decenni della sua carriera, sotto forma di collage di polaroid – tentativo di catturare l’istante con approccio un po’ cubista, forse l’idea meno riuscita, insieme ai disegni con le dita sull’iPhone – come riflette anche Adrian Searle nella sua acutissima e impietosa recensione della mostra). Ma il collage che ritrae la madre, “My Mother, Bolton Abbey, Yorkshire, Nov 1982”, è tenero e toccante, e vale la pena tradurre un aneddoto riportato da un’altra recensione (sempre sul Guardian), questa volta di Tim Adams. Prima visita della madre di Hockney a Beverly Hills. Dopo due o tre giorni fuori passati a rilassarsi nel patio, la madre commenta: «È strano: qui il tempo è sempre adorabile, eppure non vedo panni stesi ad asciugare».

BRITAIN-ART-EXHIBITION-HOCKNEY

Nato e cresciuto in una famiglia umile, Hockney inizia a esplorare il mondo dopo gli studi al Royal College of Art di Londra, dove già ottiene i primi successi come artista e vede crescere la sua reputazione (un esempio: come conseguenza del suo rifiuto di scrivere un saggio per l’esame finale – un artista, secondo lui, dev’essere valutato soltanto per le sue opere – l’Accademia modifica le sue regole, e Hockney si diploma a pieni voti). A 24 anni dedica un ciclo di opere al suo primo viaggio a New York (A Rake’s Progress – ispirato all’omonima serie di William Hogart del 1735). Ma è soltanto nel 1964, a 29 anni, che Hockney visita la California per la prima volta. «Quando sono arrivato», racconta in un’intervista, «non avevo idea della situazione artistica della città, era l’ultima delle mie preoccupazioni. Ho soltanto pensato: “Dio mio! Questo posto ha bisogno del suo Piranesi … bene, eccomi qui!”».

Immagino che visitare la mostra di Hockney significhi innanzitutto abbandonarsi a un grande sollievo. Nel tentativo di leggere un mondo la cui problematicità si fa sempre meno sintetizzabile – un’accozzaglia di identità sovrapposte, connessioni ipertrofiche, disuguaglianze in crescita esponenziale – una certa parte dell’arte contemporanea sembra perseguire la strada della mimesis o dell’impegno sociale. Un lavoro come quello di Hockney riporta alle gioie dell’arte più pura, al “Luxe, Calme et Volupté” di Matisse, all’erotismo vitalistico del piacere di guardare qualcosa di bello. Solo Hockney ha saputo rendere i paesaggi dello Yorkshire gigantesche bombe di energia verdeggianti. E poi, andando indietro nella sua carriera, la sua mano si fa sempre più raffinata e narrativa: i suoi primi lavori, infatti, sono autobiografici e alludono all’amore e al sesso, toccando così la sua omosessualità, che in Inghilterra, fino al 1967, era un crimine: per questo i riferimenti alla cultura gay sono spesso ambigui e trattenuti. Ma nelle scene di vita domestica e quotidiana pulsa una certa tensione, una vitalità trattenuta che sembra improvvisamente respirare ed esplodere, finalmente libera, nei corpi nudi, nei tuffi e nelle piscine delle tele californiane.

Articoli Suggeriti
Orfeo di Virgilio Villoresi è un’altra prova del fatto che un nuovo cinema italiano sta nascendo davvero

L’opera prima del regista, adattamento del Poema a fumetti di Dino Buzzati, mescola live action, animazione e musica per creare un mondo e un linguaggio con pochi eguali nella storia recente del nostro cinema.

L’età dell’oro del cinema italiano non sarebbe stata la stessa senza le fotografie di Tazio Secchiaroli

Del leggendario fotografo abbiamo parlato con il figlio Davide, in occasione dell'inaugurazione della mostra dedicata a suo padre al Festival del Cinema di Porretta Terme.

Leggi anche ↓
Orfeo di Virgilio Villoresi è un’altra prova del fatto che un nuovo cinema italiano sta nascendo davvero

L’opera prima del regista, adattamento del Poema a fumetti di Dino Buzzati, mescola live action, animazione e musica per creare un mondo e un linguaggio con pochi eguali nella storia recente del nostro cinema.

L’età dell’oro del cinema italiano non sarebbe stata la stessa senza le fotografie di Tazio Secchiaroli

Del leggendario fotografo abbiamo parlato con il figlio Davide, in occasione dell'inaugurazione della mostra dedicata a suo padre al Festival del Cinema di Porretta Terme.

La leggendaria collezione d’arte di Ileana Sonnabend è arrivata a Mantova

Ha aperto nel Palazzo della Ragione un nuovo museo dedicato a una delle collezioni private più importanti del Novecento: 94 opere che hanno cambiato la storia dell'arte.

L’acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix sta mandando nel panico tutta l’industria dell’intrattenimento

La geografia del cinema e dalla tv mondiale cambierà per sempre, dopo questo accordo da 83 miliardi di dollari.

Arabella, un film, due amiche

Carolina Cavalli e Benedetta Porcaroli, rispettivamente regista e attrice de Il rapimento di Arabella, al cinema dal 5 dicembre, sono le protagoniste della nostra nuova digital cover.

L’unica tappa italiana del tour di Rosalìa sarà a Milano, il 25 marzo

Sono uscite le date del tour di Lux: partirà il 16 marzo 2026 da Lione e si chiuderà il 3 settembre a Portorico.