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15:43 martedì 16 dicembre 2025
Zohran Mamdani ha fatto una performance in un museo di New York invitando i cittadini a dirgli quello che vogliono da lui Ispirandosi alla celebre performance di Marina Abramović, il sindaco ha offerto colloqui di tre minuti a chiunque volesse parlargli.
Negli anni ’60 la Cia ha perso un ordigno nucleare sull’Himalaya e ancora non l’ha ritrovato Nel 1965, sulla vetta di Nanda Devi, l'intelligence americana ha perso un dispositivo alimentato a plutonio. È ancora lì, da qualche parte.
Cosa c’è nei primi sei minuti dell’Odissea di Christopher Nolan che sono già stati mostrati nei cinema americani Questo "prologo" è stato proiettato in diverse sale negli Usa e ovviamente è già stato piratato e diffuso online.
I Talebani in Afghanistan hanno un nuovo nemico: i giovani che si vestono da Peaky Blinders Quattro ragazzi di 20 anni sono stati sottoposti a un «programma di riabilitazione» dopo aver sfoggiato outfit ispirati a Tommy Shelby e compari.
Il neo Presidente del Cile José Antonio Kast ha detto che se Pinochet fosse ancora vivo voterebbe per lui Ed evidentemente anche questo è piaciuto agli elettori, o almeno al 58 per cento di quelli che hanno votato al ballottaggio e che lo hanno eletto Presidente.
Dopo l’attentato a Bondi Beach, in Australia vogliono introdurre leggi durissime sul porto d’armi visto che quelle usate nella strage erano tutte detenute legalmente Intestate tutte a Sajid Akram, l'uomo che insieme al figlio Naveed ha ucciso 15 persone che si erano radunate in spiaggia per festeggiare Hannukkah.
Nonostante diversi media parlino già di omicidio e accusino il figlio Nick, della morte di Rob Reiner e di sua moglie Michelle non si sa ancora quasi nulla La polizia di Los Angeles ha confermato solo il ritrovamento dei cadaveri e l'inizio di un'indagine che contempla anche la «possibilità di omicidio».
Hbo ha svelato le prime immagini di Euphoria 3 ma della trama di questa nuova stagione non si capisce ancora niente Ben 13 secondi di video che anticipano la terza stagione, in arrivo nel mese di aprile, in cui si vedono tutti i protagonisti e le protagoniste.

Dara Birnbaum, come distruggere i media con l’arte

La mostra all'Osservatorio della Fondazione Prada riassume la carriera dell'artista americana: 50 anni di sperimentazione con videoarte, televisione e tecnologie.

di Studio
13 Aprile 2023

Siamo nel bel mezzo dell’art week e la lista di inaugurazioni continua ad allungarsi (qui le trovate tutte): c’è chi non se ne sta perdendo una, nell’attesa di poterne parlare con artisti, galleristi e collezionisti tra gli stand di miart, dal 14 al 16 aprile. Il 12 aprile ha inaugurato anche Dara Birnbaum, la mostra a cura di Barbara London, Valentino Catricalà ed Eva Fabbris, all’Osservatorio della Fondazione Prada in Galleria Vittorio Emanuele II (fino al 25 settembre). Ma quella dedicata alla pioniera della media art nata a New York nel 1946 è una mostra che oltrepassa i confini dell’arte contemporanea, arrivando a toccare le nostre abitudini quotidiane e cioè il nostro modo di consumare le immagini. Volendo unire due visite, la mostra all’Osservatorio sarebbe da vedere prima o dopo la personale di Yuri Ancarani al Pac, Lascia stare i sogni (per approfondire, qui trovate la nostra intervista all’artista), un’altra esposizione che balza oltre al recinto dell’arte, arrivando a toccare il cinema e il documentario. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a opere che scelgono come mezzo espressivo quello che ci siamo abituati a consumare ogni giorno sui nostri schermi, il video. E in questo modo ci costringono a porci una domanda: cosa distingue un video che è arte da un video che arte non è? L’intuizione precoce, l’esperienza, il punto di vista, la composizione, il messaggio? Tutto questo e molto altro.

La mostra si apre con Technology/Transformation: Wonder Woman (se volete riguardarlo con calma lo trovate anche su YouTube), l’opera manifesto di Birnbaum, il video con cui nel 1978 profetizza i remix demenziali di YouTube che ripetono la stessa scena all’infinito o le composizioni meta del trend TikTok del corecore, il trend sui trend. Quello che il suo pubblico riconosce da subito, però, è l’efficacia con cui l’artista utilizza il mezzo contro se stesso, limitandosi semplicemente a modificare il montaggio: basta la selezione e la ripetizione di alcune scene per sottolineare i pregiudizi di genere che si riflettono nell’immagine della donna diffusa dalla cultura pop di quegli anni. Come scrive la curatrice Barbara London, «Birnbaum si appropria delle immagini di cinema e televisione con un approccio diverso [rispetto ai suoi contemporanei della “Pictures Generation”, ndr], attenendosi al medium del video e criticandone l’aspetto commerciale con il suo stesso linguaggio».

L’artista non fa altro che selezionare alcune brevi scene di Wonder Woman e ripeterle. Una segretaria gira vorticosamente su se stessa per diventare una supereroina in mutande e reggiseno: poi di nuovo, di nuovo, di nuovo. Non solo la ripetizione ha un effetto comico e inquietante allo stesso tempo, ma permette ad associazioni che altrimenti sarebbero sfuggite di emergere, funzionando come un evidenziatore che sottolinea una frase, ad esempio quando Wonder Woman taglia uno specchio. È solo riguardando la stessa scena varie volte che ci si accorge che la donna sta tagliando il suo riflesso, per la precisione si tagliando la gola. Birnbaum vedeva il personaggio di Wonder Woman come una creazione maschile in un’industria dominata dagli uomini e tramite la manipolazione del video esprime il suo turbamento senza aggiungere elementi estranei o di commento. Da un Ep della Wonderland Band sceglie un brano che forma la colonna sonora della seconda metà dell’opera, con il testo (super sessuale, così come l’interpretazione della cantante) che scorre su uno schermo blu. Birnbaum presenta il suo video in ogni modo possibile: tramite tv via cavo, contrapponendola al vero telefilm, come proiezione video in vari festival di cinema, su uno schermo televisivo nella vetrina di un parrucchiere a SoHo. Qualche anno dopo presenta l’opera durante la “Guerrilla Girl Night” al Palladium, un locale aperto nel 1985 dagli impresari Steve Rubell e Ian Schrager. In quell’occasione due grandi file di monitor vengono calate dal soffitto, dando forma a una potente fusione di arte e spettacolo.

Partendo da questa fondamentale opera e arrivando fino agli esperimenti più recenti, la mostra ripercorre l’evoluzione dell’artista che, nelle parole di London «negli anni Settanta si appropria delle immagini. Negli anni Ottanta le ruba. Negli anni Novanta le campiona». Le opere, però, non sono organizzate in ordine cronologico. La loro coesistenza evidenzia piuttosto gli aspetti fondamentali della ricerca di Birnbaum: il distacco tra il corpo e la sua rappresentazione, l’appropriazione di immagini televisive e musicali per dare vita a dinamiche provocatorie, la critica all’economia della rappresentazione della sessualità e del consumismo. Non si tratta soltanto di video, però, perché Birnbaum è stata anche tra le prime a concepire installazioni che combinano immagini da fonti diverse, integrando elementi tridimensionali come fotografie di grandi dimensioni, elementi scultorei e architettonici.

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