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Perché stiamo ancora parlando dei Måneskin

Da Sanremo hanno continuato a raccogliere il consenso popolare, fino a diventare apprezzatissimi in Europa con la vittoria dell'Eurovision. E ora sono pure sui giornali americani.

di Corinne Corci

ROTTERDAM, 22 maggio 2021: I Maneskin suonano "Zitti e buoni", la canzone vincitrice del 65esimo Eurovision Song Contest (Photo by Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Più che ascoltare Simon Le Bon, dovremmo almeno leggerlo su Twitter durante quelle che il New York Times ha definito “le Olimpiadi surreali delle canzoni”. Appassionato commentatore dell’Eurovision Song Contest da anni, ha condensato in pochi caratteri il segreto che ha portato alla vittoria dei Måneskin a Rotterdam e che a sua volta ha portato a tre le vittorie dell’Italia: «Si adattano perfettamente all’Eurovision», ha scritto. Piacciano o non piacciano, ed Eurovision a parte, in cui se sei italiano è giusto votare anche Ermal Meta, dall’inspiegabile mancata vittoria a X Factor nel 2017 non hanno smesso di conquistare il voto popolare. «Sono la Next Gen Eu», ha detto qualcuno, ma più di tutto sono dei ragazzi (lo cantano anche, «c’ho solo 20 anni»), belli canonicamente e non canonicamente (chi dice che Damiano non lo sia, mente), perfettamente allineati all’Eurovision, bravi anche se probabilmente non ci piacciono e anche se non fanno rock (accettiamolo, è andata così). E soprattutto da oltre tre giorni, in America e in Europa se ne sta ancora parlando.

Su TikTok i video di cani e gatti in odore di obesità sono spariti dai “per te” rimpiazzati da editing con Damiano David provenienti da qualsiasi parte del mondo, dal Belgio dicono: «scopri che Damiano ha una ragazza ma continui a pensare al nome dei vostri futuri figli». Sono nate fanpage in Germania, America, Serbia, Russia, oppure si può leggere: «Ho 99 problemi ma ritrovarmi nello stesso letto con Damiano ne risolverebbe 100», o anche: «Vi prego non rubateci l’unico bono che abbiamo in Italia».

Damiano è ovunque, è su The Cut, sul New York Times, Damiano che bacia quello che assomiglia a Paul Dano, poi con i pantaloni strappati, con il tacco sul tavolo in conferenza stampa, è diventato un meme. Questa mattina era anche sul Guardian (già una settimana fa Ben Beaumont-Thomas descriveva il frontman e il suo gruppo così: «Hanno un suono rock straordinariamente autentico e solido […] il flusso di parole in lingua italiana di Damiano suona cazzuto e sexy. Sono belli come dei modelli e sono tipo un corroborante shot di Jägermaister in una serata a base di prosecco»). A causa delle insinuazioni e dell’accusa di aver fatto uso di cocaina in diretta tv durante la finale del contest – si droga o non si droga? – a un certo punto il caso Damiano si è trasformato in un caso diplomatico, con la richiesta da parte del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, di squalificare il gruppo. Alla fine il test tossicologico ha dato esito negativo, siamo tutti felici che il frontman non abbia pippato ma viene da chiedersi da quando abbiamo smesso di accettare il fatto che storicamente dipendenze e musica potessero intrecciarsi.

Il dibattito sulla loro presunta unicità era iniziato con Sanremo, s’erano indignati anche i rocker meno interessati a quello che capita nel mondo. Com’è la loro musica? Quanto saremmo sembrati sfigati se avessimo detto che “Zitti e buoni” ci piaceva? E loro, sono degli stronzi autentici libertini e libertari o ci si può ravvedere un incontro tra il fuori sede di Tuscolano e la cover band metal dei Nightwish all’Oktoberfest? Il punto è che qualsiasi sia la risposta, l’esposizione ricevuta dai Måneskin all’Eurovision 2021, che li ha trasformati da gruppo odiato a Sanremo a gruppo apprezzato in Europa, ci offre l’occasione per vederli attraverso lo sguardo dell’estero, dove non solo ne hanno lodato la musica, come Nme, ma anche lo stile by Etro. Più che un fenomeno musicale sono un fenomeno popolare: per questo odiare i Måneskin non ha senso.