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In Corea del Sud è stata approvata una legge che vieta l’uso dello smartphone a scuola a tutti gli studenti

È una delle più restrittive del mondo ed è stata approvata dal Parlamento con una larga maggioranza bipartisan.

28 Agosto 2025

La lista di iniziative politiche e/o legislative atte a prevenire o curare la dipendenza dallo smartphone – la più grande dipendenza del secolo, l’abbiamo definita – è ormai abbastanza lunga. L’ultima ad aggiungersi a questa lista è la Corea del Sud, che ha appena approvato una legge che vieta l’uso dello smartphone, e di qualsiasi altro dispositivo, in classe agli studenti di ogni età e grado. La legge entrerà in vigore a marzo del 2026, ed è stata approvata con i voti sia della maggioranza che dell’opposizione parlamentare (115 i voti favorevoli, sui 163 presenti al momento del voto).

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La legge vieta l’utilizzo dello smartphone durante le ore di lezione, ma dà anche la possibilità a maestri e professori di impedire agli studenti di usarlo all’interno dell’edificio scolastico, anche in momenti in cui gli studenti non sono in classe né a lezione. Sono state previste delle eccezioni, ovviamente, per gli studenti affetti da disabilità o con necessità particolari: a loro sarà concesso l’utilizzo dei dispositivi (tablet, in particolare) ma solo a scopo didattico o durante un’emergenza.

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Sulla questione, il dibattito in Corea del Sud è identico a quello in corso in altri Paesi che hanno imposto limitazioni e divieti simili (in Francia, per esempio, o in Australia, in attesa di una legge europea che si prevede molto severa). Una parte dell’opinione pubblica, e un certo numero di associazioni di docenti e genitori, sostiene che gli smartphone provocano danni: nel migliore dei casi distraggono, complicano o addirittura impediscono la didattica, nei peggiori espongono i ragazzi a contenuti pericolosi. Un’altra parte dell’opinione pubblica, invece, soprattutto la parte più giovane, sostiene che è vero, l’abuso di dispositivi porta a una vera e propria forma di dipendenza in alcuni casi estremi, ma che i divieti non possono essere la soluzione.

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