Etsy Witches, witchtok, gli antri su Instagram e le fattucchiere di Facebook. Per quanto maldestre e talvolta in malafede, le streghe online ci dicono come sta cambiando il nostro rapporto con internet e con la realtà.
Ci sono persone che non si possono iscrivere a niente su internet perché di cognome fanno Null
“When Your Last Name Is Null, Nothing Works” è il titolo di un divertente articolo del Wall Street Journal che racconta le vicessitudini di varie persone alle prese con il cognome “Null”. Nontra Null, ad esempio, si è trovata intrappolata in un incubo burocratico quando ha richiesto un visto per partecipare al matrimonio di un’amica in India. Il sistema del consolato indiano si è semplicemente rifiutato di elaborare la sua domanda, riconoscendo “Null” come un campo vuoto anziché un vero cognome. Per evitare questo tipo di problemi, la donna è spesso costretta a utilizzare il cognome da nubile, Yantaprasert.
La radice del problema risale agli anni ’60, quando l’informatico britannico Tony Hoare introdusse “null” come concetto di programmazione per indicare l’assenza di dati e quindi un valore mancante o non valido. Sebbene apparentemente utile, l’implementazione ha portato a innumerevoli vulnerabilità ed errori software, tanto che lo stesso Hoare in seguito lo ha definito il suo “errore da un miliardo di dollari”. Il termine è ancora ampiamente utilizzato in linguaggi di programmazione come Java e C#, il che significa che è improbabile che il problema scompaia presto.
Il Wall Street Journal ha riportato anche il caso di Jan Null, un meteorologo che incontra regolarmente dei problemi quando prenota hotel online.Ma l’esempio più divertente è quello che riguarda un certo Joseph Tartaro, un revisore della sicurezza informatica che ha pensato bene di usare “NULL” come targa: poiché i database di controllo spesso usano “null” come segnaposto per le informazioni mancanti, Tartaro si è presto trovato inondato di multe stradali destinate ad auto con targhe non registrate.
    
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  Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.