05:55 sabato 21 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
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La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

I 40 anni del codice a barre

26 Giugno 2014

26 giugno 1974, ore 8:01, un supermercato Marsh in quel di Troy, Ohio. Un cassiere passa un prodotto davanti a una piccola macchina luminosa, si sente un bip: 67 centesimi di dollaro per un pacchetto di gomme da masticare “Wrigley’s Juicy Fruit”. Esattamente quarant’anni fa negli Usa il codice a barre veniva utilizzato per la prima volta a uso commerciale.

Tutto iniziò molti anni prima, nel 1949, quando Joe Woodland – ex membro del Manhattan Project – ebbe la prima idea di questo nuovo sistema di gestione e vendita dei prodotti. Cominciò a lavorarci con il suo collega Bernard Silver, che aveva sentito il presidente di una catena di negozi locali lamentarsi della gestione dei prodotti e auspicare un metodo più veloce per il checking della merce. Insieme i due inventarono il codice a barre, che brevettarono nel 1952 sulla base dell’intuizione di Woodland di ispirarsi al codice morse.

Il brevetto originale del codice a barre, 1952

Negli anni ’70 la società di consulenza McKinsey & Co. in collaborazione con la UGPCC (Uniform Grocery Product Code Council) cominciarono a lavorare a un formato universale di codici per i prodotti da applicare all’invenzione. Arrivarono proposte da Singer, National Cash Register, Litton Industries, RCA, Pitney-Bowes e IBM; fu proprio quella di quest’ultima a essere accolta, progettata da George Laurer. Era il 1973 e, appena un anno dopo, la creazione sarebbe stata pronta a invadere il mondo, diventando onnipresente in ogni confezione e scatola del nostro mondo.

Attualmente il box di gomme Wrigley’s di quella mattina del 1974 è conservato al museo Smithsonian di Washington.

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