Hype ↓
19:52 martedì 27 maggio 2025
Si è scoperto che la Cia usava un sito di Star Wars per comunicare con le sue spie Starwarsweb.net ora non esiste più, ma per tanti anni è stato la casa di nerd di Guerre Stellari e agenti segreti americani.
Klarna sta andando malissimo perché nessuno finisce di pagare le rate Cento milioni di dollari di perdite nel primo trimestre del 2025, tutto per colpa di utenti che rateizzano e poi scappano.
Da otto anni Netflix si rifiuta di distribuire un biopic di Gore Vidal perché il protagonista è Kevin Spacey Una decisione che è fin qui è costata cara alla piattaforma, che ha già perso 40 milioni di dollari per questo film.
La Palma d’oro vinta da Jafar Panahi sta facendo litigare la Francia e l’Iran La Repubblica islamica non ha gradito un commento sul film fatto dal ministro degli Esteri francese: ne è nata una crisi diplomatica.
Nouvelle Vague, il film di Richard Linklater su Godard, verrà distribuito da Netflix È stato presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, dove ha suscitato l'entusiasmo anche di Quentin Tarantino.
Dopo aver smentito il fatto di aver tirato cocaina con Merz e Starmer, Macron è stato costretto a smentire anche il fatto di essere stato picchiato dalla moglie Costretto dalle assurde teorie che stanno circolando sui social, ovviamente.
Duemila funzionari dell’Unione europea hanno firmato una lettera in cui accusano l’Ue di non aver fatto niente per Gaza I firmatari invitano anche gli Stati membri a interrompere immediatamente qualsiasi rapporto con Israele.
Dei ricercatori hanno scoperto che è anche grazie alla cacca dei pinguini che in Antartide nascono le nuvole O meglio, grazie anche a questo e a una complicata reazione chimica.

Tutte le strade di Bill Cunningham

È morto a 87 anni il fotografo che ha raccontato per cinque coloratissimi decenni l’evoluzione dello stile a New York.

27 Giugno 2016

Bill Cunningham, storico foto-reporter del New York Times, si è spento sabato sera all’età di 87 anni, dopo essere stato ricoverato a causa di un infarto il giorno precedente. Se ne va un interprete eccezionale, pioniere della street photography, che ha raccontato per immagini l’evoluzione dello stile per le strade di New York, l’occhio attento e discreto che per quasi cinquant’anni ha scrutato e immortalato la sua città elettiva e i suoi passanti. Un occhio attratto più dai vestiti che da chi li indossava, celebrity comprese: «La differenza per me sta nel fatto che non vedo la gente che fotografo. Tutto quello che vedo sono i vestiti. Mi interessano le persone che stanno bene, cerco quelli che risaltano nella mischia», ha scritto di se stesso in un profilo sul Times del 2002.

Come quella volta che un cappotto, e il modo in cui ricadeva sulla spalla della sua proprietaria, aveva catturato la sua attenzione: erano i primi anni Settanta e Cunningham aveva iniziato a fotografare quasi ossessivamente dal 1966, quando il fotografo David Montgomery, che aveva conosciuto mentre lavorava per il Chicago Tribune, gli aveva regalato una macchina fotografica, una piccola Olympus Pen-D che non costava più di trentacinque dollari, invitandolo a esercitarsi. Dopo aver scattato la foto alla signora, si era accorto che le persone si voltavano per guardarla mentre attraversavano la strada: che tutti avessero notato quel meraviglioso dettaglio della spalla? No, quella signora era semplicemente Greta Garbo. Quando l’editor del Daily News Arthur Gelb vide la fotografia, gli chiese se aveva altri lavori di quel tipo. Fu allora che Cunningham tirò fuori tutti i newyorkesi che il suo obiettivo aveva collezionato nel tempo, fra i quali spuntavano anche il produttore cinematografico e filantropo Cornelius Vanderbilt Whitney, il re e la regina di Spagna, «uno dei Kennedy con un cappotto di pelliccia», Farrah Fawcett.

I volti conosciuti, però, continuavano a interessarlo di sfuggita, solo nella misura in cui qualcosa del loro look riuscisse a risaltare anche in una strada affollata, perché è lì che le cose migliori succedono. Solo per le strade di una città puoi renderti conto di come le persone si appropriano di quello che gli stilisti propongono in passerella, solo lì puoi vedere cosa di un disegno o di un modello diventa realtà, ed è per questi motivi che il timido Bill, giacca utilitaria blu elettrico e scarpe da ginnastica nere, era sempre lì, fra la Fitfth Avenue e la 57esima, con la sua piccola macchina fotografica appesa al collo. Come nota Véronique Hyland sul New York, Bill aveva il fiuto anche per quello che in passerella ci sarebbe finito dopo esser passato sui pendolari frettolosi nelle fredde mattine metropolitane: i cappotti portati sopra le sneakers, per esempio, oppure la shopping bag del MoMA, che si riceve in regalo solo quando si compra il catalogo di una mostra, e così via, dagli uomini d’affari in skate negli anni Ottanta durante gli scioperi dei mezzi pubblici alle giacche militari sovietiche e le T-Shirt indossate sotto gli abiti con le spalline sottili dell’epoca grunge.

L’aspetto interessante della fotografia di Bill Cunningham sta proprio nella precisione di quell’osservazione certosina, che riesce a isolare il particolare nello scorrere incessante della routine degli spazi urbani e a diventare perciò quasi uno studio antropologico. «Non c’è nulla di nuovo in quest’idea, le persone hanno sempre fotografato le strade sin da quando la camera è stata inventata. Lo facevano già alle corse dei cavalli all’inizio del Ventesimo secolo», ricorda lui. Come Vivian Maier, misteriosa bambinaia capace di catturare di nascosto volti di donne, uomini e bambini che non avrebbero sfigurato sulla copertina di Vogue, Cunningham si lascia affascinare da quello che le persone indossano nella vita di tutti i giorni, in un’estenuante e continua ricerca di bellezza.

Marc Jacobs Collection - Front Row - Fall 2013

Arrivato diciannovenne a New York nel 1948, dopo un semestre passato a Harvard – «Non faceva per me» – Bill ci mette un po’ a trovare il mezzo migliore attraverso il quale veicolare la sua passione per le donne ben vestite e i loro cappelli, gli stessi che attiravano la sua attenzione quando di domenica andava in chiesa da piccolo. Disegnerà cappelli per le ricche clienti della boutique di abiti su misura Chez Ninon e lì avrà la sua prima folgorazione con l’élite newyorkese e il suo gusto, pur ignorando il più delle volte il nome delle signore alle quali metteva in testa le sue creazioni. Per mantenersi farà più lavori e, dopo la chiusura del suo mini atelier e l’esperienza nella guerra di Corea, proverà a scrivere di moda.

Quando John Fairchild di Women’s Wear Daily gli bocciò un pezzo nel quale indicava Courrèges come il vero rivoluzionario della moda di quel periodo, dicendogli che il nome su cui puntare era invece quello di Yves Saint Laurent, Cunningham va a lavorare per Eleanor Nangle e il Chicago Tribune, dove l’incontro con Montgomery di cui sopra e quella piccola Olympus daranno il via alla sua carriera. Le prime foto della sua fortunata e longeva rubrica per il Times risalgono all’inizio degli anni Settanta e non sono che una piccola parte del suo lavoro, che negli anni è stato celebrato da diverse retrospettive e documentari.

«La maggior parte delle mie fotografie non viene pubblicata. Io cerco di documentare le cose che credo siano importanti. Sono stato al Pride sin dalle sue prime edizioni, ad esempio, era qualcosa che non avevamo mai visto (…) Faccio quello che faccio per me stesso, davvero». Robin Givhan sul Washington Post ne ha elogiato lo stile sobrio e l’etica giornalistica impeccabile, valore che oggi sembra essersi diluito fra sponsorizzazioni editoriali e parate di finto street style fuori dalle sfilate, ricordandoci come d’ora in poi la fashion week sarà un po’ più triste senza quella giacca blu curva su un paio di scarpe che solo lui poteva aver notato.

Fotografie Getty Images. 
Articoli Suggeriti
La Palma d’oro vinta da Jafar Panahi sta facendo litigare la Francia e l’Iran

La Repubblica islamica non ha gradito un commento sul film fatto dal ministro degli Esteri francese: ne è nata una crisi diplomatica.

Nouvelle Vague, il film di Richard Linklater su Godard, verrà distribuito da Netflix

È stato presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, dove ha suscitato l'entusiasmo anche di Quentin Tarantino.

Leggi anche ↓
La Palma d’oro vinta da Jafar Panahi sta facendo litigare la Francia e l’Iran

La Repubblica islamica non ha gradito un commento sul film fatto dal ministro degli Esteri francese: ne è nata una crisi diplomatica.

Nouvelle Vague, il film di Richard Linklater su Godard, verrà distribuito da Netflix

È stato presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, dove ha suscitato l'entusiasmo anche di Quentin Tarantino.

Il viaggio di Chiara Barzini nei sogni prosciugati dell’impero americano

Il libro L'ultima acqua è un road trip nella California senza più acqua, ma anche nelle illusioni di prosperità finite. Forse per sempre.

Jafar Panahi, il regista clandestino

Con la Palma d’Oro a It was Just an Accident diventa il secondo regista, dopo Michelangelo Antonioni, a vincere tutti i grandi festival europei. Un traguardo incredibile, soprattutto per un uomo che da 30 anni sopravvive a censura, repressioni, incarcerazioni.

È morto il fotografo brasiliano Sebastião Salgado

Con le sue grandi fotografie in bianco e nero ha sempre sollevato importanti questioni etiche, politiche e ambientali.

Correzione automatica, un corso di sopravvivenza tenuto da Etgar Keret

Abbiamo incontrato lo scrittore al Salone del libro di Torino, dove ha presentato la sua nuova raccolta di racconti, Correzione automatica. Ci ha parlato di leva militare, viaggi nel tempo, Israele e Palestina.