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17:56 lunedì 3 novembre 2025
Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene perché gli va Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.
La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Dopo il caso degli accoltellamenti sul treno, in Inghilterra vorrebbero installare nelle stazioni i metal detector come negli aeroporti Ma la ministra dei Trasporti Heidi Alexander ha già fatto sapere che la cosa renderà «un inferno» la vita dei passeggeri.
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.

C’è una crisi dello champagne ed è colpa della geopolitica

24 Luglio 2024

Forse intorno a voi vedete enoteche indipendenti che spuntano come funghi dopo una pioggia autunnale, ma non è indice dello stato di salute del mercato globale del vino. Il quale, per inciso, sta malissimo. Chiaramente non parliamo dei produttori artigianali dello Jura o del Carso che ci piace tanto degustare, ma di un’industria enorme, fatta di aziende da centinaia di migliaia di bottiglie prodotte ogni anno, e soprattutto globale. C’è un segmento del vino che sta male in particolare, perché legato a questioni anche politiche, e non solo degustative: parliamo dello champagne.

C’è un grosso problema di overstock, ovvero di scorte che non riescono a essere vendute. La domanda è calata del 15 per cento nei primi 6 mesi del 2024, ha detto il Comité Champagne, attestandosi su un venduto totale di circa 107 milioni di bottiglie. Al mondo non piace più la bollicina più pregiata? Non è proprio così, e non dobbiamo essere così eurocentrici per spiegarlo: c’entrano molto le “trade war” tra Unione Europea e Cina, iniziate con i veicoli a motore elettrico, ed evidentemente arrivate al vino. La Cina ha imposto sempre più sanzioni sui beni di lusso importati dall’Europa, e tra questi, oltre a borsette e orologi, c’è proprio lo champagne.

Per evitare quindi un problema di stoccaggio (e conservazione) che potrebbe peggiorare sempre di più in futuro, il Comité ha deciso che la prossima vendemmia (a cui mancano solo poche settimane) sarà più magra del solito: il livello massimo di resa per l’uva raccolta è stata quindi fissata a 10 mila chilogrammi per ettaro, contro gli 11.400 del 2023. Si punta quindi a imbottigliare meno, concretamente: circa 285 milioni di bottiglie, contro i 300 milioni che erano state prodotte nel 2023. Quando parliamo di resa, parliamo di ciò che è commercializzabile: è possibile, però, che i produttori si trovino più vino di quei 10 mila kg/ha. Che fare, quindi? Una soluzione è conservarla per tramutarla in riserva, da usare in futuro in caso di annate particolarmente negative. È infatti comune, nella produzione di champagne, utilizzare diversi “vintage” dagli anni precedenti.

Scenario comunque da considerare, perché se da un lato si vende e si esporta sempre meno, dall’altro il clima sta rendendo sempre più difficile la coltivazione e la raccolta. Il limite di 10.000 chilogrammi per ettaro serve allora anche a tenere alta la qualità del vino: gli eventi idrici sempre più estremi espongono le piante a sofferenze particolari, oscillanti tra muffe e gelate e siccità. Si parla spesso di quanto si sposteranno le regioni del vino, in seguito al cambiamento climatico indotto dall’azione umana: per ora non sensibilmente e non in massa, ma ricordiamoci, da oggi, di tenere in conto anche i problemi geopolitici, per goderci meglio il privilegio di quelle note agrumate al naso.

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