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Migliaia di spie nordcoreane hanno tentato di farsi assumere da Amazon usando falsi profili LinkedIn 1800 candidature molto sospette che Amazon ha respinto. L'obiettivo era farsi pagare da un'azienda americana per finanziare il regime nordcoreano.
È morto Vince Zampella, l’uomo che con Call of Duty ha contribuito a fare dei videogiochi un’industria multimiliardaria Figura chiave del videogioco moderno, ha reso gli sparatutto mainstream, fondando un franchise da 400 milioni di copie vendute e 15 miliardi di incassi.
A Londra è comparsa una nuova opera di Banksy che parla di crisi abitativa e giovani senzatetto In realtà le opere sono due, quasi identiche, ma solo una è stata già rivendicata dall'artista con un post su Instagram.
Gli scatti d’ira di Nick Reiner erano stati raccontati già 20 anni fa in un manuale di yoga scritto dall’istruttrice personale d Rob e Michele Reiner Si intitola A Chair in the Air e racconta episodi di violenza realmente accaduti nella casa dei Reiner quando Nick era un bambino.
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A causa della crescita dell’industria del benessere, l’incenso sta diventando un bene sempre più raro e costoso La domanda è troppa e gli alberi che producono la resina da incenso non bastano. Di questo passo, tra 20 anni la produzione mondiale si dimezzerà.
È appena uscito il primo trailer di The Odyssey di Nolan ed è già iniziato il litigio sulla fedeltà all’Odissea di Omero Il film uscirà il 16 luglio 2026, fino a quel giorno, siamo sicuri, il litigio sulle libertà creative che Nolan si è preso continueranno.

La situazione in Catalogna sta sfuggendo di mano

Come la Spagna si è ritrovata in una crisi, che ora non sa come gestire: il referendum è illegale, ma si può davvero impedirlo?

di Studio
13 Settembre 2017

La definizione più calzante l’ha data Javier Solana, il politico spagnolo di lungo corso, che è stato ministro degli Esteri nel governo socialista di Felipe González e poi alto rappresentante per la politica estera europea: la situazione in Catalogna, ha detto Solana, è «diventata fuori controllo». La questione, per farla breve, è questa: il referendum per l’indipendenza catalana, che dovrebbe tenersi il primo ottobre, è stato dichiarato illegale dalla Corte costituzionale; però il parlamento catalano, dove dominano gli indipendentisti, è determinato a portarlo avanti; intanto il governo centrale di Madrid sembra determinato a impedire che la votazione si svolga. Se ci riuscirà, e a quale prezzo, resta tutto da vedere. Ieri, come riporta El Paìs, il primo ministro Mariano Rajoy ha ribadito che «il referendum è palesemente illegale» e ha invitato i catalani a non partecipare.

Come siamo arrivati a questo punto? Come qualcuno ricorderà, non è la prima volta che si tiene un referendum sullo status della Catalogna: tra il 2009 e il 2011 ci sono stati vari “referendum informali”, organizzati su base cittadina da varie forze separatiste, mentre nel 2013 il governo catalano aveva annunciato un referendum non-vincolante, che poi si è svolto nel 2014 (ha stravinto l’indipendenza, ma con un’affluenza bassa, inferiore al 40 per cento degli avanti diritto) e che è stato dichiarato nullo dalla Corte costituzionale. Il governo catalano ci ha riprovato quest’anno, annunciando un nuovo referendum lo scorso giugno: a questo giro, però, il voto dovrebbe essere vincolante, almeno nelle loro intenzioni.

Barcellona

Se il referendum si fa, il rischio è doppio. Primo, il governo dimostrerebbe di non essere in grado di fare rispettare la legge, e dunque di non avere alcuna credibilità e autorità. Poi, se dovesse vincere l’indipendenza, magari con una buona affluenza, che si fa? Certo, da un punto di vista giuridico e costituzionale la sentenza della Corte invaliderebbe automaticamente qualsiasi risultato. Però, da un punto di vista politico, passerebbe un messaggio difficile da fare digerire: il popolo s’è espresso, ma non conta. L’alternativa è fare di tutto affinché il referendum non si svolga, ma anche questo comporterebbe un prezzo da pagare. Mercoledì l’ufficio del procuratore generale dello Stato ha annunciato che sono ufficialmente indagati i sindaci che sostengono il referendum (precedentemente, il procuratore generale aveva ordinato il sequestro delle schede elettorali): una misura drastica che può avere il sapore della repressione e che rischia di rendere la situazione ancora più tesa.

Nelle sue ultime dichiarazioni, Rajoy ha tentato di coniugare queste due esigenze diverse, da un lato la necessità di fare rispettare la legge e la costituzione, e dall’altro il rispetto della volontà popolare, spiegando: «Se la legge smette di essere rispettata, ciò significa che la volontà della maggioranza dei cittadini è assolutamente inutile, perché ognuno potrebbe fare quello che ritiene opportuno e conveniente». E tutto è ulteriormente complicato dal fatto che di questi tempi la politica spagnola è già abbastanza volatile di per sé: tra il 2015 e il 2016, il Paese è rimasto 314 giorni senza un governo e attualmente il conservatore Rajoy guida un governo di minoranza.

(Immagini Getty)
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