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È morto Björn Andrésen, «il ragazzo più bello del mondo» diventato famoso per Morte a Venezia L’attore svedese aveva settant’anni e per tutta la vita ha lottato con la difficile eredità del film di Luchino Visconti.
I ladri del Louvre sono stati catturati anche perché hanno lasciato indietro un sacco di indizi tra cui guanti, un casco, una fiamma ossidrica e un walkie-talkie Un sospettato è stato fermato all'aeroporto Charles de Gaulle mentre tentava di partire per l'Algeria, l'altro mentre si preparava a partire per il Mali.
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.

La situazione in Catalogna sta sfuggendo di mano

Come la Spagna si è ritrovata in una crisi, che ora non sa come gestire: il referendum è illegale, ma si può davvero impedirlo?

di Studio
13 Settembre 2017

La definizione più calzante l’ha data Javier Solana, il politico spagnolo di lungo corso, che è stato ministro degli Esteri nel governo socialista di Felipe González e poi alto rappresentante per la politica estera europea: la situazione in Catalogna, ha detto Solana, è «diventata fuori controllo». La questione, per farla breve, è questa: il referendum per l’indipendenza catalana, che dovrebbe tenersi il primo ottobre, è stato dichiarato illegale dalla Corte costituzionale; però il parlamento catalano, dove dominano gli indipendentisti, è determinato a portarlo avanti; intanto il governo centrale di Madrid sembra determinato a impedire che la votazione si svolga. Se ci riuscirà, e a quale prezzo, resta tutto da vedere. Ieri, come riporta El Paìs, il primo ministro Mariano Rajoy ha ribadito che «il referendum è palesemente illegale» e ha invitato i catalani a non partecipare.

Come siamo arrivati a questo punto? Come qualcuno ricorderà, non è la prima volta che si tiene un referendum sullo status della Catalogna: tra il 2009 e il 2011 ci sono stati vari “referendum informali”, organizzati su base cittadina da varie forze separatiste, mentre nel 2013 il governo catalano aveva annunciato un referendum non-vincolante, che poi si è svolto nel 2014 (ha stravinto l’indipendenza, ma con un’affluenza bassa, inferiore al 40 per cento degli avanti diritto) e che è stato dichiarato nullo dalla Corte costituzionale. Il governo catalano ci ha riprovato quest’anno, annunciando un nuovo referendum lo scorso giugno: a questo giro, però, il voto dovrebbe essere vincolante, almeno nelle loro intenzioni.

Barcellona

Se il referendum si fa, il rischio è doppio. Primo, il governo dimostrerebbe di non essere in grado di fare rispettare la legge, e dunque di non avere alcuna credibilità e autorità. Poi, se dovesse vincere l’indipendenza, magari con una buona affluenza, che si fa? Certo, da un punto di vista giuridico e costituzionale la sentenza della Corte invaliderebbe automaticamente qualsiasi risultato. Però, da un punto di vista politico, passerebbe un messaggio difficile da fare digerire: il popolo s’è espresso, ma non conta. L’alternativa è fare di tutto affinché il referendum non si svolga, ma anche questo comporterebbe un prezzo da pagare. Mercoledì l’ufficio del procuratore generale dello Stato ha annunciato che sono ufficialmente indagati i sindaci che sostengono il referendum (precedentemente, il procuratore generale aveva ordinato il sequestro delle schede elettorali): una misura drastica che può avere il sapore della repressione e che rischia di rendere la situazione ancora più tesa.

Nelle sue ultime dichiarazioni, Rajoy ha tentato di coniugare queste due esigenze diverse, da un lato la necessità di fare rispettare la legge e la costituzione, e dall’altro il rispetto della volontà popolare, spiegando: «Se la legge smette di essere rispettata, ciò significa che la volontà della maggioranza dei cittadini è assolutamente inutile, perché ognuno potrebbe fare quello che ritiene opportuno e conveniente». E tutto è ulteriormente complicato dal fatto che di questi tempi la politica spagnola è già abbastanza volatile di per sé: tra il 2015 e il 2016, il Paese è rimasto 314 giorni senza un governo e attualmente il conservatore Rajoy guida un governo di minoranza.

(Immagini Getty)
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