Cultura | Letteratura

Una donna ha scoperto di essere la persona su cui si basa il famoso racconto “Cat Person”

Alexis Nowacki ha raccontato in un bellissimo articolo su Slate che la sua relazione con un uomo più grande ha ispirato Kristen Roupenian nella storia virale apparsa nel 2017 sul New Yorker.

di Francesca Faccani

Kristen Roupenian, l'autrice di "Cat Person"

È naturale cercare noi stessi in ogni storia che leggiamo. Nelle risposte di un personaggio, nel modo di tamburellare le dita di un altro, abbiamo vissuto una storia d’amore simile quell’estate di qualche anno fa, ricordi? Le storie che funzionano sono quelle in cui tutti possono ritrovarsi. Per questo “Cat Person”, il racconto di Kristen Roupenian per il New Yorker è il più cliccato nella storia della rivista: dietro alla pretesa di narrare un episodio che sembrava personale, tantissime ragazze hanno finito per riconoscersi. Tra i vari “Ma questa sono io”, “Abbiamo tutte avuto un Robert nella nostra vita”, c’è invece una ragazza che ha scoperto di essere lei la protagonista del racconto, ma veramente lei. Si chiama Alexis Nowicki e ha raccontato la sua storia in un longform su Slate, rintracciando gli stranissimi parallelismi tra la sua relazione con Charles e il rapporto di Margot e Robert, i protagonisti del racconto.

Nel caso in cui non abbiate letto la storia quando è stata pubblicata, o nella raccolta, intitolata appunto Cat Person, tradotta poi in Italia da Stile Libero, tutto inizia con un banalissimo appuntamento tra due persone con una notevole differenza di età (ma neanche così assurda): la studentessa Margot e Robert. Dopo aver passato settimane a chattare, decidono di vedersi per un appuntamento, che va prima bene, poi male, c’è tenerezza e subito dopo disagio, non si capisce. Alla fine Margot si trova nel letto di Robert e ci fa sesso, nonostante sia disgustata da lui e il sesso si riveli bruttissimo. Una volta finito, si fa portare a casa, e smette di rispondere ai messaggi che lui le manda, ignaro di aver fatto qualcosa di sbagliato. Convinta da un’amica, decide di scrivergli che non è interessata a continuare e Robert, ubriaco e deluso, le scrive messaggi  infuriati. Fine.

Nel 2017 Alexis Nowicki lesse “Cat Person” perché gli amici, che conoscevano la sua storia, glielo mandarono chiedendole se lo avesse per caso scritto sotto pseudonimo. Lei si riconobbe subito. Quella era la sua storia con Charles. C’erano, è vero, delle scene che non aveva mai vissuto, ma certi dettagli come il lavoro che faceva, la città, l’aspetto dell’uomo, addirittura la sua casa e il suo tatuaggio sulla spalla sinistra erano identici. «Era una coincidenza assurda o in qualche modo Roupenian, una persona che non ho mai incontrato, mi conosceva?», si chiede nell’articolo.

Nowicki riassume la relazione che ha avuto quando studiava all’università del Michigan. Lei e Charles si incontrarono nel ristorante di un centro commerciale, lo stesso luogo del racconto del New Yorker, dove parlarono di cambiamento climatico e si scambiarono l i numeri di telefono. Alla loro prima uscita andarono a vedere Il grande Gatsby al cinema e in macchina ascoltarono i Beach House. Si innamoraronono. Lei gli chiese l’età e, quando lui le rispose esitando “33”, lei, che ne aveva 18, pensò: «Mi sento emancipata per come sono riuscita ad attrarre un uomo adulto». I due si trasferirono all’università, lui come ricercatore di laboratorio e lei studentessa e si frequentarono per davvero, adottarono due gatti insieme, si dissero che si amavano. Poi si lasciaronono, lei si laureò e si trasferì a New York.

Intervistata, Roupenian ha sempre detto che “Cat Person” è tratto lontanamente da un’esperienza che ha avuto con un uomo conosciuto online: «Non è autobiografico, ma alcuni dettagli li ho presi dalla vita». Una buona metà del racconto è occupata dalla famosa scena di sesso, che però Nowicki dice essere l’unica scena a non aver vissuto durante la sua relazione con Charles. Eppure quando lei gli inviò la storia, anche lui era molto sorpreso. Facendo un po’ di ricerche, scoprì che Roupenian frequentava la sua stessa università in quello stesso periodo e avanzò l’ipotesi che la sua storia girasse per il campus, e che lei ne trasse ispirazione, anche se ancora non si spiegava come potesse aver indovinato alcuni particolari così specifici.

Poco dopo aver iniziato le ricerche, Nowicki venne a sapere della morte improvvisa di Charles dalla madre di lui, che le mandò un messaggio privato su Instagram. Fu proprio in quei giorni, parlando di Charles con un amico comune, che scoprì che era tutto vero. Allora Nowicki scrisse a  Roupenian una mail per chiederle spiegazioni, e la scrittrice confermò di essere uscita per un appuntamento con Charles e che aveva scoperto della loro storia tramite i social media – facendo quello che sappiamo fare bene, spiare la ex del nuovo ragazzo – ricostruendo tutto, e anche un po’ inventando. Nel frattempo era arrivato tutto sul New Yorker, la sua relazione, i luoghi che frequentavano insieme, i loro gatti, e un punto di vista su quel rapporto che Nowacki si chiede se non fosse in realtà più lucido del suo: non le pareva che Charles si fosse mai comportato male con lei, ma forse era lei «troppo giovane e ingenua» per accorgersene, come avvertiva invece il narratore di “Cat Person”?

“Cat Person” è considerato fiction, eppure i lettori ci hanno perlopiù letto un’aderenza autobiografica con la vita di Roupenian, oltre che con la loro. Come spiega Nowicki nel suo longform, succede che i lettori diano per scontato che la narrativa di fiction di un’autrice donna sia in realtà autobiografica perché per secoli è stato così, ma bisogna imparare a separare le due cose. Di prendere esempio da lei, che conserva un’immagine di Charles che non combacia per nulla con quella di Robert.